La ferita

Serie: Forse una storia


E’ la fine della primavera, una bella mattina fresca, quando dalla solita stradina un rumore come di acqua sui sassi annuncia l’arrivo del furgone. Stavolta il cassone è completamente pieno di materiale, e gli operai nella cabina sono tre. Senza curarsi minimamente del cartello caduto, iniziano a scavare altre buche. Piantano altri pali, alti come loro, su cui poi tendono una rete di plastica arancione. Lavorano tutto il giorno. La mattina dopo tornano. Dopo meno di una settimana hanno recintato tutto il bosco, e installato anche un cancello metallico con tanto di lucchetto. Poi staccano il pannello che prima era inchiodato ai due pali e lo fissano al cancello.

La rete si coordina velocemente, ma topi e talpe riescono solo a far cadere una sezione del recinto prima che venga installato il cancello. La recinzione viene prontamente riparata, e si cristallizza la consapevolezza che la ferita è aperta e chi l’ha inferta tornerà di nuovo. La notte seguente alla chiusura del cancello la paura sale come una marea nera e spessa, cambia gli odori, persino la spazzatura in putrefazione non ha più lo stesso odore, anche i batteri emettono composti nuovi. La rete vede il bosco imprigionato – i convolvoli salgono velocemente su quella cosa arancione, i rovi la nascondono, ma la rete sa che è sempre là. A questo punto accade ancora qualcosa: la rete grida.

La rete grida aiuto in tutte le lingue che conosce, le lingue del fango, delle foglie marce, dei fiori di sambuco. Grida silenziosamente, per tutta la notte.

Suuf è sdraiata sul suo sudicio materasso, cercando l’oblio nel sonno, e in qualche pastiglia. Improvvisamente, sogna. Non le succede mai. Un volo di moscerini, uno scroscio di pioggia, un fruscio di foglie, la investe, la invade. E’ alta nel cielo, e vede forme indistinte in basso. Poi sente, distintamente, la voce di sua madre… che grida disperata: “ Wóoy!”

Serie: Forse una storia


Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Ciao Nicoletta, ha già fatto presa nel mio sangue. Le tue descrizioni mi fanno sentire ogni sensazione pur primordiale, le grida silenziose della natura e dell’umanità che si è persa. La tua serie è un lampo inatteso.

  2. Ed ecco il grido che chiama a sé Suuf… un richiamo disperato nel tentativo di liberarsi da una crudele prigionia, la natura che entra nelle sue sensazioni, la pervade e la attira.. tutto condito da pura poesia simbolica, frammenti che non annoiano mai… brava davvero!

  3. Sono linguaggi fatti di simboli di significanti in significati. La frattura tra cielo e terra, la terra nuda e sporca, la frammentazione sensoriale ora acuita, i sensi esplodono e la terra silenzia