La filiale

Michelozzo e Gabrieletto stavano seguendo con la consueta difficoltà di apprendimento il noiosissimo corso di aggiornamento nazionale on-line del lunedì mattina quando ricevettero la drammatica notizia che, a breve, la loro filiale avrebbe ricevuto la visita dell’Iper Direttore Astrale, nonché legale rappresentante e socio di maggioranza della Banca Captivia Ad Bestiam s.r.l., Dott. Feroce Facocero.

Feroce Facocero era il brillantissimo rampollo di una ricchissima famiglia di industriali. Laureatosi a dodici anni in tuttologia, a sedici anni aveva assunto, grazie a tresche e tradimenti intestini, il controllo del pacchetto azionario di famiglia, autoproclamandosi all’età di diciassette pater familias ad honorem, e riuscendo, con trame misteriose, a degradare suo padre a ruolo di figlio illegittimo. Annoiato, aveva creato un ulteriore business nei settori delle armi e della pornografia, implementando con il controllo di macroaree della droga e della prostituzione. Infine aveva rilevato la banca nei cui ranghi i due nostri inetti erano entrati.

Michelozzo e Gabrieletto erano due sventurati manfruiti che prestavano servizio come addetti alla sicurezza in un night club cittadino.

Una sera vennero avvicinati casualmente dal capo area regionale della Captivia Ad Bestiam, tale Dott. Tenebra Nelcuore, il quale consigliò ai due derelitti di presentare la propria autocandidatura per l’assunzione nella banca, indicando la minuscola filiale di Lucchio sul Favaro come preferenza; al resto avrebbe pensato lui.

Nessuno, li rassicurò Tenebra Nelcuore, conosceva l’esistenza di quella filiale e chi ne veniva a conoscenza, la evitava.

Lucchio sul Favero era una frazione di cento abitanti sperduta nella pantanosa e palustre zona della provincia nota come il Padule.

Il motivo della presenza della filiale in quell’anfratto dimenticato da Domennedio era la gigantesca fabbrica di fiammiferi. La dirigenza e gli operai della fabbrica usavano la filiale come una sorta di tesoreria personale e, per tale motivo, la filiale rimaneva aperta.

Non vi erano nuovi clienti da acquisire né portafogli da sviluppare ma solo un piatto e noiosissimo lavoro da sportellista, senza possibilità di crescita.

In sintesi, un lavoro che anche due disutili come loro avrebbero potuto compiere.

Cosa significava quelle visita?

Forse quell’ esaltato di Feroce Facocero aveva scoperto la tresca e veniva a comunicare di persona il loro licenziamento?

I due negletti, in preda al panico, contattarono il Dott. Tenebra Nelcuore.

Tenebra consigliò loro di cambiare aria, aderendo ad un programma della banca a cui nessuno voleva aderire, ovvero “Salpa con Gretel”.

Si trattava di imbarcarsi, a strettissimo giro, in rappresentanza della banca, in una sciagurata missione di alcune settimane, finanziata dalla banca stessa, che aveva come obiettivo quello di portare con un transatlantico in una regione straniera, afflitta dalla guerra civile, viveri e giochi.

La delegazione sarebbe stata capeggiata dai membri attivisti di quella strampalata associazione di pacifisti no global nota come “Gretel”.

Michelozzo e Gabrieletto videro l’opportunità di una crociera a spese della banca e non esitarono ad aderire.

Durante il viaggio gozzovigliarono come maiali nel castro, mangiando e bevendo allo sfinimento, e tentando, di tanto in tanto, qualche spregiosa copula volante con le più smandrappate del gruppo.

L’ultima sera si trovavano a giacere su due sdraie sul pontile, con la camicia sbottonata in quanto ormai non più in grado di contenere le loro pance ebbre, quando una delle squinzie smandrappate, tale Teodora, completamente intontita dal cannabis, si mise a sedere in mezzo a loro, biascicando frasi sconnesse sulla loro permanenza nella regione. Michelozzo e Gabrieletto la osservarono confusi, decidendo poi che si trattava dei deliri di una tossica obnubilata e preferendo approfittare a turno dello stato confusionale di Teodora.

Il giorno dopo grande fu la loro sorpresa, quando sbarcarono, nell’incontrare sulla terraferma Feroce Facocero e Tenebra Nelcuore.

I due dirigenti li accolsero con calore e li condussero in una lussuosa villa.

Feroce Facocero iniziò a parlare del suo progetto di apertura di una filiale della banca nella regione straniera in cui convogliare i proventi dei suoi traffici paralleli.

Tenebra Nelcuore aggiunse che vi era necessità di almeno due impiegati per dirigerla, con stipendio maggiorato e vitto alloggio e vizi pagati.

Feroce Facocero prevenne le loro proteste rappresentando che non occorrevano particolari abilità.

La filiale avrebbe accettato di aprire solo conti correnti per società del luogo da gestire tramite home banking e sarebbe stata chiusa al pubblico.

Tenebra Nelcuore domandò infine se erano pronti per quel nuovo inquadramento, stendendo sul tavolo i loro contratti.

Michelozzo e Gabrieletto si guardarono.

Pensarono alle parole di Teodora.

Realizzarono che tutto era stato pianificato fin dal loro primo incontro con Tenebra.

Osservarono i sorrisi ienici di Tenebra Nelcuore e Feroce Facocero.

Infine, in un silenzio surreale, posero la domanda cruciale:

“Vitto e vizi illimitati?”

Un sorriso crudele si allargò sulle bocche di Tenebra Nelcuore e Feroce Facocero.

“Ovviamente” risposero all’unisono con voce mellifluamente sibilante.

Michelozzo e Gabrieletto annuirono,.

Un sorriso latrante, accompagnato da gorgoglii di assenso, si allargò sui loro rubicondi volti.

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Discussioni

  1. Una storia assurda e allo stesso tempo divertente.
    L’ironia e il sarcasmo usato, con un linguaggio colorito e personaggi grotteschi, rendono secondo me il racconto piacevole e spensierato e con un tocco di conoscenza linguistica, che non guasta.
    Mi piace!

  2. Un bel pezzo, divertente e graffiante. Come nella migliore tradizione villaggesca, i due protagonisti sono resi perfettamente imbecilli, al pari di quanto appaiano squali gli antagonisti. Ma forse, in questa storia, i ruoli non sono troppo significativi, perché i due tapini non riescono nemmeno a strappare un po’ di simpatia, e probabilmente questo elemento rende più interessante e crudele il racconto. Bravo Gabriele, grazie per la lettura

  3. Un racconto grottesco e divertente, scritto con ironia e grande fantasia. I personaggi e le situazioni surreali rendono bene la satira sul potere e sull’idiozia umana. Bello!

  4. Ciao Gabriele. Il tuo racconto è davvero ben costruito, ironico, grottesco e lucidissimo.
    Il tuo stile mescola satira e linguaggio quasi burocratico, e il contrasto funziona perfettamente.
    I personaggi sono caricature vivissime, ma dentro la loro assurdità si sente una critica precisa al potere e all’avidità.
    Il ritmo è costante, la chiusa efficace e velenosa. Fa ridere e allo stesso tempo lascia il retrogusto amaro cui ci hai abituati.

    1. Buongiorno Cristiana,
      ti ringrazio.
      Sono contento per il tuo feedback, in quanto ciò che cerco di esprimere è la mia ferma convinzione che la vera satira sia tristezza dissimulata da anime altrimenti troppo sensibili per reggere il crudo e dilaniante urto con le realtà