La fine del mago

Serie: Clara e il mago


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Guidato dall'aquila Audace, Girolamo è riuscito a raggiungere il palazzo del mago.

Il portone del castello era chiuso, provò a spingere più forte che poteva, a tirare ma non si mosse di un millimetro. Era l’ultimo ostacolo sul suo cammino. Poi pensò di farsi aprire. Batté sul portone con tutte le sue forze e gridò con quanto fiato aveva che lo aprissero. Stranamente le porte cominciarono a muoversi e quando furono spalancate Girolamo poté vedere che non c’era nessuno a manovrarle. Il mago non aveva paura di lui, si sentiva sicuro, pensò.

Entrò nel cortile. Davanti, poco distante, c’era un pozzo e dietro una scalinata.

“Sono venuto per liberare le persone che hai fatto prigioniere. Fatti vedere se hai il coraggio”, e lui ne aveva da vendere in quel momento.

“Non c’è bisogno di gridare e chiamami Rolando, solo per gli amici”, la voce sembrava provenire da tutte le direzioni ma del mago non c’era traccia.

“Prego, sali”.

A Girolamo la faccenda puzzava, quel ciarlatano voleva ingannarlo ma non ci sarebbe riuscito, era deciso a portare via di là la madre e il fratello di Clara nonché chiunque altro fosse prigioniero.

Giunto in cima alle scale, si trovò in un passaggio colonnato. A sinistra c’erano delle porte mentre sulla destra c’era un muretto che dava sul cortile. Continuò a camminare, qualcosa gli diceva che avrebbe saputo dove trovare Rolando. A un certo punto il cammino girava a destra e lui proseguì fino ad arrivare davanti un portone un po’ più grande degli altri: era aperto.

Questo castello gli ricordava un altro che aveva visitato da bambino, sapeva dove andare: nella sala del trono. Pensava che solo lì avrebbe potuto trovarlo. Giunse in poco tempo in una stanza interna ornata da arazzi, tende, poltrone tutto dorato. In fondo si intravedeva il trono e sopra era seduto Rolando. Sembrava sicuro di sé. Non temeva nulla da parte di Girolamo e questo era il punto debole che lui avrebbe sfruttato.

“Libera i famigliari di Clara e chiunque altro tu tenga prigioniero”, era giunto davanti al suo nemico e solo ora si rendeva conto che era più vecchio di quanto si sarebbe aspettato.

“Abbiamo fatto un patto io e Clara e penso che tu ne sia a conoscenza.”

“Non sposerà mai un vecchio come te!”

“E cosa pensi, che sposerà te? Guardati un attimo, pensi di essere attraente?”

Girolamo abbassò lo sguardo e si guardò. Non aveva più l’armatura ma era completamente nudo e poteva vedere solo la sua enorme pancia. Per qualche momento rimase perplesso, ricordò di non essere in forma, di non essere un cavaliere e infine di essere andato a dormire chissà quanto tempo prima. Capì che era tutto solo un sogno ma era il suo. In quel momento il sogno diventò lucido e contrariamente ai propositi del mago, Girolamo trasse una forza che prima non aveva.

“Pensi che questo possa fermarmi? Ho dato la mia parola a quella ragazza e io mantengo sempre la parola.”

“E cosa pensi di fare contro di me? Non conosci questo mondo e io sono troppo forte per te.”

“Questo lo vedremo!”

Non aveva bisogno della spada per combattere. Gli era capitato altre volte di trovarsi in difficoltà mentre dormiva e aveva scoperto che, durante un incubo, si può combattere contro i propri mostri anche a mani nude. Con un rapido movimento del braccio, fece saltare via il trono e il mago e anche mezza parete. Ma Rolando era un po’ più forte dei mostri deformi dei suoi incubi. Si era portato in un attimo alle sue spalle ma Girolamo sapeva dov’era, in fondo era un suo sogno quello. Si girò in un lampo e lo prese al collo. Lo sollevò da terra e stava per strozzarlo ma poi ebbe pietà di lui. Lo scaraventò a terra e il mago si portò le mani alla gola.

“Sai ho capito che tu non puoi farmi più niente. Pensavi di demoralizzarmi con quella mossa ma ti sbagliavi, io non mi vergogno di me stesso.”

Lasciò Rolando a terra e si diresse velocemente alle prigioni in basso. Aveva indosso di nuovo l’armatura e la spada che erano le uniche cose di cui aveva bisogno per aprire qualsiasi porta.

Trovò dieci prigionieri nelle segrete. Con un colpo di spada fece saltare la serratura con grande stupore di tutti. Trovò la madre e il fratello di Clara e li fece uscire insieme agli altri. Arrivati nel cortile, furono fronteggiati di nuovo dal mago.

“Forse hai ragione tu, non posso farti niente, ma che dire di questi altri?”

“Non te lo permetterò!”

Rolando scagliò una fiamma verso di loro ma il nostro cavaliere la deviò con la sua spada.

“Volevo risparmiarti, ma tu non mi lasci altra scelta”, disse al mago che si librava davanti a loro.

Brandì la spada e caricò il colpo più forte che poteva. Nello stesso momento, nel letto d’ospedale dove si trovava, mosse di scatto il braccio. L’onda d’urto colpì Rolando e praticamente lo spazzò via.

Ora erano davvero liberi. Ma la terra cominciò a tremare.

Corsero via più veloci che potevano, morto il mago anche le sue creazioni sparirono e il castello venne inghiottito in poco tempo dal terreno. Si girarono e della costruzione non c’era più traccia.

Tornarono indietro per la strada che aveva fatto Girolamo per salire. Si calarono giù nella caverna non pensando di incontrare ostacoli. All’ultimo momento il cavaliere si ricordò che c’era la pantera e probabilmente era lì dentro. Fece fermare gli ex-prigionieri e avanzò verso il felino. Gli parlò piano dicendo che non voleva fargli male e che dovevano solo passare. La bestia girò la testa, lo guardò e stranamente parve capire, in fondo era il suo sogno. Passarono tranquillamente ammirando i due cuccioli che suscitavano tenerezza.

L’aquila aspettava ancora davanti all’entrata. Parve contrariata quando intravide Girolamo senza la testa della pantera.

“Non sono riuscito a ucciderla, Audace. In fondo anche lei è una madre come te. Ma posso fare qualcosa per questo problema.”

Alzò di nuovo la spada e colpì la roccia sopra l’ingresso che cadde ostruendo l’apertura. Audace ne fu felice e si offrì di portarli in groppa fin da Clara che aspettava impaziente. Non si può descrivere la sua felicità quando rivide Girolamo e i suoi famigliari. Baciò il cavaliere sulle labbra e, in quell’esatto momento, Girolamo aprì gli occhi e tornò alla realtà. Giusto in tempo perché i medici si preparavano a fargli un buco nella pancia per nutrirlo. Sua madre fu felice oltre ogni dire. Girolamo aveva dormito in totale circa tre giorni e tre notti. Raccontò tutto alla madre incredula.

Nei successivi sei mesi, Girolamo perse venti chili. Trovò anche un lavoro come informatico, insomma cambiò totalmente vita.

Un giorno, mentre aspettava il bus per andare a lavoro, alla sua stessa fermata, vide una ragazza con la testa bassa ma la riconobbe subito: era Clara. Ovviamente il taglio di capelli e altre piccole cose erano diverse ma a lui sembrava di conoscerla da sempre. Le si avvicinò.

“Ciao, come ti chiami e perché sei triste?”

Disse di chiamarsi Debora e gli sorrise lievemente. In breve si conobbero e andarono a vivere insieme.

Ma questa è un’altra storia.

Serie: Clara e il mago


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Discussioni

  1. Tra me pensavo, ma e solamente un idea… Girolamo potrebbe avere un “dono” che può sembrare strambo ma in se nasconde molta profondità; e se gli capitasse ancora in un altra circostanza? O lo avesse trasmesso a un eventuale figlio? Magari possono essere spunti per il continuo di una favola che penso abbia molto potenziale per far riflettere e insegnare; reputandola io davvero ben realizzata.

  2. Emozionante e istruttiva, inoltre apprezzo l’idea di trasmettere ai lettori possibili scelte che possono essere prese nella vita reale, certo forse non andare a parlare con una pantera, sopratutto se non si conosce il panterese, ma creare spazi adatti alla vita di ognuno e al proprio equilibrio; nel limite di quello che realmente ci è concesso.
    Le parti riguardanti la crescita personale del protagonista e lo sviluppo sentimentale mi hanno emozionato; davvero un buon lavoro.

  3. La tua favola mi è piaciuta davvero molto. C’è bisogno di sogno, di dolcezza, di una bella storia che faccia sorridere e appassionare. Con il fantasy, poi, con me si va sul sicuro 😀
    Auguro a Girolamo e Debora ogni felicità

  4. ““Sai ho capito che tu non puoi farmi più niente. Pensavi di demoralizzarmi con quella mossa ma ti sbagliavi, io non mi vergogno di me stesso.””
    Questa è una splendida conquista

  5. “Non sono riuscito a ucciderla, Audace. In fondo anche lei è una madre come te. Ma posso fare qualcosa per questo problema.”Alzò di nuovo la spada e colpì la roccia sopra l’ingresso che cadde ostruendo l’apertura. “
    Oh, bravo Cavaliere Girolamo, ha trovato la soluzione che salva capra e cavoli! anzi, aquila e pantera! 😀