
LA FUGA ANNUNCIATA
Ivano aveva deciso, era ormai sicuro nel proposito da tempo vagheggiato,
non poteva e non voleva più tornare indietro: fuga, da tutto e da tutti; perché la vita non meritava di essere soltanto un malinconico calendario.
Si proponeva così di cominciare una nuova esistenza, senza regole e ricorrenze, senza opinioni da rispettare, senza sogni più o meno obbligati.
Bene, e in fondo era ora: giunto al punto di arrivo e di nuova partenza, fatto un rapido bilancio, perdite e profitti, illusioni e delusioni, qualche calcio in bocca, quindi considerando due terzi della vita (all’incirca) spesi per capire, ecco arrivato il momento di agire.
Prima, alcune cose da sistemare.
Innanzi tutto Ivano preparò una lettera di spiegazioni per moglie e parenti vari, affinché non stessero in pensiero, non lo andassero a cercare o addirittura chiamassero la Polizia! Poi passò in banca a ritirare tutti i suoi risparmi, malgrado le perplessità del direttore. Aveva fatto un po’ di conti e per viaggio, sistemazione, primi accomodamenti era largamente coperto; poi di soldi non ne voleva più sapere: nell’isola quasi sconosciuta, un puntino nel mappamondo, avrebbe continuato a vivere di pesca e di tramonti.
Fece alcune raccomandate per disdire assicurazioni e abbonamenti; mandò al titolare una mail con dimissioni immediate e irrevocabili. Infine stilò un informale testamento per i modesti averi da non desiderare più: automobile, collezione di vecchi film, cravatte di seta.
Con il passaporto in tasca, pochi ed essenziali effetti nella valigia, Ivano ora guardava le luci della città investire l’autobus quasi deserto, data l’ora.
Vide le facce grigie dei giovani teppisti, le inutili profezie spruzzate sui muri, i giganteschi manifesti elettorali pieni di bugie.
Era ora, si disse convinto; in fondo fin da ragazzo era sempre stato un poco ribelle, aveva sempre provato un senso di soffocamento a funerali, premiazioni, elezioni. Non restava niente altro da fare che partire.
Dopo il check-in, con il passaporto a posto e tutto il resto, Ivano controllò il numero del volo sul tabellone partenze; poi sentì, con il palmo della mano, il suo cuore perdere qualche battito.
Adesso, chiuso nella toilette al pianterreno, con gli abiti gonfi di sudore, un dolore intenso al torace e il respiro affannoso, ascoltava il ronzio dell’altoparlante che aveva appena smesso di parlare; adesso che il suo aereo era partito, che tutto era passato, pensava a cosa poteva fare, come ritrattare dimissioni e disdette varie, ma poi come era possibile ritornare; adesso, chiuso dentro a chiave, che cosa poteva sperare?
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Grazie per questo racconto. A presto
grazie a te.. ma come l’hai ‘pescato’..? è da più di un anno in soffitta..!
Bello il tuo racconto. Mi è particolarmente piaciuta la lunga descrizione dei gesti e azioni che preparano la ‘fuga’. Il finale è forse troppo veloce, però a volte anche togliere i troppi fronzoli ha il suo perché.
Grazie Cristiana.. si, la fine è rapida.. ma forse la fuga è solo rimandata..
Partire e poi ripartire non è mai facile. Il più delle volte lasciamo partire solo l’immaginazione e mai la volontà di seguirla e se lo facciamo poi vogliamo ritrattare la nostra posizione in preda alla paura di perdere tutto. Credo che chiunque si sia ritrovato in questi pensieri. L’unico appunto che mi viene da suggerirti e che non si capisce bene il passaggio dal cuore che perde alcuni battiti allo stare chiuso nella toilette. Ma almeno qui, tornare indietro si può. Per fortuna.
Grazie per la lettura.. il personaggio ha un infarto al quale sopravvive.. certo la sua vita cambierà, ma per la fuga dovrà aspettare..