La leggenda del paese

Serie: La leggenda del pescatore


Carlo è un pescatore che ha perso la moglie in uno strano incidente in mare, la qual cosa lo porta a gesti inaspetta

In paese si diceva che la Casa del Pescatore fosse infestata, dopo aver scoperto quello che vi era successo. Era la tipica storia che si raccontava col buio, per far paura ai bambini e tenerli lontani da quella catapecchia, per far stringere le ragazze ai ragazzi nelle serate estive davanti al fuoco, ed i più anziani la raccontavano con un velo di tristezza negli occhi, sapendo quanto possa far male la scomparsa di una persona amata e come aggrapparsi all’idea di poterla ritrovare possa far impazzire.

Il tutto recita così:

Tanti anni fa arrivarono in paese due giovani sposi ed andarono ad abitare in una delle case lungo il porto.

All’epoca ve n’erano svariate ma già stavano iniziando ad essere disabitate, di conseguenza avevano pochi vicini. In città erano conosciuti come ‘quelli nuovi’, che stavano imparando un lavoro ed avevano aperto un’attività: lui pescatore e lei a vendere dalla bancherella.

Una vita semplice che con lo scorrere del tempo si era fatta abitudinaria, tra i soliti clienti, le risate e gli improperi sul porto, i conti aperti per i clienti abituali ed i funerali dei più anziani, conosciuti da tutti.

I giovani sposi erano diventati parte della comunità, come poi i due figli – anche se avevano lasciato il paese per le grandi metropoli – ed erano arrivati alla mezza età felici. Lei più chiacchierona di lui, schivo ma gentile, solitario ma conosciuto in tutto il porto e dintorni – i ristoranti che si rifornivano da loro erano sempre soddisfatti.

Un giorno alla settimana la moglie andava in mare con lui, un’abitudine tutta loro.

Proprio in uno di quei giorni, in una settimana qualsiasi, successe la tragedia: lui tornò indietro, sulla terraferma, da solo.

Urlava, richiamando sul porto un capannello di gente: sceso dalla barca non riusciva a mettere insieme parole sensate, le braccia alzate al cielo chiedeva aiuto, fino a quando non riuscirono a farlo calmare il giusto per capire cosa fosse successo e dove fosse finita sua moglie. Raccontò che erano al largo e all’improvviso un enorme pesce, non uno squalo o balena, qualcosa che lui non aveva mai visto, aveva preso contro l’imbarcazione.

Il pesce aveva ripetuto questa operazione varie volte, addirittura uscendo anche dall’acqua per provocare delle piccole onde: voleva ribaltarli. Moglie e marito avevano cercato di resistere e di girare la barca per tornare indietro, visto che non riuscivano a chiamare aiuto tramite la radio, ma prima di farcela l’animale era riuscito nella sua impresa ed entrambi erano caduti in mare.

Occhi chiusi ed acqua gelata che li avvolgeva, non si erano ritrovati fino a quando non erano riusciti a tornare in superficie. Si erano guardati, le mani allungate per toccarsi e stringersi quando lei venne tirata giù.

Il marito, col poco fiato che era riuscito a riprendere, si immerse per cercare di riportarla a galla ma vide che quello strano animale se la stava trascinando sempre più a fondo.

Aveva cercato di inseguirli ma era stato tutto inutile. Era tornato solo lui.

Le ricerche per ritrovare la moglie – o il suo corpo – erano subito partite ma vi era anche chi si chiedeva se quella storia fosse vera o meno, se non fosse stato lui a ucciderla, per chissà quale motivo, e poi si fosse inventato tutto.

Il corpo non fu mai ritrovato e l’uomo si chiuse ancor di più in sé stesso: usciva solo per andare al largo, tornava con i pesci e li vendeva parlando poco, dicendo giusto il prezzo e senza salutare.

Nel resto del paese non lo si vedeva mai, viveva solo nella sua casa oramai isolata vicina la porto, dalla quale ogni tanto si sentivano venire strani rumori, quasi delle urla, subito messe a tacere.

Stavano iniziando a sparire persone nei dintorni, casi isolati, ed anche chi naufragava in mare non veniva più ritrovato. Erano anni bui, in cui si vociferava che era meglio non girare da soli, qualcuno aggrediva senza motivo, si spariva.

Fino a quando le ricerche non portarono a controllare anche la casa dell’ormai vecchio pescatore: aveva cercato di resistere, non voleva far entrare nessuno nella sua casa – La Loro Casa, come continuava a chiamarla lui. Da quando la moglie era scomparsa nessuno vi aveva più messo piede e spesso lui usciva con la scusa della pesca e del doverla andare a cercare.

Si pensava che avesse perso la testa e la cosa venne confermata quando le indagini condussero all’abitazione: al suo interno vi trovarono resti umani, un pavimento macchiato di sangue e bacinelle piene di carne. Il pescatore voleva coinvolgere anche i poliziotti nella sua follia: dovevano aiutarlo a ritrovare la moglie e l’unico modo per farlo era dar da mangiare a quell’enorme bestia che se l’era portata via altra carne umana, seguirlo, capire dove avesse la tana e riprendersi così l’amata.

Stava per essere arrestato quando si uccise buttandosi in mare: piuttosto che farsi prendere e trascinar via l’avrebbe raggiunta, voleva farle sapere che mai l’aveva abbandonata.

Ora quell’abitazione è un luogo infestato, vi dimorano le anime delle persone uccise e nelle notti di pioggia si sentono i singhiozzi del pescatore.

Questa era la storia che veniva raccontata, distorta col tempo da chi ancora non vi era e l’aveva sentita solo dai nonni: stava quasi divenendo una leggenda, se non fosse per gli articoli di giornale dell’epoca che ne parlavano. Ogni paese ha la sua storia sventurata, alcune più inquietanti di altre, eppure un fondo di verità vi è sempre.

Qual è però? Ormai persa negli anni, solo i più anziani, a stento, ricordano il giorno in cui il vecchio tornò a riva da solo.

Nessuno però sa cosa sia veramente accaduto in mare, cosa gli sia scatto dentro… solo lui. Solo dalle sue parole, si può capire la follia che lo accompagnava.

Serie: La leggenda del pescatore


Avete messo Mi Piace4 apprezzamentiPubblicato in Horror

Discussioni

  1. Esplorare la zona grigia che divide la leggenda dalla realtà, è da sempre affascinante. Spesso si passa da entrambe e per entrambe. E nessuno riesce più a comprendere dove sia la verità. Questo racconto, a mio avviso, prende per mano chi legge, traghettandolo dalla leggenda alla realtà e viceversa. Fino a quando, forse, qualcuno non illuminerà definitivamente il caso del pescatore. Ma le leggende sono fatte per sopravvivere, anche alla verità.

    1. Mi fa piacere che sia risultata una leggenda quasi veritiera, poiché non sono mai stata molto brava a sintetizzare e mi sono impegnata a non mettere troppe descrizioni. Sapere di essere un po’ riuscita nell’intento è una soddisfazione.