La mia palla di vetro

Io avevo una palla di vetro, una bellissima palla di vetro. Ogni giorno mi piaceva ammirarla e sfiorarla piano con le dita per non rischiare di romperla; non credo ci sia mai stato qualcosa a cui abbia tenuto di più. I miei amici si chiedevano cosa facessi tutte quelle ore chiusa in camera con la porta chiusa a chiave, loro non sapevano di questo mio amore profondo. Tanta gente avrebbe pensato che ero strana, fuori di testa, pazza, ossessionata, per questo non lo dicevo in giro! Passavo pomeriggi interi ad ammirare la mia palla, era così cara a me, ma continuare a tenerlo nascosto agli altri era… triste.

Un giorno decisi di far entrare i miei amici nella mia camera, per fargliela finalmente vedere. Con la mano tremolante girai la chiave della porta, e vedevo che anche i miei amici non vedevano l’ora. Quando aprii la porta, li feci subito entrare e scoprii la teca in cui era nascosto il mio tesoro. All’inizio erano stupiti e confusi. Si guardarono tra di loro, ma poi sorrisero, e allora sorrisi anch’io, felice di non dover più mentire.

Ma poi, all’improvviso, uno di loro l’afferrò bruscamente e la passò a un altro, che la tirò a un altro ancora. Il mio cuore iniziò subito a battere all’impazzata e tutto il mio corpo si fece freddo, come se stessi per svenire. Corsero verso la porta per andare in salotto. Nonostante il terrore, non esitai nemmeno un secondo, e come per istinto li inseguì urlando di smetterla, così forte da farmi bruciare la gola. Riuscirono a uscire di casa, continuando a passarsi la palla ridendo. Ed io continuavo a urlare, sempre più forte, ma non avevano intenzione di smettere.

Fuori casa c’era un sacco di persone, e tutte stavano guardando: guardavano me e la mia fragile palla che veniva maltrattata. All’improvviso un rumore di vetro che si rompe. Era caduta a terra, in mille pezzi. Mi abbassai piangendo disperatamente, tastando i pezzi e tagliandomi involontariamente le dita, profondamente. Faceva molto male. I miei amici rimasero un attimo in silenzio, poi ricominciarono a ridere a crepapelle dicendo: “Scusa, scusa!” Tutti gli altri mi guardavano storto, allontanandosi, ma continuando a fissarmi.

Senza smettere di piangere, alzai il capo per guardare i miei… amici? Se ne stavano andando. Ci misi un po’ a calmarmi, continuavo a vedere quel poco che rimaneva della mia gioia più grande, pensando che avevo davvero ragione: la gente pensa che io sia pazza; che stupida a pensare il contrario. Mi sedetti con la schiena appoggiata sul muretto del mio cancello, senza allontanarmi dalle schegge. Solo allora notai tutti i tagli sulle mani, e il dolore fisico iniziò a prevalere. Una delle persone si avvicinò a me, gli altri la guardavano nello stesso modo in cui guardavano me. Si sedette accanto a me con un sorriso malinconico e occhi pieni di comprensione. Ci mise un po’ prima di parlare, come se le costasse fatica, ma poi disse: “Era davvero una bella palla di vetro, anch’io un tempo ne avevo una simile.”

Avete messo Mi Piace8 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Questo racconto esprime alla perfezione il concetto del viaggio dell’eroe, con la sua evoluzione, l’apice, la caduta e l’idea della rinascita. E’ quello fra i tuoi che mi è piaciuto di più.

  2. Dobbiamo stare attenti nella scelta di coloro cui decidiamo di affidare la nostra preziosa palla di vetro. Sono mani da scegliere con cura. Perché essa è bellissima e unica, ed è anche fragile. La conserviamo dentro e la curiamo, la coccoliamo e ci crogioliamo in essa. A volte esplode dentro, a volte è l’insensibilità degli altri a causarle il danno maggiore. A volte è un bene che esca e che si rompa. Un abbraccio.

  3. bello tutto e in particolare la chiusa: troppe creature di vetro, troppi cuori e troppi volti- come dice Giancarlo- hanno subito e subiscono quotidiani oltraggi.

  4. Accidenti. Molto intenso.
    Anche io avevo una palla di vetro. Aveva la mia faccia, e si chiamava come me. Un giorno l’hanno rotta, passandosela l’uno con l’altro, come fosse una palla. Giocavano. Non capivano.