La mia strana storia dei passati sedici anni, di Thomas Cuttill, lupo di mare, già del Devonshire

Era un racconto di un marinaio che aveva fatto naufragio ed era sopravvisuto alla furia violenta del mare per affrontare traversie incredibili in una terra selvaggia nel vano tentativo di tornare in patria.Dalla partenza di Cuttill dall’Inghilterra con la spedizione di Drake le narrazioni erano scritte in uno stile più sincero, farcite di sermoni, esagerazioni romantiche e frasi fatte.

La tenacia di Cuttill, la sua volontà di sopravvivere e la sua ingegnosità nel superare ostacoli tremendi senza invocare neppure una volta l’aiuto di Dio; unico superstite del galeone dopo che l’ondata gigantesca l’aveva trascinato nell’entroterra.

Cuttill aveva preferito gli orrori sconosciuti delle montagne e della giungla al rischio di essere catturato e torturato dai vendicativi Spagnoli, infuriati per la cattura del loro galeone del tesoro da parte dell’ odiatissimo Drake.

Thomas Cuttill sapeva soltanto che l’ Oceano Atlantico era situato lontano, a est, e non era in grado di immaginare quanto fosse distante, la speranza di arrivare al mare e poi di imbattersi in una nave nemica che lo portasse in Inghilterra aveva la stessa probabilità di realizzarsi di un miracolo: quell’ uomo non aveva altra scelta.

Sulle pendici occidentali delle Ande  gli Spagnoli avevano già creato coloniedi grandi proprietà terriere: lì lavoravano gli Inca, considerati alla stregua di schiavi e fortemente ridotti di numero dal trattamento inumano e da malattie quali il morbillo ed il vaiolo.

Cuttill si muoveva furtivamente fra le tenute, sfruttando la copertura delle tenebre e rubava viveri ad ogni possibile occasione, per due mesi aveva camminato ogni notte per pochi chilometri: doveva sfuggire agli Spagnoli e non farsi vedere dagli Indios che avrebbero potuto tradirlo.

In tal modo aveva superato lo spartiacque continentale delle Ande, passando per le valli isolate ed era disceso nell’ inferno verde del bacino amazzonico; da quel momento la vita di Cuttill era diventata ancora più simile ad un incubo, avanzava nelle paludi interminabili immerso fino alla cintola, lottava per aprirsi un varco nelle foreste così fitte che ad ogni metro doveva tagliare la vegetazione con il coltello.

Sciami di insetti, innumerevoli serpenti ed alligatori costituivano un pericolo costante ed i serpenti attaccavano spesso senza preavviso, era tormentato dalla dissenteria e dalla febbre, ma continuava a muoversi; a volte riusciva a coprire soltanto cento metri in un giornata, dopo diversi mesi erta capitato in un villaggio di indigeni ostili che l’ avevano legato e l’ avevano tenuto come schiavo per cinque anni.

Alla fine Cuttill era fuggito rubando una canoa monossila ed aveva discesi il Rio Delle Amazzoni di notte, sotto la luna calante, si era ammalato di malaria e per poco non era morto; tuttavia , mentre mveniva trasportato dalla corrente a bordo della canoa era stato trovato da una tribù di donne dai capelli lunghi che l’ avevano curato e guarito.

Era la stessa tribù che l’ esploratore Spagnolo Francisco De Orellana aveva scoperto durante l’ inutile ricerca di El Dorado ed aveva dato al fiume il nome di Rio Delle Amazzoni, in ricordo delle mitiche guerriere greche, proprio perché le donne indigene sapevano maneggiare gli archi con la stessa abilità degli uomini.

Cuttill aveva fato conoscere diversi utensili alle donne ed ai pochi uomini che vivevano con loro, aveva costruito un tornio da vasaio, spiegato come realizzare grandi bacilli e recipienti per l’ acqua, fabbricato cariole e ruote ad acqua per l’ irrigazione e mostrato come si usavano le pulegge per sollevare grossi pesi.In breve, la gente cominciò a venerarlo quasi come un Dio, la vita di Thomas Cuttill preso la tribù era assai piacevole, aveva preso in moglie tre delle donne più attraenti e da loro aveva avuto diversi figli.

A poco a poco il desiderio di tornare in patria si era affievolito, quando era partito dall’ Inghilterra era scapolo ed era certo che ormai non ci sarebbero stati parenti o vecchi compagni di navigazione ad accoglierlo al suo ritorno: c’ era la possibilità che il severissimo Drake volesse punirlo per aver perduto il Concepcion. Cuttil non era più in grado di sopportare le privazioni e le traversie duìi un lungo viaggio e perciò si era rassegnato a trascorrere i restanti anni dela sua vita sulle rive del Rio Delle Amazzoni; quando la missione esplorativa portoghese era passata di là , le aveva affidato i diario chiedendo che venisse inviato in Inghilterra  e consegnato nelle mani di Francis Drake.

I dubbi sull’ autenticità del documento erano svaniti, la grafia era decisa ed energica e non poteva essere l’ opera di un pazzo malato e morente: le descrizioni di Cuttill non sembravano inventate né abbellite, l’ ex ufficiale di Drake aveva avuto veramente quelle esperienze ed il resoconto era stato fatto in tutta sincerità da qualcuno che aveva vissuto ciò che descriveva; il punto focale era il breve cenno fatto da Cuttill ai tesori lasciati da Drake a bordo del Concepcion.

Ultima annotazione del diario << La mente mia è decisa come una solida nave davanti al vento del nord. Non farò ritorno alla mia patria, pavento il Capitano Drake ed il suo sdegno verso di me, perché ho mancato di portare in Inghilterra i tesori e lo scrigno di giada con le cordicelle annodate affinché potesse essere offerto alla nostra buona Regina. Lo lasciai con la nave naufragata: qui sarò sepolto fra il popolo che è divenuto la famiglia mia. Scritto di  mano di Thomas Cuttill, Uffiziale del Golden Hind, in questo giorno sconosciuto dell’ anno 1594. >>.

Quindi un marinaio di Francis Drake era davvero vissuto ed era morto lungo il rio Delle amazzoni, un galeone Spagnolo era stato veramente incagliato nella giungla costiera dall’ondata immensa di un maremoto ed un cofanetto di giada contenente un intrico di funicelle annodate era veramente esistito.Era possibile che si trovasse ancora in mezzo al fasciame imputridito del galeone, sepolto nel cuore di una foresta pluviale? Un mistero vecchio di quattrocento anni era emerso all’improvviso dalle ombre del tempo ed aveva rivelato una traccia interessante: era solo il primo passo in una caccia al tesoro. La prossima mossa, forse la più impegnativa, sarebbe consistita nel restringere il più possibile il campo delle ricerche, il passo successivo era quello di effettuare una ricerca negli archivi storici per scoprire le onde prodotte dai maremoti che avevano colpito la costa sudamericana dell’ Oceano Pacifico nel sedicesimo secolo con la fortuna che i vari casi erano stati ben documentati dagli Spagnoli nel corso della conquista.

Esattamente erano quattro: due in Cile nel 1562 e nel 1575, il Perù fu investito nel 1570 e poi di nuovo nel 1578. l’ anno in cui Francis Drake catturò il galeone: l’ ultima ondata si abbatté su una nave spagnola che portava rifornimenti a Callao, passò in mezzo al ” mare impazzito ” che si avventava nell’entroterra verso Bahìa de Caraquez in Ecuador, Bahìa , com’ era ovvio, significa appunto ” baia “.

Un’ onda causata da un maremoto, o tsunami, può avere una lunghezza di duecento metri o anche di più e l’ imboccatura della baia di Cartaquez è piuttosto stretta  e non supera i quattro o cinque chilometri: quindi la nave è veramente finita in mezzo alla giungla e non sul fondo del mare.

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