LA MORTE IN DIRETTA

Olga si svegliò alle sette, come ogni mattina; preparò il caffè e accese subito il televisore. Alle sette e mezza iniziava il suo programma preferito: ‘La morte in diretta’. Durava due ore e veniva replicato sullo stesso canale a tarda notte.

Dopo la sigla iniziale arrivò il primo inserto pubblicitario: un innovativo materasso ad acqua, acquistabile con dodici comode rate; la consegna era gratuita.

“Eh no, cari miei” disse Olga con la tazzina fumante in mano “l’ho già preso due mesi fa… è confortevole ma un poco rumoroso, quando ci si gira.”

Dopo lo spot, il programma mandava in onda un breve riassunto della puntata precedente.

“E questo l’ho visto ieri” disse allora la donna, versandosi dell’altro caffè “non ho mica la memoria così corta!”

Finalmente cominciò la trasmissione in diretta. Il format era lo stesso da alcuni anni: mostrare gli esiti di gravi incidenti stradali; testimoniare il decorso finale di malati terminali, a seguito di accordi economici con la famiglia; fare tempestivi resoconti filmati, nei luoghi di violenti fatti di cronaca. Una troupe altamente professionale, con l’appoggio di giornalisti e poliziotti senza scrupoli, riusciva a mandare in onda, quotidianamente, la morte di rapinatori, autisti ubriachi, vecchietti in terapia intensiva.

Spesso, il conduttore principale commentava dallo studio televisivo, ma capitava pure che partecipasse di persona a qualche incursione. Olga ammirava molto la sua abilità nel trattare casi, a volte molto delicati. E sovente gli parlava, come ad un amico o un conoscente di vecchia data.

“Oggi cosa ci farai vedere, caro Thomas… una sparatoria in qualche banca? Spero non un’altra vittima del virus C29, perché ormai ne avete passati parecchi!”

All’interno della puntata di fine settimana, c’era anche uno spazio dedicato agli spettatori più fedeli, che consisteva solitamente in una visita a sorpresa, mandata in onda in tempo reale. Quasi sicuramente i nominativi scelti provenivano da illecite liste Auditel.

Olga sentì suonare il campanello di casa, mentre sullo schermo si vedeva il recupero di un’automobile scivolata in un fiume, con i passeggeri ancora imprigionati nell’abitacolo.

“Sarà la Gina che è rimasta senza zucchero, come al solito” disse ciabattando verso l’ingresso.

Ma c’era del trambusto, sul pianerottolo. Aprì la porta con curiosità, e si trovò davanti il giornalista Thomas, con un magnifico sorriso e il microfono in mano. Dietro di lui quattro tecnici di ripresa, pronti a filmare l’incontro.

Olga non riuscì a dire una parola, sentì il cuore mancare, e cadde per terra senza vita. Il tutto venne mandato ovviamente in diretta, con notevole rialzo nella media di ascolti.

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Discussioni

    1. Grazie per il commento.. in effetti la vecchietta senza compagnia è un problema sociale.. come lo è la televisione violenta, sempre a caccia di audience..

  1. Ogni tanto si trova ancora qualcuno che dice (e scrive): “accendere il televisore” e non la televisione. Dettaglio a parte mi è piaciuto come hai mostrato la solitudine di Olga e la barbarie di questi reality. Il finale cinico è perfettamente in linea. Ancora una volta bravo.

  2. Ho letto il titolo, ho pensato alla poveretta e a una tragedia, poi mi sono ricreduta perché mi hai confusa con la trasmissione televisiva, poi mi sono ricreduta di nuovo e finalmente. C’è tanto in questo tuo racconto, tanta solitudine e molto cinismo, c’è attualità. Bravissimo.

        1. Non lo conosco, ma ho visto adesso la trama su wikipedia: terribile..!!!