La paura

Serie: La bugia


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: .

Daniele entrò in cucina con il telefono in mano. Aveva un’aria distratta, come se stesse ancora elaborando una notizia appena ricevuta. Ma poi lo guardai meglio: quel sorriso, quel modo di tenere il telefono, come se fosse qualcosa di prezioso, quasi lo tradivano. Mi appoggiai al lavello e continuai a sciacquare le tazze. Aspettai.

«Hanno chiamato quelli della rivista,» disse. Posò il telefono sul tavolo con un gesto che voleva sembrare casuale, ma che tradiva un po’ di agitazione.

«Quale rivista?» chiesi, senza voltarmi, lasciando che le mani continuassero a muoversi nell’acqua tiepida.

«La Letteratura Nuova. Mi vogliono giovedì sera a un evento. Ci saranno altri autori emergenti, editori, agenti… gente importante.»

C’era entusiasmo nella sua voce, ma trattenuto, quasi come se non volesse condividerlo del tutto con me. Era qualcosa che doveva rimanere suo, e io l’avevo capito prima ancora che finisse di parlare.

«Fantastico» dissi, tenendo il tono leggero, come se non mi importasse più di tanto. «A che ora dobbiamo essere lì?»

Ci fu una pausa. Non brevissima, non lunghissima, ma abbastanza per capire che qualcosa non andava. Quando mi voltai, Daniele era seduto al tavolo. Le mani erano intrecciate davanti a lui, lo sguardo basso, come se stesse cercando le parole giuste.

«Chiara…» iniziò, ma la frase si spense subito.

«Non vuoi che venga.» Non lo dissi come un’accusa, né come una domanda. Era una constatazione, quasi una conclusione inevitabile.

«Non è questo» si affrettò a dire, alzando le mani. «È solo che… sarebbe meglio se andassi da solo. Per farmi conoscere, per sembrare più autonomo, capisci?»

Annuii, più per dargli tregua che per reale comprensione. Mi voltai di nuovo verso il lavandino, lasciando che il silenzio si allungasse. Continuai a lavare le tazze, più lentamente questa volta, come se qualcosa in quel gesto potesse darmi il tempo di pensare.

«Va bene» dissi infine. Mi girai verso di lui e sorrisi, un sorriso che sapevo sarebbe sembrato autentico, anche se non lo era del tutto. «Hai ragione. È il tuo momento.»

Daniele si rilassò, come se avesse aspettato un’esplosione che non era arrivata. «Grazie» disse, quasi con sollievo. «Lo sapevo che avresti capito.»

Prese il telefono e uscì dalla cucina. Lo sentii parlare nel salotto, la voce allegra, sicura. Quella sicurezza che non aveva mai avuto prima di conoscermi. Una sicurezza che avevo costruito io, pezzo per pezzo.

Rimasi in piedi davanti al lavandino, fissando l’acqua che ora era sporca e tiepida. Poi mi lasciai scivolare a terra, appoggiando la schiena al mobile. Le lacrime arrivarono senza rumore, senza che nemmeno me ne accorgessi. Non mi preoccupai di fermarle.

Era stato tutto opera mia. Quel coraggio, quelle parole che adesso portava nel mondo come fossero sue. Ogni frase che avevo aiutato a mettere insieme, ogni dubbio che avevo dissipato, ogni volta che gli avevo detto «puoi farcela» mentre lui vacillava. E ora Daniele voleva andare da solo.

Non c’era rabbia. Solo un vuoto, un senso di perdita che non riuscivo a mettere a fuoco. Rimasi lì, sul pavimento, con il respiro che mi tremava in gola e le mani fredde.

«È il suo momento» sussurrai a bassa voce. Ma non ci credevo davvero.

Serie: La bugia


Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Molto toccante questo episodio, direi doloroso. Il gesto del lavaggio delle tazze esemplifica con poco tutto il dissesto emozionale, il vuoto e la crepa di quei pochi istanti che si dilatano e attraversano la narrazione in più dimensioni, incupendone i tratti e le luci. Tutto accade con pochi cenni e con dettagli impercettibili dove si nasconde “quel senso di perdita” che non era facile da mettere a fuoco, ma che la tua scrittura definisce nella giusta intensità, senza gridarlo, avvicinandosi alla stessa prospettiva del personaggio ferito.

  2. Esiste una patologia precisa per spiegare il comportamento di Chiara, ovvero la “Sindrome della crocerossina” o “Sindrome di Wendy”.
    Continuo a sperare che lei, in qualche modo, riesca a rinsavire, ma tutto sembra portare ad un finale molto poco felice. Mi auguro solo che non sia tragico.