La piazza dorata
Di quanto fosse bella quella piazza, non se n’era mai accorto. La luce calda del tramonto che riverberava sul lastricato ambrato lui non l’aveva mai nemmeno notata.
Da anni ci passava ogni sera, tornando a casa, ma della bellezza di quel luogo non si era mai curato. Aveva negli occhi altra bellezza. Lei lo aspettava dietro la porta di casa e non c’era luce del tramonto che potesse reggere il paragone. Era bella, lo dicevano tutti: le gambe lunghe, i capelli lucenti quel suo modo di muoversi sempre a tempo. Ma era il suo sorriso che gli faceva pensare, ogni sera “che meraviglia che sei”.
Lei lo aspettava sulla porta, godendo del tramonto sulla piazza, costellata di persone, voci, mezzi discorsi. E ogni volta si stupiva di quanto lui non si accorgesse di nulla. Lo vedeva arrivare con il passo stanco che di colpo, non appena la intravedeva, accelerava. Arrivava sulla porta di casa quasi di corsa, si fermava e, quasi a spogliarsi da ogni strato di protezione, le rivolgeva il suo “ciao”.
Le coppie, nel loro parlarsi lingue agli altri ignote, custodiscono gelosamente un tono di voce segreto. Quello del primo buongiorno, dell’ultima parola prima di finire nei sogni. Con quel tono lui l’aveva salutata da sempre. Quel “ciao” riportava lui alla pace: era da lei, finalmente, e il mondo d’improvviso taceva.
Aveva ragione lei a dirgli che la piccola piazza era meravigliosa: quella luce, di cui non si era mai curato, riusciva quasi a calmarlo.
Quante volte lei gli aveva proposto di mettere un piccolo tavolino fuori, per starsene a chiacchierare le sere d’estate, riscaldati dalla luce dorata. Lui non aveva mai ceduto: sarebbero stati troppo esposti alle interferenze del mondo; preferiva il loro piccolo giardino sul retro, ombroso e ritirato.
Ora che il suo sorriso non si apriva più, avrebbe voluto indietro tutte le sere d’estate, per vederla sedere a quel tavolino, in balia della piazza e dei suoi colori, perdendosi nei suoi occhi, dimentico del resto del mondo, che il suo mondo era in quel sorriso.
Molto dolce. Non so se sia l’inizio di qualcosa di più ampio ma sarebbe bellissimo anche se invece fosse una conclusione.
Un racconto delicato e struggente: la piazza, il tavolino mancato e quel sorriso diventano un colpo al cuore.
Ottimo inizio! Trovo che le atmosfere che descrivi qui siano bellissime, è stato come ritrovarsi nella piazza. Complimenti!