La pioggia di ieri

Serie: Le storie di ieri


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Le scale

Se adesso piovesse, uscirei fuori. Dietro casa c’è un parco, ma è troppo piccolo – e io voglio sentire lo spazio.

Il rumore della pioggia copre i passi, sembra quasi di fluttuare. Sul grigio del marciapiede, sull’erba morbida, sulle parole non dette e sui minuti di solitudine. Fluttuo tra le onde delle emozioni, seguendo la corrente delle decisioni non prese. Da qualche parte, più avanti, mi aspetta o una cascata o il mare. Mi schianterò o continuerò a nuotare?

Mi fermo sotto la luce discreta di un lampione, timidamente nascosto dietro il ramo di un albero vicino. «Ciao!» gli faccio un cenno con la mano e sorrido. Lui risponde, riflettendo un mosaico di ombre monocromatiche sulla mia pelle. E le dita macchiate d’inchiostro non sembrano più così sporche. Sono solo il proseguimento di una storia incredibilmente interessante sul mondo notturno della città. È come se cercassero, da qualche parte nel buio, le risposte a domande stampate con una vecchia macchina da scrivere rotta sull’aria trasparente.

La carta brucia, la carta ingiallisce, la carta si può riciclare e distruggere – così come la mappa d’inchiostro nero delle lettere sulla sua superficie. Puoi tagliarla in singoli pezzi, come puzzle, e buttarla in un unico cestino. Quanti cestini del genere ci sono nella mia testa? Non lo so. Quando mi sento particolarmente triste, ne prendo manciate e le lancio in aria. E l’aria stessa mette le parole al loro posto. Come una nevicata sistema i suoi fiocchi. O la pioggia – le sue gocce.

Ho trovato il mio spazio. Peccato solo per una sera – finché il vento non porterà il temporale altrove. Forse anche lui pensa di avermi trovato – solo per una notte? Fino a quando la routine della vita umana non mi riporterà in un appartamento freddo, sigillandomi oltre il confine di una finestra allettante e accogliente. E le gocce pesanti busseranno tutta la notte contro il vetro, rimbalzando nell’eco malinconico del cuore. Perché le persone amano la pioggia solo nei dipinti, e nessuno immergerebbe la mano in una pozzanghera fangosa in mezzo alla strada. Anche se quella pozzanghera – è pioggia. Solo di ieri.

Ognuno di noi, col tempo, diventa “di ieri”. Non completamente, ma per qualcuno – per un tempo, un luogo, un evento. O una persona. E quest’ultima cosa è la più difficile. Ti senti come se la tua data di scadenza fosse passata, ma sei ancora vivo – e nessuno se ne accorge più. Resti là, indietro, in vecchie fotografie, nei messaggi eliminati, sotto un timbro rosso: «È stata un’esperienza molto utile!».

Continua...

Serie: Le storie di ieri


Avete messo Mi Piace3 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

    1. Grazie mille! Sinceramente non so se chiudere la raccolta. Ho ancora 4-5 belle storie da pubblicare, quindi forse ci sarà qualche aggiornamento.
      La mia frase preferita di questa storie è: “Perché le persone amano la pioggia solo nei dipinti, e nessuno immergerebbe la mano in una pozzanghera fangosa in mezzo alla strada. Anche se quella pozzanghera – è pioggia. Solo di ieri”.

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  3. Brava! Ottima pagina, scritta bene e con pensieri molto intensi. Mi piace la considerazione che oggi, per qualcuno, siamo “di ieri”, un qualcosa di sfiorato e lasciato andare. Apprezzo!!!🌹