LA PIRAMIDE DEL MEGALOMANE 

Serie: Le Venti Clessidre


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Dopo l'ennesima strage, rivendicata dai testimoni di Geo

Ramses II, secondo me, è stato il faraone più grande della storia perché non è stato secondo a nessuno meritando lo scalino più alto del podio classificandosi al primo posto tra i faraoni. Oggi verrebbe accolto con un prolungato applauso e ritirerebbe il primo premio dopo le classiche parole: “The winner is…….Ramses the Great”.

Il faraone si annoiava, la sua non era vita, tutto gli era dovuto e tutto gli era piovuto dal cielo; così nulla lo interessava. Non poteva comprare niente, non perché non avesse le disponibilità, perchè tutto era già suo, e ricomprarselo tecnicamente era impossibile. Una vita disgraziata la sua, e poi quella massima “gli ultimi saranno i primi”, lo preoccupava molto perché per la proprietà transitiva il primo sarebbe stato retrocesso all’ultimo posto in fondo a una lunga, lunghissima coda. Per precauzione, e per non rischiare grosso, decise di costruirsi una dimora dove soggiornare per la vita eterna, come avevano fatto i suoi predecessori, dove poter riposare nel silenzio più assoluto, quello tombale. La costruzione doveva essere inaccessibile, fortificata e doveva nascondere al suo interno immensi tesori in modo da garantirsi un soggiorno degno del suo lignaggio. La soluzione era la solita piramide, solo che doveva essere la più grande in assoluto, la piramide dei record, la piramide che doveva passare alla storia come quella del “megalomane”. Il costo non era un problema, il vero problema era vederla realizzata in tempo, prima della sua dipartita. 

Ramses si lanciò in un progetto folle: la piramide rovesciata. Il vertice doveva essere rivolto verso il basso – giusto per raggiungere agevolmente la cima -, ma a causa della forza di gravità, inevitabilmente, tutti i tentativi si rivelarono fallimentari. Oltretutto, la punta sprofondava nella sabbia e non era un bel vedere.Tutto intorno migliaia di schiavi avevano il gravoso compito di mantenere in equilibrio un così pesante manufatto; il più delle volte rimanevano schiacciati da una parte o dall’altra. Risollevare la piramide si rivelò un’impresa titanica e, come il Titanic, sprofondò. Vista la gravità del problema si ben pensò di togliere la gravità, ma la piramide sospesa, magari sotto vuoto, non era stata ancora inventata.

Qualcuno ipotizza l’utilizzo di un materiale superlativo per resistenza, durata, malleabilità, tutte prestazioni assicurate solo dalla kryptonite, ma ad oggi mancano le prove. L’ipotesi è un po’ debole e difficile da sostenere: per questo corro a corroborarla prima che Superman mi superi. Così tutti i progetti, più fantascientifici che avveniristici, vennero uno dopo l’altro accantonati. Non restava che riproporre la solita e collaudata piramide con il vertice al vertice e la base alla base (per il centro nulla cambia).  

La Sfinge, nel mentre, ha sempre mantenuto un atteggiamento enigmatico, non lasciando minimamente trasparire il suo pensiero: una vera faccia da Sfinge. Possiamo però intuirlo: “Ma quale piramide d’Egitto potrà mai reggersi sulla punta, non è mica una ballerina!”

Ahimè, solo l’inventore della pagina della Sfinge poteva decifrare il suo vero pensiero. Solo l’enigmista per eccellenza, Bartezzaghilon I, il capostipite di una lunga dinastia, lunga una settimana (enigmistica) poteva farlo. Noi, accontentiamoci dell’intuizione.

Ramses (Ramsete per chi preferisce italianizzare il suo nome per poi utilizzarlo come testimonial per una pubblicità subliminale di qualche acqua minerale), quando era libero dagli impegni, si recava sul posto per controllare l’enorme cantiere.

Una mattina, assieme a un valoroso generale, stava percorrendo il lungo Viale delle Venti Clessidre su di un carro da guerra, scortato da un drappello di una dozzina di militari armati su altrettanti carri decorati con i fregi caratteristici del faraone. 

Faraone: “Davvero una magnifica opera, degna della grandezza del mio regno. Neferrenpet (il visir) è stato di parola”.

Generale: “È proprio il caso di dirlo, Neferneferuaton è stato la carta vincente per il visir, le venti clessidre resteranno per sempre un’opera d’ineguagliabile bellezza”.

Faraone: “Proprio un asso nella manica, chissà quale altra sorpresa avrà ancora il serbo (no, intendevo “in” serbo perché gli slavi non erano stati ancora riconosciuti dagli egiziani). Ultimamente non si vede molto a palazzo, ufficialmente Neferrenpet ha motivato le sue assenze in ragione d’impellenti e improcrastinabili impegni di governo non meglio precisati; dovrò indagare”.

In quel momento tutte e venti le clessidre iniziarono a ruotare contemporaneamente; erano le ore tredici e la testa di gatto di Miw lasciò il posto a quella di Anubi. 

Generale: “Che spettacolo incredibile, proprio da non perdere!”

Il faraone, con la consueta modestia: “Magnifico! La degna apoteosi per Ramses il Grande!”

Il volto del faraone s’illuminò d’immenso, il suo ego smisurato era pienamente appagato. 

Faraone: “Oggi avverto una sensazione strana, mi sembra che il tempo rallenti!”

Generale: “È solo una sensazione la sua. Lungo questo viale il tempo non si ferma mai perché le clessidre segnano sempre l’ora esatta, spaccano il minuto con precisione assira (quella svizzera non era ancora affidabile) e come vede tutte e venti hanno girato in perfetta sincronia. Oggi vi vedo particolarmente eccitato e di buon umore, so che avete partecipato alla cena elegante dell’oligarca”.

Faraone: “È stata una serata piacevole, ragazze velate e anche svelate hanno allietato gli ospiti con balletti su dei cubi a ritmo di una musica barbara”.

Generale: “Non sapevo della presenza della figlia Barbara”.

Faraone: “No, era da solo, anche se accompagnato da tante sue amichette. Lui ci ha intrattenuti con un’eleganza e una raffinatezza uniche, dimostrando un’arte oratoria invidiabile. I suoi racconti spaziavano tra il serio e il faceto, più faceto che serio per il vero. Tra un racconto e l’altro era solito ripetere la stessa frase:

“E adesso avanti con il bunga bunga!” E così avanti fino a tarda ora. Non sono in grado di ripeterti le storielle divertenti che ha raccontato e che hanno entusiasmato tutti i presenti, però una la ricordo perché nessuno ha riso: sarà stata l’unica seria, te la racconto. 

È l’ora di cena e la moglie del Faraone Akhenaton era seduta al tavolo con il marito e i sette figli:

“Ankhesenamon, figlio mio prediletto, hai visto un gatto?”

“No, mia madre Regina, non l’ho visto”.

“Neferneferuaton, secondo figlio prediletto, hai visto un gatto?”

“No, madre mia e Regina, non l’ho visto”.

“Neferneferura, terzo mio prediletto figlio, hai visto un gatto?”

“Nemmeno io, Regina madre”.

Poi, rivolgendosi agli altri figli spazientita:

“Tasherit, Merytaton, Setepenra, Maketaron, nessuno di voi ha visto un gatto?”

Tutti e quattro in coro: “Non abbiamo visto un gatto, madre e moglie del nostro amato faraone Akhenaton”.

“E tu, mio grande faraone, non hai visto con i tuoi divini occhi quello che ha visto la tua Regina consorte, uno splendido gatto?”

Il faraone: “No, non ho visto un gatto, a meno che non sia quello servito nel piatto!”

La regina: “Stlano, eppule mi è semblato di vedele un gatto!”

Faraone Ramses: “Che strana storia, vero? Nessuno ha riso. Lui, dopo un attimo di stupore per quell’inaspettato silenzio, ha nascosto l’imbarazzo con un ampio sorriso per poi continuare col solito bunga bunga”.

Generale: “Convengo, una storia davvero particolare, non trovo una chiave di lettura logica; forse nasconde qualche secondo fine che noi egiziani non riusciamo a cogliere”. 

Faraone: “Forse era un omaggio all’anno del gatto (Year of the cat – Al Stewart)”.

Generale: “Noi il gatto lo onoriamo, non lo cuciniamo”. “Una curiosità, chi era la faraona?”

Ramses impassibile: “NeferTITTI“.

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Mancava poco per la spianata di Giza, o era la spianata di Gaza? No, quella è la striscia di Gaza (se vogliamo fare una battuta “sterile” era la striscia di Garza), e la spianata è quella delle Moschee. Riprendendo il filo del discorso, i due erano giunti al punto come lo è chi è entrato in una famosa libreria (Giunti al Punto per l’appunto) a comprare il mio ultimo libro, solo che qui il punto era il cantiere della piramide. Fatto il punto della situazione, e dopo aver discusso della punta della piramide con un ingegnere vestito di tutto punto che non ha celato con una punta di sarcasmo tutte le difficoltà che si sono presentate puntualmente ad ogni stato di avanzamento dei lavori, di punto in bianco vennero interrotti dall’arrivo inaspettato, improvviso e improvvido di un messaggero della faraona che si sdraiò ai piedi del faraone in attesa di un suo cenno affermativo: aprir bocca prima significava perdere la lingua dopo. 

Faraone: “Parla messaggero, e che il messaggio sia breve e conciso se non vuoi essere circonciso”.

Messaggero: “Ricordati Ramses di ritornare per le 19, puntuale”.

Faraone: “Il compleanno del Gran Sacerdote, devo essere presente. Nefertari ha fatto bene a ricordarmelo”. Ramses passò l’intero pomeriggio in interminabili discussioni con le maestranze perdendo la cognizione del tempo, quando ad un tratto si ricordò del messaggio di Nefertari. Allora, si rivolse al generale: “Oggi il tempo è volato qui a Giza. La costruzione della mia piramide mi sta dando continui grattacapi. Tu, che hai una vista d’aquila, dimmi che ore sono?”

Il generale, dopo aver rivolto lo sguardo verso l’ultima delle clessidre visibili: “Le 18:30 in punto, mio sovrano”.

Faraone: “Ce la possiamo fare. Dobbiamo farcela in meno di un’ora. Per qualche minuto di ritardo non succederà il finimondo”. 

I due guadagnarono la via del ritorno: il Viale delle Venti Clessidre era diventato un moderno circuito dove poter riscontrare ad ogni chilometro l’esatto intertempo. Ramses non aveva più scuse: Nefertari non ammetteva ritardi da quando tutte le Venti Clessidre erano operative. 

 

 

Serie: Le Venti Clessidre


Avete messo Mi Piace3 apprezzamentiPubblicato in Umoristico / Grottesco

Discussioni

  1. Ciao Fabius, poterti rileggere, è come sempre un piacere. Questo sesto episodio mi è parso molto più fluido, rispetto ai precedenti, senza gincane. Direi un affinamento dello stile. Le battute divertenti, come al solito, non mancano. La trovata sulla Faraona NeferTitti, meriterebbe un premio.

    1. Dopo 10 giorni ci si risente. È stato un parto difficoltoso: manca la foto, del riassunto compare una riga sola – le altre si son perse -, la frase in corsivo doveva essere quella di NeferTITTI e non quella del faraone, sul smartphone si legge a 3/4 il testo. Ah annamo bene, proprio bbene!