La prima ombra
Erano nati insieme. Lui e Lei. Due facce della stessa medaglia. Due vite intrecciate da sempre. La loro amicizia era una cosa semplice. Parlavano con la naturalezza con cui respiravano. A volte non servivano nemmeno le parole. Nessuna esitazione, nessun sottinteso, nessun pudore. Era così da sempre, per loro e per tutti. Le emozioni erano chiare, dirette, trasparenti. Non c’erano filtri: come venivano dette così erano percepite.
Quella sera Lui era a casa, da solo. Seduto al tavolo della cucina ripassava gli impegni del giorno seguente. Erano chiari: tutto scritto, tutto detto. Tra le mani teneva una tazza d’acqua calda. Non c’era motivo di bere altro: nessuno mentiva neppure al proprio corpo. Il telefono vibrò, amplificando il rumore sul tavolo. Lui trasalì. Guardò il display. Il suo nome. Una chiamata impossibile. Dall’altra parte c’era la sua voce. Identica, ma incrinata. Come se sotto una superficie liscia ci fosse qualcosa di instabile, tremante.
«Sto bene» disse la voce. Ma il tono diceva altro. Non era vero. Una menzogna. Non nel contenuto: nel modo. Qualcosa che nel suo mondo non poteva esistere. Lui rimase immobile, incapace di articolare un suono. Era come toccare una superficie che dovrebbe essere liscia e invece è ruvida. La chiamata si chiuse senza attesa. Silenzio. Lui appoggiò il telefono e restò fermo, lo sguardo fisso. Non avrebbe detto nulla a nessuno: non sapeva cosa dire.
Quella notte non dormì. La mattina dopo vide Lei arrivare, come ogni giorno. Il solito passo leggero, un’abitudine di anni. Le loro conversazioni erano sempre state un fluire limpido: emozioni aperte, chiare, immediate. Se uno provava qualcosa, l’altro lo sapeva nello stesso istante. Quella mattina no. I loro sguardi si incrociarono e sentirono qualcosa spezzarsi. Una fessura. Una fenditura che non apparteneva al loro mondo. Una paura cruda serrò lo stomaco di Lui. Non timore, non vergogna. Paura primordiale. La sentiva salire verso la bocca, pronta a uscire e travolgere tutto. Ma niente. Rimase dentro, conficcata nella gola. Lei lo guardava, senza capire. Nessuno avrebbe potuto. Percepiva però che qualcosa era diverso. C’era un’ombra tra loro, un microscopico ritardo tra ciò che Lui provava e ciò che diceva.
«Ti senti strano?» gli chiese.
«No» rispose lui. La parola uscì troppo in fretta, come se scappasse. Non era una menzogna: era un istinto di protezione. Una fuga da una minaccia senza nome.
Da quel momento tutto cambiò. Quando Lei parlava Lui sentiva il corpo tremare, una pressione dietro lo sterno. Il suo sguardo non era più limpido. La guardava ma la evitava: non voleva essere visto. Tutti i loro discorsi quotidiani, i ricordi, le domande, erano diventati un terreno che Lui non riusciva più a controllare. Il suo comportamento fu notato. Non con sospetto, ma con inquietudine: non era più trasparente. Qualcosa sfuggiva. Lui provava qualcosa senza dirlo. Era una crepa che poteva diventare una catastrofe.
Fu convocato per un colloquio. Poche domande, riassunte in una sola:
«C’è qualcosa che desideri e non hai detto?» La risposta sarebbe dovuta uscire da sola. Come sempre per chiunque.Invece rimase ferma. Compressa. Viva.
«No» disse. Una sillaba breve, secca.
Fu la prima menzogna consapevole dell’umanità . Un tentativo disperato di proteggere ciò che era nato in Lui: la paura di guardarla negli occhi. Il pudore. La parte segreta che voleva custodire.
Uscì dall’edificio. Lei lo aspettava, come sempre. Ma Lui avvertì il gesto con un peso diverso, come se attraverso di Lei il mondo gli chiedesse chi volesse essere. Si guardarono. Lei non capiva. Per la prima volta tra loro c’era uno spazio che nessuno poteva vedere. Un’ombra. Un segreto. Il mondo restava uguale. Lui no.
E questo bastava per far iniziare qualcosa che non sarebbe più stato fermato.
Avete messo Mi Piace1 apprezzamentiPubblicato in Narrativa
Ciaoooo, il racconto mi è piaciuto moltissimo: le frasi brevi mantengono alta l’attenzione e incuriosiscono, spingono chiunque a leggere senza sosta, fino alla fine della storia, per scoprire altri dettagli. I miei complimentiiii!