
LA PRINCIPESSA DAI BIONDI CAPELLI
Daniela se ne sta alla finestra, senza capire. Il sole le illumina il volto, segnato da quel naso sottile, leggermente curvo verso l’alto, alla ricerca di chissà quale appiglio, per catturare chissà che nell’aria fresca e leggera di quella sera di fine estate.
Di fronte a lei, l’azzurro del mare si infrange contro l’orizzonte dello stesso colore, delineato dal cielo che ancor di più in quel momento, rende l’idea delle dimensioni sferiche della terra.
Lontana nello spazio, una pallida luna si specchia già nel mare, nonostante il sole, solo e incontrastato padrone del cielo, fosse ancora li ad illuminare il mondo.
Daniela era seduta sulla sua sedia, troppo scomoda per i suoi tredici anni di età, che la volevano là fuori, sulla spiaggia a scatenare gli istinti fanciulleschi.
Il viso è l’unica parte del suo corpo completamente abbronzata. Le sue gote sono nere, mentre l’attaccatura dei capelli lascia intravedere il bianco pallido della sua cute. Così abbronzata, i suoi lunghi capelli castani, sembrano ancora più chiari al confronto con la sua pelle e il suo sogno di essere bionda, anche solo per un giorno, non era poi così lontano.
Suo nonno aveva da poco lasciato la sua stanza. Anche la principessa, della favola che le aveva appena raccontato il nonno aveva i capelli biondi.
Lui la chiamava sempre piccola principessa e voleva raccontarle ogni giorno una favola, proprio come si fa ai bambini piccoli.
Lei non era più piccola, ma restare ad ascoltare il nonno nel suo racconto era fantastico. Cogliere in lui, nel suono rotto della sua voce, l’emozione di sempre, è troppo bello, meraviglioso, sublime.
Sa che il nonno, ormai prossimo ad abbandonarsi alla morte causa una grave malattia, rivive con lei la sua gioventù, tutti i suoi anni, attraverso quella favola, che Daniela sospettava da tempo, lui stesso scriveva la notte precedente.
Tutte quelle favole annunciano la vita, i sogni e l’amore trionfa sempre su l’odio.
Eppure lei continua a non capire.
Avrebbe voluto chiedere al nonno di raccontargli la vita, di farla crescere. “Ma se così facesse” si rispose più volte, “morirebbe con me la sua voglia di essere felice e tutti i suoi sforzi per rendere me una bambina felice, cadrebbero sfiniti come neve a terra, e come la neve al contatto del terreno caldo, si dissolverebbero.”
Lei sa e non capisce.
Sono i suoi amici gabbiani a raccontarle di ciò che si vive nel mondo, è il suo amico vento che le porta le novità, è il rumore del mare contro gli scogli che le annuncia ogni cambiamento.
La natura le parla, ne è certa, ed insieme si interrogano per ore. Talvolta arrabbiata con il mondo, la natura parla attraverso i temporali, i tuoni e solo quando lei, Daniela, riesce a calmarla con dolci parole, allora spunta il sole e il magico arco a sette colori.
La sua finestra è sul mondo, aperta, e come un antenna raccoglie ogni segnale.
Vuole gridare al mondo perché l’odio, perché la guerra, perché la droga, perché l’invidia, perché il male, perché così pochi arcobaleni e sorrisi, perché così pochi volti felici, perché questa corsa disperata verso la propria autodistruzione?
È la fine del giorno. Il sole si appresta lentamente ad abbassare i suoi raggi. Le onde del mare sono quasi nulle, e lei può sentirne il leggero fruscio della schiuma che accarezza gli scogli sotto la sua finestra.
Le sue narici catturano l’odore del sale. Respira a pieni polmoni, sorride felice al sole, che altrettanto sorridente si prepara a tuffarsi nell’azzurro mare.
La luna stiracchia le sue braccia ridestandosi dal sonno pomeridiano. Tra poche ore, sarà lei la regina della notte, il faro vigile sui sogni di Daniela, la principessa dai biondi capelli.
Alle stelle così piccole e lontane, il compito di decorare il nero della notte. “Tutto riesce ad essere così fantasticamente magico” pensava Daniela “nonostante tutto, nonostante l’uomo.”
Suo fratello Giulio di li a poco, passerà a darle un bacio sulla fronte in segno di buonanotte, ma da li all’ora del suo desio, passeranno ancora diverse ore.
Ma lui, allorché lei avrebbe spento la sua luce sul mondo per accenderla sui sogni, avrebbe dato inizio alla sua notte da sballo, alla sua notte da bambino di ventidue anni, da uomo con una sigaretta tra le dita, o con quella che tutti chiamano canna, con davanti un bicchiere colmo dove affogare dentro la propria stupida e debole personalità fallita, di uno che al mondo non ha da chiedere nulla, perché tutto possiede, che al mondo non ha da chiedere perché fermarsi e pensare costa troppo sacrificio, fermando un viaggio illusorio che non è vita.
Il sole le augura una buona notte, e la luna la saluta. Il vento accarezzandole il volto, le sussurra sogni d’oro, così come l’acqua del mare e i suoi amici gabbiani.
Alla mamma Francesca il compito di chiudere la finestra e metterla a letto. Le sue gambe sono troppo rigide e anche quelle promesse di un futuro normale, lo sapeva, altro non sono che favole, come quelle che le racconta il nonno, ma allo stesso modo, non vuole mettervi fine, per paura che sua madre possa perdere quella speranza di una vita per lei diversa.
Daniela piccola donna di tredici anni, la sua vita è già al di sopra del semplice vivere degli uomini, per cui nulla è mai soddisfacente, per cui mai nulla è tanto, per cui nulla vale un alzata di spalle e un sorriso invece che un pugno di rabbia.
Una partita falsata da un arbitro, una corsa sfrenata per avere una macchina più bella e un conto in banca più alto. Risse per un voto politico e spergiuri per salvare la propria falsità. Uccidere una vita per arricchire la propria, pensare per se e per nessuno, saper odiare le bestie essendo prima bestie degli stessi animali.
No. Lei vive oltre, nonostante tutto. Lei è la principessa dai biondi capelli d’oro.
Il sole è tramontato. L’orizzonte e parte del mare, si sono colorati di rosso. Il resto del cielo, si divide il blu scuro, il rosa ed il viola.
Tutto attorno a lei ora tace.
“Buonanotte mondo, a domani vita, mia felicità.”
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