La realtà galleggia

Serie: Prison Planet 001


“Occhio Freddo” disse il prigioniero, il volto in penombra non rivelava molto dell’espressione che, Ripley ne era certa, doveva somigliare molto a quei drogati di “Byte”, la droga digitale più diffusa sul pianeta. Li trovavi a vagare senza meta a qualsiasi ora del giorno e della notte in cerca di qualcuno da derubare per pagare la prossima dose: un esercito di carne senza cervello, solo bisogni basilari.

“L’hai visto di persona?” domandò la donna, sicura che il prigioniero non potesse più mentire dopo quello che gli era stato somministrato contro la propria volontà.

“Sì, due mesi fa.”

“Ne sei proprio certo? Lo conoscevi o è stato lui a dirti questo nome la prima volta che vi siete incontrati?”

“Lo conoscevo perché bazzicavamo nella stessa banda a Gertham Island, una decina d’anni fa.”

“Come diavolo è possibile?” si chiese la donna mentre nella sua testa gli ingranaggi si muovevano in fretta come i pistoni di una vecchia auto spinta alla massima potenza.

“Fa un freddo boia stanotte” disse Ripley mentre sfregava con forza le mani l’una con l’altra per placare gli schiaffi del gelo.

“Posso sempre riscaldarti come ieri notte, da dietro…” rispose un uomo che avrà avuto al massimo trentacinque anni, capelli corti, barba poco curata, viso squadrato e occhi quasi grigi capaci di scandagliare ogni angolo più remoto dell’anima.

“Kirk, se continui ti arriverà un calcio dritto nel l’unico punto che sembrerebbe funzionare a dovere. Concentriamoci su quei bastardi là dentro.

I due si trovavano sul tetto di una vecchia fabbrica abbandonata dalla Repubblica anni prima, quando ancora il pianeta non era tutto destinato alla detenzione di criminali provenienti da tutte le parti dell’universo conosciuto. Di fronte a loro un vecchio magazzino della logistica era diventato il fortino della banda di Vannini, bastardi della peggior risma che trafficavano “Byte” e armi rubate dai militari. Il pagamento era stato quasi del tutto anticipato, dovevano portare a termine la missione entro 24 ore, se non volevano fare la stessa fine dei loro obiettivi. La zona pullulava di telecamere, robot modificati per sparare a qualsiasi intruso senza domandare prima, un fossato per rallentare l’avanzata di mezzi di terra e cani robot pronti a fiutare la più piccola variazione di odore nell’aria, anche a chilometri di distanza.

“Te l’avevo detto: avremmo dovuto portare con noi il drone” sussurrò Kirk mentre si rimetteva a scrutare la zona con il binocolo termico, il viso contratto in una smorfia di concentrazione estrema.

“Pensi davvero che questi figli di puttana non abbiano un Jammer?”

“Probabile ma avremmo potuto sfruttare la situazione, in un modo o nell’altro: non credi?”

“Pensiamo ad una soluzione per tirarli fuori dal loro fortino del cazzo, una volta nel cortile potranno solo finire male.”

“Hai trovato la planimetria di questa merda?”

“Sto scandagliando la Rete in cerca di info ma è difficile, questa fabbrica è chiusa da almeno venticinque anni e nessuno pare più ricordarsi niente in merito.

Mentre le dita della donna si muovevano freneticamente sull’olotastiera del suo dispositivo da polso l’inconfondibile rumore di una sirena d’allarme tagliò l’aria in due penetrando nei timpani con violenza inaudita. Kirk non se lo fece ripetere due volte ed afferrò il fucile da cecchino con mirino termico e si nascose meglio che poteva dietro il muretto.

“Come hanno fatto a scoprirci?”

“Non lo so ma penso proprio non sia questo il momento di domandarselo: dobbiamo togliere le tende il più in fretta possibile se vogliamo salvarci il culo.”

Da quella notte non aveva più rivisto Occhio Freddo che, per un periodo, aveva creduto fosse morto quando erano stati costretti a dividersi nella fuga, forse anche lui riteneva possibile di esser stato venduto da Ripley e aveva deciso di porre fine alla questione una volta per tutte. La donna si alzò e si diresse a passo svelto verso l’uscita del bagno.

“Dove stai andando? Non mi liberi?”

“Magari domani eh? Non vorrei mica sentire la tua mancanza, sei proprio un bravo cantastorie” non lasciò modo di rispondere all’altro e richiuse la porta dietro di sé.

“Hai scoperto qualcosa?” chiese Alfred gracchiando come al suo solito.

“Quel bastardo là dentro dice di aver incontrato Occhio Freddo di persona.”

“E tu gli credi?”

“Devo per forza, la roba che mi ha fornito Fernando non permette a nessuno di mentire, nemmeno con tutta la forza di volontà del mondo. Questo non spiegherebbe come ha fatto a fuggire da quell’inferno di pallottole e granate; ad ogni modo, sarà incazzato e sappiamo entrambi quanto possa essere pericoloso uno come lui quando il sangue arriva nelle giuste quantità al cervello.”

“Cosa pensi di fare? Hai bisogno che faccia delle ricerche per te?”

“Dubito che potrai trovare qualcosa, nemmeno sulla Rete Nascosta, però puoi provare, se ne hai voglia” rispose la donna mentre afferrava il cappotto.

“Dove stai andando?”

“A far visita ad un paio di vecchie conoscenze” disse mentre prendeva una mitraglietta dalla rastrelliera accanto all’appendiabiti.

Serie: Prison Planet 001


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Discussioni

  1. Ciao Alessandro, l’introduzione del nuovo personaggio mi piace. Gli antagonisti sono di norma parte del passato, hanno ragioni per essere passate all’altro capo della barricata. Se Occhio Freddo e tutto questo, non vedo l’ora di conoscere le sue 🙂

  2. Ciao Alessandro, la storia mi intriga sempre più, non mi annoio mai nel leggerti e la curiosità sul seguito e tanta, soprattutto far la conoscenza di Occhio Oscuro… Ripley mi piace un sacco come pg, e i tuoi dettagli tecnologici denotano una tua ottima conoscenza… Ma ciò non mi stupisce, visto che la tua produzione non mi è nuova! Aspetto il prossimo episodio!