La Resa

Serie: Minerva


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Chiedo scusa se l'episodio precedente è stato corto e lapidario. Questo paragrafo è il momento in cui Minerva capisce di avere bisogno di aiuto. E' scritto in 3 persona perchè sta chiedendo pietà a se stessa.

Lasciare andare se stessi e gli altri è liberatorio. Accettare che non tutto è eterno, che amare non sempre basta. Deporre le armi ed accettare la resa. Si può sopportare tutto tranne la guerra contro di sé.

Sei lì nella tua testa che urli e implori pietà, non lo fai inginocchiata davanti a qualcuno, ma rivolgi la supplica a te, sei così stanca che non resisti più.

Prima ti sei punita nel corpo, quando ti sei accorta che ci impiega troppo a scomparire, infierisci con ancora più cattiveria dentro te. Ti definisci con le etichette che gli altri ti cuciono al petto, perché infondo non sai chi sei, maggiore è l’amore che provi per chi le appone più queste si imprimono a fuoco sulla pelle.

Il male che propaghi ad onda d’urto ha il suo epicentro in te, le vibrazioni che frantumano i rapporti sono l’eco del male che tu ti fai. Diventi la bestia che attacca con l’illusione di proteggere chi ami da te. Allontanandoli li salvi.

Ti consumi, punisci, mortifichi tanto che anche il corpo cede: svieni, tremi nel tenere un bicchiere, le labbra sanguinano per quanto le mordi. Stanca, sei solo più questo: stanchezza.

Hai così paura di toccare qualcuno di parlargli che ti imbavagli perché sei marcia, tutto quello che tocchi rischia di imputridire come te. Ma le responsabilità e il dovere ti reclamano nel mondo, allora indossi un bel sorriso ed inizi a leggere un copione, così facendo nessuno si può fare male o disturbare il tuo stare reclusa dentro la testa.

Paziente aspetti l’arrivo di qualcuno che ti doni dieci minuti di silenzio. È straziante l’attesa perché sei consapevole che non arriva nessuno. Perdi la voglia di spiegare a chi ti circonda, tanto a cosa serve se non vogliono capire se non ascoltano veramente se non ti vedono. Basta. Tregua. Hai finito le parole.

In mezzo al mare, le onde ti sbattono conto gli scogli la risacca ti spinge verso il fondale, batti le gambe per tornare in superfice, prendi un bel respiro poi ti travolgono di nuovo e rotei ancora sopra la sabbia, ti dimeni opponi resistenza all’acqua lei è più forte. Hai finito le forze, le creste del mare ti trasportano, l’unica soluzione è la resa.

Nel momento in cui gridi Resa per una frazione di secondo sei libera, si apre uno spiraglio di tregua. O tutto o niente, non hai un equilibrio perché tu per prima non possiedi un baricentro. Tutto è vissuto in modo incontrollato, confuso strabordante agisci e fai solo pasticci, non capisci come fai a farli allora cerchi di rimediare ma la situazione peggiora, sei risucchiata in un circolo che non sai fermare ti tiene immobile. Cerchi di scappare, mentre lo fai perdi il controllo pur di liberarti, altri danni.

Porosa trattieni tutto, lo trasformi in blocchi di cemento che usi per erigere muri ancora più alti. Una catasta di pensieri dismessi tappezzano il pavimento della testa, analizzi maniacalmente tutto alla ricerca di dettagli, fantastichi, la paranoia si insinua non c’è riposo né tregua sempre in movimento. Giri su te stessa. Alcune volte hai così tanta rabbia che vuoi spaccare ogni cosa per il solo gusto di sentire il rumore la musica che produce il devasto. La rabbia la urli a squarcia gola, ma ti senti solo tu, gli altri vedono la calma della dolcezza.

Tu sei la cattiva, tu hai distrutto se solo provi a contraddirti escogiti una nuova punizione per zittirti. Non meriti amore perché non sai amare se provi a dimostrarlo lo fai nel modo sbagliato, non sai dare, non vali abbastanza per lottare nessuno rimanere fino a vincere la guerra che gli fai. Nemmeno tu però hai retto alla battaglia, ad un tratto hai deciso di ritirarti ma una mano ti ha afferrato da dietro prima di farti uscire dal campo. Non sai chiedere aiuto

Non vuoi più stare nel mondo, come ti muovi sbagli se segui l’istinto sei fregata se ti fidi della razionalità sei fottuta, perché tu sei sbagliata. Un fallimento, uno spreco di spazio nel mondo, puoi impegnarti quanto vuoi ma della tua vita non farai mai nulla di più che fallire. Non hai costruito nulla, solo sogni e cazzate insegui quando apri la mano trovi lucciole morte. Non sei niente.

Non sei mai sufficiente. Ti togli, ti privi di qualunque cosa, dai così tanto che ti ritrovi senza nulla da offrire a te. Non basti mai a nessuno.

Dentro imperversa la guerra. Sei il giudice il boia la platea di te stessa, per quanto provi a scappare chiedere tregua non lo fai, continui a massacrarti. Un lavandino in cui l’acqua soccorre ma non si riempie mai ecco cosa sei.

Basta. Qualcuno fermi il vorticare della mia vita, mi tiri fuori dalla testa l’aria si è fatta irrespirabile. Sono esausta.

Ho perso l’unica persona che vedeva il meglio di me, il luogo del riposo ora che non c’è più io esito ancora?

Si impara a sopravvivere senza pezzi di sé, ci si abitua all’assenza al dolore che provoca, quando diventa insostenibile ti siedi nel centro di un ricordo; l’entrare dal tettuccio di un maggiolino perché si erano lasciate le luci accese, l’andare in bici al mercato ogni martedì mattina.

Ti complimenti con te stessa, hai vinto ti sei annientata. Puoi correre veloce quanto vuoi ma riesci sempre a catturarti.

Una soluzione c’è per fermare il circo.

Serie: Minerva


Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Leggendo tutti gli episodi fino a qui, La Resa, comprendo che la protagonista fugge da se stessa più che da un fattore esterno, forse c’è ma non è ancora esplicitato del tutto. La fuga, la rabbia, la punizione di sé nel corpo e nello spirito, la privazione, la maschera cucita a forza sul viso e nei comportamenti ogni giorno, una pesante condizione da controllare emotivamente che la conduce all’idea di liberazione (la vera resa). Il mio apprezzamento è per lo stile veloce, che torna indietro a momenti per soffermarsi su particolari dell’animo, correlandoli all’ambiente e le domande che la protagonista si fa, quelle banali ma che evocano lo stato d’animo in cui si trova, dare peso a cose che spesso non vengono notate (tutto si amplifica), ad esempio il dondolare delle anatre sull’acqua.

    1. Per il fattore esterno c’è un racconto che, purtroppo per un errore di distrazione, verrà pubblicato come 5episodio quando in realtà dovrebbe precedere la Resa.
      Sono felice che ti sia piaciuto lo stile veloce, ed il fermarsi sui dettagli, li ho scelti per trasportare il lettore nel vortice e nello stordimento della testa di Minerva. Tutto il mondo intorno a lei si muove a una velocità quasi fermo immagine mentre dentro va così rapido che non ha più nessuna percezione.

  2. Cavolo…davvero “potente” questo episodio. Un susseguirsi di metafore efficaci e fortemente esplicative, la protagonista getta la maschera ammettendo le ragioni dei suoi comportamenti che la fanno allontanare da tutti, che la portano ad autopunirsi, ed infine getta la spugna.
    “puoi correre veloce quanto vuoi ma riesci sempre a catturarti”, davvero una frase emblematica.