
La rinascita di una formica – pensieri sparsi
Sotto lo scroscio battente di un temporale estivo Formichina cercava riparo. Trovato un sassolino a forma di ombrello, vi si rannicchiò sognando il caldo abbraccio del sole che sarebbe sopraggiunto. Una doccia improvvisa la svegliò dai suoi sogni. Dove era finito il sassolino? Pioveva ancora. Si rimise in cammino. Cercava un altro riparo. Ecco un gradino. “Se salgo” pensò “mi bagno. Se rimango qui mi riparo dalla pioggia, poi continuerò il mio viaggio”. Si assopi. Un rumore improvviso e una folata di vento la spinsero lontano. “Dove sono?” si domandò. Era intontita. Vedeva tutto verde. Un profumo la richiamò alla realtà. Era arrivata. Non capiva esattamente come, ma era arrivata. Era arrivata nel suo mondo. Era stata riportata a casa dai suoi sogni. Iniziò a muoversi tra l’erba e a chiamare. La sua famiglia la sentì e rispose. Le voci si unirono. Si trasformarono in un filo sottile e robusto. Su quel filo camminavano i loro cuori. Formichina ringraziò l’universo per averla aiutata a tornare dove il cuore è di casa.
Una dolce musica vibrava nell’aria. “Da dove arrivava?” si chiedeva Formichina. Si lasciava guidare ipnotizzata da quel dolce richiamo. I suoi passi leggeri fra l’erba umida del mattino accompagnano Formichina nei pressi di un albero cavo. La musica diveniva più forte. Si affacciò. Chiese permesso. Una Coccinella l’invitò ad entrare. La scena che le si presentò era stupefacente. Coccinelle suonano pianoforti a coda e note leggere vibravano nell’aria. Formichine accompagnavano quel gruppo di pianisti con chitarre e ukulele. Tutti vestiti a festa. “Che cosa festeggiavano?” si chiese. Improvvisamente il silenzio. Una giovane formichina si avvicinò al microfono. Confidò emozionata i suoi sentimenti ai presenti. Era il suo compleanno ed era molto felice di avere una grande famiglia tanto unita anche quando era lontana. Ringraziò tutti per la bellissima festa, un ricordo meraviglioso che l’accompagnera’ per tutta la vita.
Un compleanno, una festa, un anno in più. Formichina dedicò la sua giovane vita al lavoro e a rendere felici le Formichine meno fortunate. Si preoccupava di non offendere e talvolta si lasciava offendere. Quante parole dette e non ascoltate. Quante parole ascoltate e non ricambiate. Parole sognate e sogni rinchiusi. Sogni liberati e parole ferite. Formichina sognava e finalmente si decise ad emettere un suono preciso. Un suono che venne sentito dal mondo sordo. Sordo di sentimenti onesti. Sentimenti onesti chiusi in un guscio di paura, di superficialità, di menefreghismo ed egocentrismo. Era arrivato il momento di rompere quel guscio. Il guscio verrà rotto dal desiderio di vivere. Un compleanno, un anno. Le foglie calpestate in una giornata d’autunno erano tante quante le parole sussurrate e mal sentite. Le parole dette al vento e volate via nell’azzurro del cielo erano tante quanti erano i pensieri aggrappati ad esse. Formichina si aggrappava a quei pensieri e si lasciava trasportare nel vento. Non passerà un altro anno senza aver raggiunto l’obiettivo determinato! La vita era troppo importante per non viverla!
Che cos’erano quei rumori? Si chiese. Erano ali sbattute con forza. Qualcuno cercava di volare. Erano signore Galline che giocavano sull’aia. Sembravano felici di scorazzare su quell’immensa aia sotto il sole primaverile. Il Gallo del pollaio le guardava divertito come un padre guarderebbe le figlie giocare dopo la scuola, dimentiche di quell’interrogazione spaventosa e dei compiti ancora da eseguire. Aveva proprio un’aria altezzosa quel Gallo. Chi si credeva di essere? Il padrone? Certo era il padrone di casa, ma non era solo. Dieci Galline e venti o venticinque Pulcini abitavano con lui. Non li contava più. Io ero Formichina e speravo non mi calpestassero con le loro zampe. “Ahio.. Ma cosa è successo? Piove granturco?” urlai, ma nessuno mi sentì. Era arrivato il signor Contadino. Era l’ora di cena. Granoturco ai Polli, una ciotola di pane e minestra per il signor Cane. Il signor Cane si meritava proprio una cena da leccarsi i baffi: era buono e stava sempre attento a non calpestare gli insetti, sapeva che non eravamo cattivi, abbaiava solo quando vedeva umani estranei avvicinarsi al casolare. Loro si che erano sospetti. Non si curavano della loro stessa specie, perché dovrebbero curarsi di specie diverse? Ma arriverà il giorno il cui pagheranno il male fatto e allora piangeranno. Diventeranno tutti poeti. Già! Poeti maledetti. Io pregavo affinché il mondo si salvi dalla catastrofe. Affinché le Galline abbiano la loro rivincita. Vivano i loro problemi e le loro gioie in famiglia, senza che l’umano ci metta il becco. Affinché il Cane diventi amico del Gatto e insieme formino la migliore squadra anticrimine del mondo. Se il mondo sarà gestito dagli animali, non ci sarà bisogno di polizia ne guardie, perché la violenza non sarà un gioco e il gioco sarà pace.
La laboriosità è uno stile di vita ben conosciuto dalle Formiche. La fatica è sempre stato un problema passeggero e superabile. Ogni giorno porta conoscenza di se stessi e forza interiore per proseguire il cammino. Cresceva l’empatia verso il mondo. Cresceva la paura. I sogni di gioventù cambiavano o si facevano più nitidi. Formichina camminava per il mondo, respirava l’aria condivisa, eppure sua. Viveva ogni giorno un sogno nuovo. Osservava gli abitanti del bosco. Sentiva i rumori intorno e memorizzava gli odori del sottobosco. Pensava ad un mondo felice. Il mondo felice di Formichina era quello della sua infanzia, quando suo padre si occupava di lei e lei si sentiva sicura. Sicura di vivere in un mondo tutto da conoscere. Conoscere un mondo che si apriva ogniqualvolta usciva di casa. E anche in casa.
Suona il telefono. Chi sarà? “Pronto? Si. Ciao. Che piacere. Quanto tempo è passato? Come stai? Una proposta di lavoro? E anche di vita? Spiegati…” Formichina ascoltava incuriosita. Piacevolmente incuriosita. La sua amica d’infanzia si era ricordata di lei dopo tanto tempo e le stava proponendo di realizzare quel sogno accantonato nel cassetto della memoria. Ascoltava e annuiva perplessa. “Perché perplessa?” si chiedeva, mentre ascoltava quella voce che era diventata quasi sconosciuta. Da bambine erano molto unite. Ogni tanto bisticciavano, ma poi si cercavano ed erano felici. La vita le aveva allontanate. Ora il destino le riuniva? Formichina decise di darle un appuntamento. Impegni impedivano di vedersi? “Va bene. Ci collegheremo via internet”. Per fortuna era stato inventato internet che facilitava le comunicazioni interpersonali. Era necessario però fare attenzione a non allontanarsi con la scusa che internet avvicina. Per ricominciare un’amicizia va bene. Ci si vedeva e si parlava. Ci si scambiavano idee. Si pensava. Si progettava. “Attenzione Formichina! Rimani coi piedi per terra! Volare con la fantasia è più saggio!” mi sarei dovuta consigliare. Sarebbe stato meglio pensare prima di prendere il volo. La formiche non avevano le ali. Potevano solo camminare. Nel mondo c’erano demoni travestiti da amici. Si intrufolavano alla festa della vita e invitavano a ubriacarsi. Anche le parole ubriacavano. Miravano ai punti deboli. Era necessario rafforzare le proprie difese.
Era una giornata di primavera. Il bosco brillava di una dorata rugiada. I raggi del sole illuminavano i fili d’erba e le foglie degli alberi manifestando la magia della vita che rinasce. Formichina camminava veloce sul terriccio umido del sottobosco. Una voce attirò la sua attenzione. Si guardò intorno. Era un’altra Formichina che, accortasi di lei, voleva presentarsi. Cominciarono una lunga chiacchierata e un’amicizia magica. Magica come la primavera. Una primavera che preannunciava un futuro roseo per due anime che si incontravano quasi per caso. Un caso voluto dal destino.
Un fruscio di foglie tutto intorno a lei. Voci da lontano e rumori di festa. Direzione: quella quercia laggiù. Una grossa quercia nasconde una cerimonia. Gli invitati sorridono educati. Lo sposo si era stampato addosso un sorriso di circostanza. Nessuno notava il sorriso triste della sposa. Lo sguardo cercava tra gli invitati un alleato. Non lo trovò. Il prete continuava a parlare fingendo che la sposa fosse timida e l’emozione le impediva di rispondere. Quella classica domanda dalla risposta scontata! Non c’era nulla di scontato in quella risposta! Da quel semplice suono dipendeva la felicità o l’infelicita’ delle persone. Nessuno si accorgeva che non veniva pronunciata? O fingevano di non accorgersene. La prassi voleva cosi. Interrompere una cerimonia era imbarazzante. C’era chi aveva calcolato tutto. La farsa continuava. E io ero solo una Formichina. Quattordici anni di lavoro, viaggi, risate con gli amici e con i parenti fingendo che tutto andava bene. La vita era teatro e il teatro si prendeva gioco della vita. Gli esseri viventi erano veri. Non erano maschere. La maschera un giorno cadrà e tutto apparirà nella realtà. Ritrovarsi nello specchio della propria vita e rivedersi rinascere. Rinascere per capire. Capire per ammirare. Ammirare il realizzarsi dei sogni e determinare di migliorare il proprio mondo sentendolo parte dell’universo! Camminare lungo la strada buia e, passo dopo passo, le luci si accenderanno. Luce dopo luce un’ombra nuova apparirà. L’ombra del passato lascia il posto al futuro. Formichina intonò un ritornello. Un’altra risponde. Due, quattro, dieci, cento formiche cantano gioiose. Il mondo si illumina. La vita rinasce.
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