
La roulette russa
Serie: IL TRENO DELLE ANIME
- Episodio 1: Il piano – 1
- Episodio 2: Il piano – 2
- Episodio 3: Sabato 29 marzo
- Episodio 4: L’incontro con la madre
- Episodio 5: Il processo e il carcere
- Episodio 6: Mario
- Episodio 7: Lo scarafaggio
- Episodio 8: La proposta
- Episodio 9: La prova
- Episodio 10: Il concerto
- Episodio 1: Il sogno
- Episodio 2: Sara
- Episodio 3: Il Santo Graal
- Episodio 4: Michele
- Episodio 5: Il professore
- Episodio 6: L’incontro con Gigi
- Episodio 7: L’inquisitore
- Episodio 8: La rabbia di Nico
- Episodio 9: La lupa
- Episodio 10: Gorka
- Episodio 1: Marie
- Episodio 2: La chiromante
- Episodio 3: La pergamena
- Episodio 4: L’ultima notte
- Episodio 5: Tonio
- Episodio 6: L’epilogo della storia di Nico e la storia di Manuel
- Episodio 7: Alex
- Episodio 8: Conchiglie e sassolini
- Episodio 9: La roulette russa
STAGIONE 1
STAGIONE 2
STAGIONE 3
Manuel vide un’auto che, con i fari, faceva segno di accostare e fermarsi.
«Chi sono questi? Saranno dell’esercito? Mah?»
Fermò il camion. Dall’auto scesero quattro persone e gli puntarono una pistola contro: erano gli stessi che lo avevano picchiato.
«Alza le mani e scendi.»
Manuel notò che adesso indossavano abiti militari. Lo portarono nella scarpata che fiancheggiava la strada.
«Cosa volete ancora? Il bambino sta bene e io sto andando via.»
«Ma pensi veramente che volevamo solo difendere il bambino? Noi vogliamo te… comunque per me resti un porco.»
«Che ve ne fate di me?»
«Le domande le faccio io: dove hai messo il carico?»
«L’ho buttato nel mare.»
«E pensi che ci creda?»
«Lo so, è difficile da credere… ma è andata così… non so perché l’ho fatto.»
«Quelle armi dovevo prenderle in consegna io e darle a queste tre persone… Non farmelo ripetere più. Che ne hai fatto del carico?»
«È andata come ho detto.»
«Qui siamo vicinissimi alla linea di confine. Di’ la verità, hai dato le armi a un acquirente migliore?»
«Non ho dato niente a nessuno. Lo giuro.»
«Ok. Apri la bocca… ti faccio un trattamento di favore.»
L’uomo appoggiò la canna della pistola sulle labbra di Manuel, ma la donna lo fermò e disse qualcosa in una lingua dell’Est.
«Questa bella signora vuole fare un gioco con te… forse durante il gioco parlerai.»
Manuel era terrorizzato. Guardò prima la donna e poi l’uomo, ma non chiese niente.
«Non illuderti, non sei il suo tipo. Inginocchiati.»
Manuel si inginocchiò e gli altri due uomini gli legarono le mani dietro la schiena.
«Alla signora non basta che tu muoia una sola volta.»
«Ho una sola vita… purtroppo.»
«La signora dice che si muore tutte le volte che abbiamo paura di morire, e lei è una professionista del terrore.»
La donna impugnò una rivoltella, fece girare il tamburo e la puntò alla tempia di Manuel. Lui serrò gli occhi, i pugni e trattenne il respiro, aspettando il colpo. Ma quando la donna premette il grilletto, sentì solo un click. Riaprì gli occhi.
«Sei stato fortunato, il colpo non era in canna… Parla: dicci cosa ne hai fatto delle armi e ti libereremo.»
«È una balla: mi uccidereste lo stesso.»
«Ti sbagli. Mantengo sempre le promesse… io…»
«Ma io non posso darti più le armi. Non le ho più, non le ho più.»
L’uomo che parlava in inglese fece un segno alla donna che impugnava il revolver, e la donna continuò il macabro gioco per altre sette volte, ma nessun colpo esplose. Manuel fu preso da una vertigine fortissima. Il coraggio lo aveva abbandonato e, se avesse avuto ancora il carico, avrebbe ceduto alle richieste dei suoi carnefici.
«Adesso basta giocare. Guarda: questo è un proiettile vero. Non vuoi collaborare e allora morirai… sul serio, questa volta, ma lentamente. La pagherai cara per quello che hai fatto… ieri hai ucciso anche uno dei miei migliori uomini… adesso lo raggiungerai.»
L’uomo lo colpì nell’arteria della gamba e scappò via insieme agli altri.
Manuel si trascinava su un fianco, tentando di raggiungere la strada, con le sue ultime forze, ma ricadde supino. Era solo, avvolto dal buio: il cielo e le stelle sopra di lui erano la sua unica compagnia. Iniziò a vaneggiare prima di perdere i sensi.

«Dove sei? Perché non mi aiuti anche adesso? Perché non ti sacrifichi ancora? A te piaceva tanto… Ti vedo, sai? Stai guardando che striscio come un verme… e ridi… ti sento… vorrei vederti prima di sprofondare… per prenderti a calci… no, non è vero… vorrei solo… abbracciarti.»
Si risvegliò in una tenda: sembrava un ospedale militare. Si avvicinò un dottore e gli chiese se parlava inglese. Manuel annuì.
«Ti è andata bene. Ancora poco e saresti morto dissanguato.»
«Chi mi ha portato qui?»
«Non lo sappiamo. Qualcuno ha visto due persone che ti hanno scaricato da un furgoncino e sono scappate via… qualche anima buona… non è poi così cattivo il mondo. Avevi soldi con te?»
«Avevo circa 30.000 grivna.»
«Per operarti sei stato spogliato, ma non abbiamo trovato niente… consideralo come un pagamento per il disturbo.»
«Ci mancherebbe…»
«Abbiamo estratto il proiettile dalla gamba, ma bisogna aspettare per una diagnosi precisa. Il proiettile ha solo sfiorato l’arteria femorale, ma ha procurato altri danni… devo dirtelo, potresti non camminare più con le tue sole gambe. Ci sono degli interventi che possono farti recuperare del tutto il loro uso, ma al momento qui non è possibile… il motivo lo capisci da te.»
«Va bene, dottore… Grazie.»
Manuel, attraverso la finestra, guardava le nuvole correre, cambiare forma e, a tratti, diradarsi: sembrava che volessero mostrare qualcosa.
“Hai visto che fine ho fatto? Forse non riuscirò a muovermi più con le mie gambe… Dovrò bere goccia a goccia il mio quotidiano, meritato martirio… perché non mi insegni come si fa? Tu eri bravo in questo. Come facevi se sei sempre stato un frignone e non credevi?… Eh, ma io ti ho sgamato, sai… tu ti appoggiavi alla tua smisurata vanità di martirio… eri talmente pieno di te che non avevi neanche bisogno di specchiarti negli altri… lo facevi in te stesso e ti illuminavi di immenso… fottuto figlio di un cane.”
Trascorse più di un mese. Quello che a lui era sembrato un ospedale da campo era un corridoio umanitario.
Manuel aveva riacquistato le forze. Zoppicava, ma riusciva a camminare con le sue gambe.
Si guardava intorno e gli sembrava di rubare, di prendere il posto che spettava ad altri. Cercava di rendersi utile aiutando in vari lavori, soprattutto aggiustando i mezzi di trasporto del centro, visto che in passato era stato anche un meccanico.
Un giorno, Manuel aiutava nella mensa. I profughi erano in fila. Lui riempiva i piatti e li distribuiva senza neanche alzare la testa; in fondo, a che serviva guardare? Erano le mani a chiedere. Sentì la voce di un bambino, alzò lo sguardo: vide Katia con in braccio Alex, quasi addormentato, e accanto a lei, c’era un’altra donna.
«Ciao, Manuel.»
Serie: IL TRENO DELLE ANIME
- Episodio 1: Marie
- Episodio 2: La chiromante
- Episodio 3: La pergamena
- Episodio 4: L’ultima notte
- Episodio 5: Tonio
- Episodio 6: L’epilogo della storia di Nico e la storia di Manuel
- Episodio 7: Alex
- Episodio 8: Conchiglie e sassolini
- Episodio 9: La roulette russa
La roulette russa è una di quelle cose che non riesco proprio a guardare nei film, mi fa troppa paura. E anche adesso, leggendo il tuo racconto, ho istintivamente chiuso gli occhi per un attimo😅🙈 continuavo a pensare che Manuel non sarebbe morto così, ma ho temuto lo stesso. E mi è piaciuto, alla fine, l’incontro con Katia e il bambino ❤️
Lo so, ho dato tensione all’episodio con la roulette russa, ma adesso Manuel troverà, per un po’, dolcezza e tranquillità. Grazie per il tuo commento, Arianna🙂❤️
Brutto colpo per Manuel! Il finale mi rincuora, anche se immagino che ci saranno altre prove per il nostro mercenario. Vediamo come va a finire. Alla prossima 😗
Sì, ci saranno ancora molte prove per Manuel, ma il peggio credo sia finito. Grazie per il tuo commento, Tiziana🙂❤️
Non fare la cattiva…. Dagli un po’ di respiro🤭🫶
Siìì, ma Manuel convolerà a nozze con Katia. Però questa cosa che sono cattiva con i miei personaggi me l’hanno detta anche le mie amiche🤔🤣