La sentenza delle tessitrici

Serie: Un destino (S)critto male


Dopo aver accettato l'invito delle Moire, io e Clara ci ritrovammo una di fronte all'altra, dopo giorni di ostinata lontananza.

Aiutai Clara ad alzarsi mentre sentivo il peso del suo sguardo.

«Non hai nulla da temere» precisai, per esorcizzare l’imbarazzo.

Clara si avvicinò appena. «Non hanno un aspetto rassicurante» sussurrò.

«Sono un po’ arcigne, ma proverò a farle ragionare.»

«Sei sicura che sia la mossa giusta? Potremmo scappare…»

Feci segno di no.

Avanzai qualche passo, poi mi rivolsi a loro con tono diplomatico. «Mi avete convocato e sono giunta. Clara può tornare a casa.»

Non ci fu risposta.

Le parole si infransero contro il loro silenzio impenetrabile.

«Siete in collera con me. Ho rovinato la vostra tela, ma volevo aiutare Clara. Ha sofferto abbastanza. Vi siete accanite troppo su di lei.»

Lachesi inclinò appena il capo. Il bastone che teneva vibrò, emettendo un suono profondo, stonato, come un’arpa che si spezza.

«Non amiamo e non odiamo. Tessiamo, tracciamo. Disegniamo percorsi senza giudizio né pietà.»

«Curioso…» replicai, trattenendo l’irritazione. «Alcuni vivono una vita senza un incidente. Altri, come Clara, inciampano su tragedie che si alternano a distanza regolare. Troppo precise per essere casuali. Troppo numerose per essere necessarie.»

Atropo parlò, con voce tagliente come le sue forbici.

«Ogni filo ha la sua forza. Alcuni scorrono docili nell’ordito, altri si impigliano, ma nessuno si spezza per caso. Quando un punto si lacera, è perché il disegno lo richiede. La trama ha bisogno di vuoti, di strappi, per dare forma alla luce. La bellezza dell’arazzo non sta nella perfezione, ma nell’equilibrio tra pieno e vuoto. Voi vedete il dolore. Noi, la struttura.» Poi sollevò le forbici verso di me. «Se una vita conosce più dolori, è perché regge più tensione. Se un nodo stringe, è perché altrove la stoffa rischiava di sfilarsi. Clara non è stata scelta per caso. Il suo tormento tiene unito ciò che altri avrebbero fatto a brandelli.»

«E se quella trama che proteggete con tanto zelo fosse, invece, intrisa di errori? Se nel nome dell’equilibrio aveste spento vite che potevano fiorire? Le vostre decisioni potrebbero essere ingiuste.»

Cloto sorrise appena. «Non esiste giustizia. Solo necessità.»

Mi mantenni calma. «Come posso placare la vostra collera?» chiesi infine.

Un silenzio ancora più grave calò fra loro. Poi Lachesi alzò il bastone e risposero in coro: «Riporta la mortale al suo destino, o puntuale giungerà il tuo declino.»

«Non posso» sussurrai.

«Pagherai per la tua arroganza» rispose Lachesi.

«E quale sarebbe il prezzo?»

Le tre sibilarono all’unisono: «Esilio… Tartaro.»

Clara mi fissò con gli occhi sbarrati. «Ho capito bene?»

Non le risposi.

«Tartaro?» insistette. «È uno scherzo? Non sono ferrata in mitologia, ma so che non è un posto per villeggiatura.»

«Devo proteggerti. Non ho scelta.»

«Proteggermi?» fece un passo indietro. «No. No, aspetta. Io non ti ho chiesto nulla, Sofia… Moirania… chiunque tu sia. Sei entrata nella mia vita senza chiedere permesso, e ora vuoi sparire? Come se tutto ricadesse sulle tue spalle? Accetta le loro condizioni.»

Le sue mani tremavano. La voce si incrinò. Si voltò verso le Moire, di scatto.

«Se sistemasse tutto, sarebbe libera? Vi basterebbe questo?»

Lachesi la guardò per la prima volta.

«La pena potrebbe essere più lieve, ma non potrà più tornare sulla terra o riunirsi alle sue sorelle.»

Clara si girò verso di me. Le lacrime brillavano negli occhi, ma non le lasciava cadere.

Presi le sue mani tra le mie con fermezza. «Non mi hai chiesto nulla. Ho seguito i suggerimenti del mio cuore e ho capito cos’è l’amore.»

Le sue labbra tremarono. «Non è amore, se ti porta via da me.»

Mi piegai e le sfiorai la fronte.

«Vivi.» La strinsi più forte. «La vita che meriti.»

Il bastone di Lachesi tintinnò.

«Cosa hai deciso, Musa?»

Clara si portò le mani alle orecchie. Anche per lei quel suono era insopportabile. L’abbracciai come se il mio corpo potesse proteggerla da loro, ma prima che potessero agire, le mie sorelle giunsero in mio aiuto. Discesero dall’alto come una spirale di luce e vento che, al contatto con il suolo, si scisse in nove forme distinte.

Calliope, fu la prima ad apparire avvolta in un manto porpora, il colore del potere e della parola. Avanzava con passi decisi. I suoi occhi severi si posarono su Lachesi, senza timore né deferenza.

Talia giunse subito dopo, come un alito di primavera. La veste le fluttuava attorno, intessuta di minuscole foglie che si muovevano con lei. Quando mi fu accanto, mi rivolse un sorriso incoraggiante, poi il suo sguardo si spostò su Clara.

«Non temere» mormorò strizzandole l’occhio.

Clara la riconobbe, e il suo volto si rassereno appena.

Erato seguì, come una scossa nel cuore. Il suo corpo irradiava una luce calda, simile a quella del sole al tramonto. Indossava una veste bianca con un drappeggio scarlatto annodato su un fianco. Ai polsi brillavano due bracciali d’argento cesellati, identici a quelli che le amazzoni portavano in battaglia.

Poi apparvero le altre, una dopo l’altra, come una processione sacra.

Melpomene, con il consueto abito scuro. Alla cintura portava, un pugnale dal manico d’osso, sobrio ma affilato. Il volto, bellissimo e imperturbabile, era segnato da un’espressione grave, come se avesse già previsto un finale tragico.

La veste color avorio di Euterpe si muoveva come piegata da una melodia udibile solo a lei. I suoi occhi erano chiusi, perché percepiva il mondo attraverso il suo udito.

Polimnia seguì, silenziosa. La sua tunica bianca sfiorava il suolo. Nessun gioiello, nessuna arma. Il volto era serio, assorto. Aveva il portamento di chi sa che il sacro non ha bisogno di essere spiegato.

Urania discese come una stella. Indossava una veste blu notte, ricoperta di punti di luce impercettibili. Le iridi sembravano riflettere costellazioni. Sul dorso, un arco intagliato in legno scuro, elegante e letale. Una faretra d’argento alla spalla destra.

Clio sbucò dalle nostre spalle. Incrociò lo sguardo delle Moire e abbassò gli occhi, non per rispetto, ma per disprezzo. Portava una veste ocra e nelle mani stringeva una corda dorata.

Terpsicore fu l’ultima ad apparire. Non camminava. Fluttuava. Il suo abito, color ambra ardente, brillava nei bordi come brace viva. Nella mano destra, stringeva una fiaccola che pulsava di luce, irregolare e viva.

Quando furono tutte lì, una linea si tracciò intorno a me e Clara. Invisibile, ma presente.

Le nove Muse, incarnazione del fuoco divino che crea, trasforma, ricorda e ama, si disposero al mio fianco. 

Davanti a noi, le Moire.

Serie: Un destino (S)critto male


Avete messo Mi Piace7 apprezzamentiPubblicato in Fantasy

Discussioni

  1. «Non esiste giustizia. Solo necessità.»
    Niente di più vero.
    Ardito ed erudito il paragrafo dell’ordito, per non perdere il filo l’ho riletto più volte, concludendo che hai tessuto un capolavoro.

  2. “Non mi hai chiesto nulla. Ho seguito i suggerimenti del mio cuore e ho capito cos’è l’amore.»”
    È vero Tiziana, il cuore in svariate occasioni ci fa dono dei suoi suggerimenti. Hai saputo rendere molto bene l’idea, i miei complimenti. ❤️ 👏
    P.S: ovviamente anche il racconto è molto, molto bello, ma questa frase mi ha colpito particolarmente. Bravissima! 👏 👏

  3. Credo che tu abbia superato te stessa. Costruito benissimo, uno degli episodi migliori. Commovente, suggestivo, e soprattutto fonte di riflessioni profonde. Quello che più mi ha colpita è l’effetto visivo che hai saputo dare alle scene. le vite e i destini visti come trame di una tessitura sono immagini pazzesche, mentre leggevo, le vedevo, ho addirittura immaginato di disegnarle, tanto mi sono sembrate potenti e vive. Gli abiti delle muse sono un latro pezzo forte. Insomma, ci ha davvero voluto fare un bellissimo regalo, un episodio denso di significato da assaporare con tutti i sensi.

    1. Grazie, grazie, grazie! L’episodio precedente, questo e il prossimo li ho pensati come un unico punto di svolta. Ci ho lavorato, e ci sto ancora lavorando, da giorni. Non riesco a pensare ad altro.
      Sono felicissima che sia piaciuto!

  4. «Ogni filo ha la sua forza. Alcuni scorrono docili nell’ordito, altri si impigliano, ma nessuno si spezza per caso. Quando un punto si lacera, è perché il disegno lo richiede. La trama ha bisogno di vuoti, di strappi, per dare forma alla luce. La bellezza dell’arazzo non sta nella perfezione, ma nell’equilibrio tra pieno e vuoto. Voi vedete il dolore. Noi, la struttura.»
    Non so perchè non mi da l’opzione commenta, quindi faccio copia e incolla perchè questo pezzo è meraviglioso e merita di essere sottolineato. Pura poesia. Bravissima.

  5. Hai creato una coreografia suggestiva con la descrizione degli abiti indossati dalle nove muse. L’intero racconto é intessuto di poesia e musicalitâ nel ritmo, che arricchisce le preziose trame ispirate, forse, dalle buone muse dell’arte letteraria.

  6. “Proteggermi?» fece un passo indietro. «No. No, aspetta. Io non ti ho chiesto nulla, Sofia… Moirania… chiunque tu sia. Sei entrata nella mia vita senza chiedere permesso, e ora vuoi sparire? Come se tutto ricadesse sulle tue spalle? Accetta le loro condizioni.» Applausi per Clara.

  7. Fantastico!! ♥️😍La descrizione delle Muse è pura poesia e il dialogo con le Moire intenso e inquietante. La vincitrice è Clara, non un’umana vulnerabile, ma una ragazza forte e dal cuore grande. Ti direi che questo è il tuo episodio migliore, ma in realtà sono uno più bello dell’altro. Tantissimi complimenti Tiziana!
    P. S. Questa storia merita di essere pubblicata.

    1. Ciao Melania, grazie di cuore. Le tue parole mi commuovono. I vostri commenti sono una piccola rivincita. Un anno e mezzo fa pensavo di mollare tutto… per fortuna qualcuno mi ha aiutata a superare il blocco e mi ha spinta verso Edizioni Open.
      Oggi quella persona si sorbisce tutte le mie paranoie e mi aiuta quando qualcosa non mi riesce come dovrebbe. Ma sono i vostri commenti e i vostri consigli che mi spronano a fare meglio.
      Per il momento, sono super felice così. ❤️❤️

  8. Bella la similitudine tra il disegno divino monoteista e l’arazzo delle tessitrici fatto di vite che reggono un equilibrio cosmico. Moirana, giustamente, non si arrende a ciò; sarebbe ridurre le persone che provano sentimenti a semplici pezzi di un motore. Vedo una guerra all’orizzonte, tra le Muse protettrici delle arti che danno emozioni e le Moire, più fredde e a loro modo calcolatrici. Bravissima, Tiziana☺️❤️❤️❤️

    1. Ciao Concetta, senza un vero conflitto le storie si appiattiscono. Tutti i personaggi che abbiamo imparato a conoscere finora saranno i veri protagonisti di questo scontro. Grazie per il commento 🫶💪