LA SFIDUCIA DI HECTOR

Quando esplose il velivolo sopra la periferia est di Parigi erano le nove di sera. Molte persone si trovavano giĆ  a casa per la cena. L’aereo cargo trasportava due ordigni nucleari di ultima generazione. La ricaduta di detriti radioattivi interessò un’area di alcuni chilometri quadrati. Subito scattarono le procedure d’emergenza, avviando un lockdown presidiato, con monitoraggio quotidiano dell’atmosfera e del terreno.

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Il profumo di caffè aveva invaso tutta la cucina. Adeline mise una tovaglia piegata a metà sulla tavola, preparò le tazze e chiamò il marito.

ā€œIl caffĆØ ĆØ pronto, Hector!ā€

L’uomo spense il televisore e si sedette, senza dire una parola.

ā€œPer fortuna avevamo fatto scorta la settimana scorsaā€ disse la donna con un breve sorriso.

L’orologio a muro fece un bip: segnava le otto di mattina, ed era il terzo giorno che i due non uscivano di casa.

ā€œBeh, che cosa ha detto il Presidente?ā€

Hector la guardò, posando la tazzina vuota.

ā€œE secondo te, io mi fido del Presidente?ā€

ā€œAllora perchĆ© guardi la televisione?ā€

L’uomo si girò ancora verso la moglie, trattenendo un gesto di rabbia; poi si versò dell’altro caffĆØ.

ā€œE cosa dovrei fare secondo te? Una corsetta fino al parco?ā€

ā€œSu, non arrabbiarti, Hector: siamo tutti nervosi con questa situazione.ā€

ā€œComunque sembra che l’emergenza stia passando. Nei prossimi notiziari dovrebbero essere più precisi.ā€

La donna sembrò rassicurata: ā€œlo sapevo, e poi il nuovo Ministro delle Forze Armate ha dichiarato che un simile incidente non accadrĆ  più. A me sembra una brava persona, e a te?ā€

ā€œBalle!ā€ gridò Hector ā€œquello l’hanno messo per raccontare un sacco di balle ai cittadini!ā€

Fuori il silenzio era quasi assoluto, interrotto soltanto dal passaggio di qualche elicottero ad alta quota.

Terminato il caffĆØ l’uomo si chiuse in camera a leggere Tolstoj: era l’unico modo per calmarsi un po’. La moglie sistemò la cucina e telefonò alla sorella che abitava in un’altra cittĆ . Le tapparelle erano tutte abbassate e le finestre sigillate con nastro adesivo da pacchi. CosƬ avevano raccomandato di fare, e cosƬ Hector aveva fatto, bestemmiando a denti stretti. La pioggia radioattiva poteva durare qualche giorno o qualche settimana, nessuno si sbilanciava troppo; era meglio essere prudenti e cercare di salvarsi la vita.

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Dopo sei giorni dall’evento il lockdown fu revocato: i leggeri venti e un paio di temporali avevano eliminato le scorie radioattive. A casa di Hector le scorte alimentari erano ormai terminate, ma volle aspettare un altro giorno intero, prima di decidersi ad uscire. Prima di farlo aveva sollevato la tapparella di una sola finestra e, con cautela, osservato la situazione all’esterno. La vita sembrava tornata alla normalitĆ ; nei due giorni precedenti grossi camion avevano girato per tutto il quartiere, spargendo un liquido disinfettante e ripulendo le strade con robusti spazzoloni. Auto della polizia pattugliavano l’intera zona interessata dall’incidente, cercando di prevenire eventuali azioni di sciacallaggio.

Così uscì dal garage alle sette di mattina a fare provviste, soprattutto alimentari: i negozi, però, avevano i magazzini quasi vuoti e aspettavano i furgoni con rifornimenti.

ā€œAllora, Hector, com’è andata?ā€ chiese la moglie appena lo vide di ritorno.

ā€œUno schifo totale: negozi quasi vuoti… organizzazione scadente… commercianti da quattro soldi!ā€

La moglie preferƬ non contraddirlo: ā€œtra qualche giorno andrĆ  meglio. Abbi un po’ di fiducia nel prossimoā€¦ā€

ā€œFiducia zero!ā€ gridò Hector tutto rosso in faccia ā€œnon puoi fare affidamento su nessuno: politici, militari, dottori.. tutti imbroglioni e farabutti!ā€

Poi uscƬ per calmarsi un poco e vedere com’era ridotto il suo piccolo orto, nel retro della casa.

Era giĆ  passato mezzogiorno quando il secondo velivolo esplose in aria, nel medesimo punto del precedente.

Hector ebbe appena il tempo di alzare lo sguardo, pensare ā€œma come ci si può fidare di questi disgraziatiā€, che un tremito gli percorse tutto il corpo, lo stomaco si contorse per la nausea, le gambe si piegarono e cadde disteso a terra.

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Discussioni

  1. Ciao Furio. Non ĆØ il tuo primo racconto sul tema e credo che questo denoti preoccupazione. Una preoccupazione che sicuramente attanaglia tutti noi.
    Il tema ĆØ attuale e tu hai scelto una strada percorribile per svilupparlo, ossia immaginando come ci si senta rinchiusi e sigillati, senza la libertĆ  in cui siamo cresciuti. La tensione nella coppia ĆØ palpabile e la si sente trasparire da dialoghi ben condotti. Il finale ĆØ il giusto espediente per spazzare via anche l’ultima speranza.

    1. Cara Cristiana, c’ĆØ un libro di Dick intitolato “Cronache del dopobomba” e descrive la vita di alcune persone dopo un ERRORE nucleare..! Finora la gran parte di noi vede la guerra solo al telegiornale, ma per quanto ancora..?