
La stipula
Serie: Anatomia sepolcrale di un sogno
- Episodio 1: L’arrivo e le altezze
- Episodio 2: Il coltello e i ricordi
- Episodio 3: Nel cuore della notte
- Episodio 4: Ombre rosse
- Episodio 5: Le parole nel buio
- Episodio 6: Il temporale
- Episodio 7: La visione
- Episodio 8: La rivista di poesia ermetica
- Episodio 9: La finestra dell’albergo
- Episodio 10: Il solletico dell’assassino
- Episodio 1: La prima accoglienza
- Episodio 2: Ingresso in camera
- Episodio 3: Prima di cena
- Episodio 4: Inizio della cena
- Episodio 5: L’arrivo a Praga
- Episodio 6: Vita con Edo
- Episodio 7: Delle carte utili e inutili
- Episodio 8: Col respiro spezzato
- Episodio 9: Primi mutamenti
- Episodio 10: Incontro con il direttore
- Episodio 1: L’invito domenicale
- Episodio 2: La sentenza
- Episodio 3: Riverberi dal pranzo
- Episodio 4: Il sonno di Edo e la telefonata
- Episodio 5: Dalla parte di Gustav
- Episodio 6: L’arrivo di Lara in albergo
- Episodio 7: Il rischio e l’abisso della fiducia
- Episodio 8: La sosia
- Episodio 9: La fuga e il rigagnolo
- Episodio 10: Primi barlumi di vertigine
- Episodio 1: Sola al mondo
- Episodio 2: Un faro nella notte
- Episodio 3: Battiti nel sole
- Episodio 4: L’inaugurazione
- Episodio 5: In sala Picasso
- Episodio 6: L’ingegnere astrofisico, Cleofe e un avvelenamento
- Episodio 7: Impulso di fuga
- Episodio 8: Diramazioni, rimpianti e incantamenti
- Episodio 9: Confidenze notturne di una cantante in crisi
- Episodio 10: La trappola
- Episodio 1: La stipula
STAGIONE 1
STAGIONE 2
STAGIONE 3
STAGIONE 4
STAGIONE 5
Mi guardai intorno, accorgendomi di un tavolino azzurro, nell’angolo destro della camera, con sopra un foglio e una penna stilografica disposta esattamente al centro. Il mio contratto, pensai, notando con timore il luccichio dorato del pennino, il cui riflesso mi raggiunse lo zigomo sinistro, poi la tempia, sino a tutto il viso. Sentivo di nuovo la marea dei letterati alle mie spalle, poi una voce familiare, sempre più vicina, che mi disse: «Avanti, che cosa aspetti?» entrando e irradiando con un sorriso la mia figura spenta, ancora in lieve penombra. Era il mio amico Ariele, che subito allargò le braccia verso di me, stringendomi con un affetto diverso, velato da un dolore ignoto, che non capii.
«Lo sai benissimo che senza un direttore responsabile non se ne farebbe più niente. Il poeta non se la sente, avremmo dovuto prevederlo, d’altra parte. Ha detto che preferisce scrivere, riprendere contatto con la sua parte più autentica e creativa di un tempo, quella che solo io e te ricordiamo, oltre a Margot, naturalmente. Come dargli torto! Avresti davvero il coraggio di invalidare un progetto così unico per un tuo capriccio? Lo sai che è tutto nelle tue mani, d’ora in poi. Si tratta di un’occasione irripetibile, che cambierebbe inesorabilmente la vita di ciascuno di noi, soprattutto la tua. Il contratto aspetta solo te. Non devi fare altro che sottoscriverlo, Gustav. Il resto verrà da sé, e ricordati che non sarai mai lasciato solo, in nessun caso. Non dimenticare mai questo particolare» mi disse Ariele, sciogliendosi con disagio dall’abbraccio, anche lui stordito, senza sapere dove guardare, come accogliere a distanza il mio sgomento, la mia fragilità ritrovata da studente disastrato della scuola Blaise Cendrars.
Quando la camera cominciò a svuotarsi, fece il suo ingresso una donna mascherata da volpe. Teneva un vassoio con diverse tazzine di caffè, tutte dalle tinte sgargianti. Si avvicinò ad Ariele, ignorandomi, come se non ci fossi. Lui prese una tazzina gialla e celeste, ancora fumante, che gli rese il viso più soffuso e irreale, come quello di un bambino dietro i vetri di una casa, in un giorno di pioggia. Me ne offrì un sorso. Gli dissi che non mi andava; poi, avvicinandosi al mio orecchio mi chiese della cantante, di cosa avevo combinato durante il suo cambio d’abito, come del disastro causato dal mio lungo pene mostruoso: «Lungo ma troppo moscio, avvocato. Lo stesso arnese che ostentavi nei bagni delle medie, te lo ricordi?» mi disse, sogghignando, mentre sentivo la sua saliva inumidirmi il padiglione auricolare – ma ancora non mi decidevo a firmare. La mano destra mi tremava al solo pensiero di impugnare la penna e farla scorrere sul foglio. Non ero in me.
«Allora? Perché non parli più? Che cosa ti prende, Gustav?»
«Non so cosa dirti. Voglio solo andare via di qui, trovare mia moglie Lara e ritornare a casa. Non resisto più.»
«E la firma, Gustav? Dimentichi la cosa più importante. Vuoi dirmi che ho parlato a vuoto?»
«Camera numero 100, quarto piano. È così che mi è stato riferito. Stava leggendo i tarocchi a una cameriera.»
«Sicuro si trattasse di lei? È importante che tu differenzi per bene le informazioni che ti vengono date in questo luogo. Vanno sempre vagliate, verificate a fondo. Lo hai sempre detto anche tu, in relazione agli atti di un processo, alle dinamiche e all’imprevedibilità della tua professione.»
«La cosa più importante è ritrovarla e ritornare a casa. Il resto non conta.»
«Guardami negli occhi, per favore; cerca di non sfuggirmi. Mi sembra che tu non sia in te. Forse… non riesci a controllare le tue parole e nemmeno i pensieri sulle cose che davvero contino. Sappi solo che potresti pentirti di una tua rinuncia all’incarico.»
«A che piano siamo? Non ancora al quarto, vero? Dimmi la verità » chiesi al mio amico, sempre più carico di tensione.
«Siamo in un piano intermedio tra il terzo e il quarto, Gustav. Pensavo lo sapessi. Sei arrivato qui con le tue gambe, o sbaglio?»
«Allora devo salire con urgenza al quarto e cercare la camera dei tarocchi, la numero 100. È lì che si trova Lara.»
«Lara ha firmato il suo contratto solo oggi pomeriggio, nella stessa camera dove siamo adesso. Non credo abbia alcuna intenzione di lasciare l’inaugurazione sul più bello, né di leggere i tarocchi alle cameriere, fidati. Teneva la sua mano del sogno ferma, estatica, durante la stipula; il suo braccino ben liscio, come quello di una compagna di banco… ho pensato, quando lo ha disteso da perfetta odalisca accanto alla finestra, e il suono della sua firma era morbidissimo: ricordava un ruscello di montagna, la tristezza di una ghironda, di un airone».
«E poi?»
«Quando ha completato la sua firma, di fronte ai testimoni presenti, tra i quali c’ero anche io, si è commossa, consapevole di essere entrata a pieno titolo tra le figure rappresentative della redazione della nuova rivista, quindi parte viva della rivoluzione copernicana dell’ermetismo lirico, che cambierà nel profondo anche la sua esistenza. Col poeta abbiamo discusso a lungo di lei, fino a poco fa; del suo valore, della sua particolare sensibilità visionaria, soffocata per troppo tempo, che trascende di gran lunga le sue capacità di dattilografa. Il poeta aveva intuito da subito il suo valore, prima di te, che non so per quale ragione non gliel’hai mai riconosciuto. Anche questo elemento rimane un mistero, ed è una riprova che Stain non si è mai sbagliato, e che entrambi abbiamo fatto diversi errori di valutazione sul suo conto, sin dai tempi della scuola… ma adesso, perdonami, devo fermarmi. Non ho più tempo, davvero. È arrivato il momento della stipula. Quando sei pronto farò entrare i testimoni per la firma. Ti lascio qualche minuto per pensarci. Mi raccomando non deludermi.»
«Aspetta ancora, per favore. Non andartene» gli feci, con la voce gonfia di terrore, che non sembrava più la mia, allo stesso modo delle mani, che mi tremavano all’impazzata come foglie di frassino.
Serie: Anatomia sepolcrale di un sogno
- Episodio 1: Sola al mondo
- Episodio 2: Un faro nella notte
- Episodio 3: Battiti nel sole
- Episodio 4: L’inaugurazione
- Episodio 5: In sala Picasso
- Episodio 6: L’ingegnere astrofisico, Cleofe e un avvelenamento
- Episodio 7: Impulso di fuga
- Episodio 8: Diramazioni, rimpianti e incantamenti
- Episodio 9: Confidenze notturne di una cantante in crisi
- Episodio 10: La trappola
Un’altra figura femminile che appare e sembra portare Gustav lontano da Lara, che a quanto pare ha già però firmato il contratto senza avvisare il marito. Questa stipula sembra andare oltre il semplice accordo, ricorda quasi un patto con forse superiori, come se ci fosse in gioco molto di più della carriera.
Ciao, Irene. Mi piace moltissimo l’immagine delle forze superiori. La sento davvero una presenza costante all’interno della serie e dei suoi tentacoli, come delle progressioni dei personaggi, delle loro ombre, compresa questa improvvisa stipula. Un qualcosa di immanente e irreversibile, che conduce, trasluce, ma non riduce mai l’intensità di ciò che accade, il carico oppressivo del suo mistero. La trattativa costante con l’ignoto, che in parte ci definisce, ci rappresenta… è forse il tema conduttore della serie. Il parametro essenziale su cui si articola l’esercizio di scrittura, o di anatomia sepolcrale di un sogno intriso di troppa realtà per essere definito tale. Un saluto e a presto. Buona scrittura, intanto.