La vera storia del Sole

Tu sai cosa si prova a non essere mai guardati? O ad esserlo, ma solo per un misero istante?

Io sì, lo so bene.

Esisto da molti, moltissimi anni ormai, ma sono stati più quelli in cui la mia esistenza è stata data per scontata che quelli in cui qualcuno mi ha realmente degnato della sua attenzione.

All’inizio c’ero solo io, immerso nel buio più totale, a splendere.

Ma cosa serve saper emanare luce quando non si ha nulla da illuminare?

Poi, un giorno, iniziarono a nascere altri corpi celesti intorno a me.

Mercurio fu il primo a vedere la mia luce, di un grigio pallido ma con un cuore caldo e un po’ metallico, venne seguito dalla brillante ed esuberante Venere.

Poi arrivò la Terra, la mia amata Terra, la più allegra, la più energica e, senza ombra di dubbio, la più vitale di tutti.

Dopo di lei nacque Marte, tanto ambizioso da voler ospitare anche lui la vita ma troppo arido ed inospitale per poterlo fare davvero.

Infine fu il turno del possente Giove, del vanitoso Saturno e dei tre fratelli più piccoli e lontani: Urano, Nettuno e Plutone.

Tutti loro diventarono la mia famiglia ma, come spesso accade, dopo poco tempo iniziarono a nascere i primi litigi.

“Perché devi sempre fare così, Sole?” mi chiese un giorno Venere infuriata. “Solo perché sei il più vecchio non vuol dire che tu possa fare o dire quello che vuoi!” urlò Marte. Dopo di lui anche Saturno si aggiunse al coro: “Credi davvero che se ci fosse stato concesso di scegliere intorno a chi ruotare per il resto delle nostre vite avremmo scelto te? Se solo potessi, inizierei a girare attorno al primo asteroide che mi passa davanti in questo esatto istante!”

In seguito a quelle parole l’universo tacque per momenti che parvero infiniti e dopo i quali decisi di andarmene via per sempre.

Dopotutto, l’unica di cui riuscivo ancora a fidarmi ciecamente era la mia amata Terra e fu proprio in lei che trovai rifugio.

Il tempo che trascorsi lì fu il più prezioso di tutta la mia intera esistenza, perché in lei potevo essere semplicemente me stesso.

Potevo emanare luce e calore che non erano più esclusivamente fini a se stessi; al contrario, servivano per mandare avanti l’intero pianeta, farlo rinascere giorno dopo giorno e mantenerlo in vita.

Poi, d’improvviso, nel firmamento apparve un nuovo corpo celeste che poche volte avevo visto nel mio sistema: si faceva chiamare Luna.

Non era un pianeta, ma un satellite, eppure iniziò a diventare importante per la Terra.

Era timida, silenziosa, ma utile e ben presto ci ritrovammo a condividere lo stesso cielo negli stessi momenti.

Io nutrivo le piante con la mia luce e il mio calore mentre lei governava le acque dei mari.

Dopodiché, nacquero gli umani, i quali non ci misero molto ad imparare a vivere e quando lo fecero iniziarono addirittura a venerarmi.

Esatto, io e la Luna per molto tempo diventammo due divinità, qualcuno che si meritava offerte e preghiere in cambio di un po’ di buona sorte.

Furono diversi i nomi che gli esseri umani usarono per definirci nel corso dei millenni, diventavano sempre più bramosi di conoscenza, venimmo addirittura chiamati ‘astri’ e poi la loro attenzione si spostò definitivamente sulla Luna.

“Avete visto com’è bella? Così pallida e discreta, con la sua luce soffusa e delicata, rimarrei a guardarla per ore! Il Sole, mi chiedete? Sì, il Sole è necessario per il nostro pianeta, ma giusto questo. E’ pacchiano, è arrogante, ma la bellezza? La bellezza dov’è?”

Così avevo sentito parlare gli uomini di me, quegli stessi uomini che fino a poco tempo prima avevano sacrificato animali in mio nome pregandomi di non seccare i terreni e di continuare a far crescere i raccolti.

Per la Luna, invece, venivano scritte opere teatrali, poesie in versi, racconti in prosa, canti di ogni genere che lodavano la sua timida bellezza e pian piano io venni dimenticato, abbandonato nel dimenticatoio del tempo.

Esistevo nel cielo, vicino alla Luna ed emanavo luce ma la mia presenza non veniva più notata, anzi, ormai era data per scontata.

La Luna era più bella, più pura, più interessante di me e tutti volgevano a lei il proprio sguardo e la propria attenzione, persino la mia amata Terra, che ora si faceva aiutare da lei per trovare il suo equilibrio.

Io esistevo ancora sì, ma in realtà non esistevo più.

E pian piano, dentro di me, iniziò a crescere un disperato desiderio: volevo che gli esseri umani tornassero a guardarmi, ad apprezzarmi, ad adorarmi.

Volevo che la Terra tornasse ad accorgersi della mia esistenza, volevo disperatamente che continuasse ad amarmi, come aveva sempre fatto.

Volevo che tutti, tutti quanti, tornassero a guardare solo e soltanto me.

Così mi incendiai.

Io, il Sole, fatto di fuoco decisi di prendere fuoco, in un ultimo grido disperato.

E ancora adesso, un attimo prima che la Luna faccia il suo ingresso nel cielo, muoio ogni sera in un’esplosione rosso sangue per poi tornare il giorno dopo, splendente più che mai.

Ora cerco i colori più caldi che riesco a trovare dentro di me e dipingo il limpido cielo terrestre con mille sfumature di giallo, arancio, rosa e rosso.

Ed è proprio in questi effimeri ma preziosissimi momenti, quando brucio e mi consumo nelle acque calme di un mare, di un oceano, di un lago, tra le vette delle montagne o delle giovani colline, che sento di nuovo quegli sguardi lontani poggiarsi su di me.

Ora gli esseri umani, la Terra e tutti gli altri pianeti tornano a guardarmi.

Persino la Luna, da dietro le quinte, si volta verso di me e mi osserva silenziosa dissolvermi nel cielo.

Mentre mi spengo ogni sera, per poi rinascere il giorno dopo e quello dopo ancora, sono visto per davvero, sono considerato e, soprattutto, sono amato.

Così, nella mia stessa distruzione riesco a trovare la pace, perché è solo quando muoio che finalmente imparo a vivere anch’io.

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Discussioni

  1. Sono un fan della luna (anche ieri la guardavo in cielo, gialla e malinconica), ed ora mi sento un po’ in colpa per “preferirla” al sole. E’ vero, il sole cattura la nostra fantasia e la nostra immaginazione quasi esclusivamente in due momenti: quando nasce, e colora il cielo di rosa, e ancor più quando muore, e sparge tutto il suo rosso. Credo tu abbia mostrato una bella creatività ad immaginare una storia raccontata dal suo punto di vista per raccontarne la solitudine. Racconto che può anche essere una metafora, per carità. Mi è piaciuto!

  2. Molto bello!
    Mi ha fatto riflettere sul significato che è stato dato e diamo spesso alla luna e al sole nella letteratura.
    la luna più poetica, viene spesso usata nella poesia, nelle favole… ha un carattere sognante, quasi come fosse un suo tratto distintivo/una regola non scritta.
    Mentre il significato che hai dato tu al sole, in questo racconto, è davvero fantastico. Una visione significativa e originale la tua.
    Molto poetica e realista!

  3. Un racconto breve che però contiene tantissimi elementi:
    La storia dell’universo, dell’umanità, il rapporto genitori – figli e il tema della solitudine e l’importanza della considerazione altrui. Forse mi sbaglio, ma mi è parso di vederci tutto ciò!

    1. Personalmente credo che non ci si possa sbagliare, visto che ognuno può vederci ciò che vuole in un racconto ma per quanto riguarda questo nello specifico mi trovi perfettamente d’accordo con te! 🤗

  4. Cara Sabrina, il tuo testo è una splendida metafora della vita e possiede, da un lato un significato tanto attuale da sfociare nel tema ecologico, e dall’altro un sentimento poetico che ci smuove di tanto in tanto a soffermarci stupiti di fronte a tramonti splendidi che accendono le nostre serate di quel magnifico giallo caldo che la luna non possiede. Hai ragione tu, dovremmo scrivere di lui più spesso e sostituire la malinconia che cerchiamo nell’immagine della luna con l’energia vitale che il sole sprigiona. Bravissima.

  5. Bellissimo e delicato racconto. Un giorno, lontanissimo per frtuna per noi, il sole non rinascerà più. Ma adesso siamo fortunati a godere del suo calore e della sua vita.

  6. Wow davvero affascinante. Le analogie e simbolismi possibili non potrebbero venire contati nemmeno sulle dita di dieci mani, tanto è ricco questo testo. Risalta secondo me in particolare la parte dialogata fra i pianeti e il Sole, davvero particolare e significativa. E comunque, spesso ci si dimentica che la bellezza di alcune cose è figlia dello splendore di altre, più necessarie, così come la Luna attinge dal Sole per illuminarsi ogni notte.