La villa in Toscana: Giochi di potere
Serie: La villa in Toscana
- Episodio 1: Fame d’aria
- Episodio 2: La villa in Toscana: La festa in maschera.
- Episodio 3: La villa in Toscana: Giochi di potere
- Episodio 4: La villa in Toscana: Incomprensioni
- Episodio 5: La villa in Toscana: Capodanno
- Episodio 6: La villa in Toscana
- Episodio 7: Segreti svelati
STAGIONE 1
Nonostante gli avvenimenti di quella sera, Pandora sprofondó in un sonno profondo. Fu svegliata bruscamente dallo squillo del telefono. Era Nadine.
“Pan tesoro! Tutto bene?” era nervosa.
“Ciao Nadine! Va tutto bene, la villa è stupenda!” mentì.
“Sono felice di sentirtelo dire. Senti… pensi di tornare per Natale?” le chiese.
“Non so ancora nulla. Dovrei parlarne con Castelli” non capiva.
“Ah… Ok! Per Capodanno magari daremo una festa.Ti aggiorno comunque ok? Baci tesoro!” riagganció.
Le era sembrata strana, quasi preoccupata per un suo eventuale ritorno. Forse era per Max. Quella piccola intesa mentale ormai le sembrava lontana anni luce. Nulla di paragonabile a quello che provava per…
“Pandora!” parli del diavolo.
“Ma potresti bussare ogni tanto?” lo rinproveró.
“Non ne ho bisogno! Ti devo ribadire il concetto?” chiese.
” No grazie sei stato chiaro” disse ironica.
“Come mai non ribatti?” era sorpreso.
“Non servirebbe” disse malinconica.
“Volevo dirti che parto per qualche giorno. Nel mio studio troverai le chiavi del giardino d’inverno. Per tutto il resto c’é Maurice” le disse.
“Va bene. Buon viaggio” si chiuse in bagno lasciandolo lí.
“Pandora?” bussó alla porta del bagno e lei aprí sbuffando.
” Cosa c’è ancora?” era esasperata.
“Sei sicura di stare bene?” chiese sospettoso.
“Sì va tutto a meraviglia. Mi ha appena chiamata Nadine e mi ha chiesto se tornavo per Natale” disse secca.
“Tu cosa vorresti?” chiese sospettoso.
“Vorrei un posto dove sono la benvenuta. Vorrei una maledetta famiglia da cui tornare. Vorrei affetto, regali, fare l’ albero di Natale insieme e cucinare gli omini di pan di zenzero” la voce era strozzata.
“Cosa…” lui parve sconvolto
“Scusami Philippe. Ti sto buttando addosso i miei disastri emotivi. Buon viaggio io farò un buon lavoro con il giardino. Vedrai ne sarai soddisfatto” richiuse la porta del bagno.
“Pan… puoi passarlo con me il Natale… Se vuoi” senza aspettare una risposta se ne andò via.
Lei corse alla finestra per vederlo andare via. Con lui c’era la bionda. Faceva un po’ male ma in fondo non era affare suo.
Lavorò tutta la settimana a pieno ritmo, voleva finire per il ritorno di Castelli. Per prima cosa si occupò delle pareti, tolse la vecchia carta da parati ingiallita e la sostituì con una carta avorio con decori di spartiti musicali. Nella stanza aveva trovato diversi strumenti musicali e così le era balenata in testa l’idea di trasformarla in una stanza della musica con annesso salottino da thè. Aveva sistemato gli strumenti in alcune teche di vetro poi era passata ad occuparsi del pavimento. Il legno era parecchio rovinato e il restauro le portò via parecchio tempo. Nel frattempo Maurice si era recato al vivaio per acquistare delle felci e delle piante grasse per abbellire il giardino d’inverno. Il risultato era molto rilassante nel suo insieme. Rimaneva solo una parete della quale occuparsi e aveva un progetto ben preciso.
“Pronto… Pandora?” era sorpreso.
“Scusami spero di non disturbarti. Avrei bisogno di un’informazione. Suoni qualche strumento?” gli chiese.
“Io… Perché? Il violino” sembrava confuso.
“Grazie! Scusa ancora!” riagganció.
Aveva l’informazione che le serviva e si mise subito al lavoro. Realizzò un dipinto sul muro molto suggestivo, raffigurava Castelli intento a suonare il violino. Lo aveva realizzato in bianco e nero per renderlo malinconico. Un po’ come lui. Il viso esprimeva il suo tormento interiore, l’intensità delle sue fragilità. Lo aveva dipinto ascoltando il suo cuore perché in molte cose loro due erano simili. Era esausta, si fece una doccia bollente e quando uscì dal bagno senti Castelli rincasare. Infilò la chiave del salottino in una busta accompagnata da un breve biglietto.
“Bentornato! Ho terminato il giardino d’inverno. Spero che sarai soddisfatto del mio lavoro. Pan”.
Uscì silenziosamente in corridoio e infilò la busta sotto la porta della sua stanza. Adesso poteva finalmente riposare.
Al suo risveglio lo trovò nella stanza seduto sulla poltrona intento a fissarla.
“Hei…bentornato mio Signore” scherzó. Lui non rispose e non cambió espressione. Si alzó in piedi fermandosi ai piedi del letto.
“Cosa c’è Castelli? Stai cercando di mettermi paura?” ancora nessuna risposta.
” Forse…hai visto la stanza vero? Non ti è piaciuta? ” chiese timorosa.
“É bellissima Pandora. Come fai? Sei riuscita a leggermi dentro. Guardando il ritratto mi sono visto attraverso di te. Quanto vorrei che fosse vero… Ma in questi giorni ho capito che non sono io l’uomo del quale sei innamorata. Ma è meglio così perché il mio odio é troppo profondo per trasformarsi in qualcosa di bello. É sempre stato così per me e non farò eccezioni” la guardò con disprezzo e lasciò la stanza.
Era di nuovo pieno di rabbia ma non ne capiva il motivo. Cosa era successo durante il suo viaggio di lavoro? Ormai cominciava a conoscerlo, qualcosa doveva avergli dato fastidio. Sì vestí velocemente e lo raggiunse nello studio.
“Scusami Castelli. Non mi hai detto di cosa devo occuparmi ora” chiese timidamente mentre lui alzava gli occhi posandoli su di lei.
” Di me?” era serio.
“Non credo di aver capito” rispose.
” Cambiati! Ho una cena di lavoro e mi serve un’accompagnatrice. É un po’ lontano quindi dormiremo fuori, porta un bagaglio leggero. Mettiti un bel vestito da sera” non aggiunse altro.
“Non credo rientri…” lui la interruppe.
“Lavori per me Pandora. Devo ricordarti che sei in debito con me?” non la guardava.
“Cosa devo fare di preciso?” si arrese.
“La bella bambolina idiota. Non sarà molto difficile no?” le sue parole la ferirono. Deglutí a fatica e corse via per non permettergli di vedere le sue lacrime. Indossò un abito vintage anni 50, nero e rosso. Décolleté nere e borsa nera. I capelli le ricadevano a onde come un manto sul suo corpo. Applicò un fermaglio che le aveva regalato la nonna. Una bellissima rosa rossa. Il trucco la faceva davvero sembrare una bambola di porcellana e così si sentiva in quel momento. Un oggetto senz’anima. Quel male di vivere che aveva sempre accompagnato la sua vita era presente ora più che mai. Aveva cercato di cacciarlo via in tutti quegli anni ma forse la vicinanza con Castelli ,con i suoi fantasmi,aveva risvegliato le sue fragilità.
” Sei…pronta?” lui la fissava inebetito e lei lo ignorò. La prese sottobraccio e lei rimase inerme lasciandosi condurre. Si sentiva vuota. Salirono sulla sua bellissima Lamborghini ma nemmeno questo le suscitò la più piccola emozione.
“Ti piace la macchina?” le chiese.
“É bella. Come tutte le cose che possiedi del resto” rispose piatta.
“Il mio cliente è un tradizionalista. Dovrai fingere di essere la mia fidanzata” la guardò.
“Farò quello che vuoi. Non Ti preoccupare mi comporterò bene” rispose.
“Tra poco saremo al ristorante. Spero ti piaccia il sushi” commentò.
“Mi piace molto. E anche se non mi piacesse me lo farei andare bene. Farò quello che vuoi ti ho già detto” non voleva fare conversazione.
“Farai tutto ciò che voglio?” chiese.
“Sì” rispose piatta.
Castelli inchiodò improvvisamente e accostò ai lati della strada buia. Su quelle strade collinari non passavano molte macchine ma a lei non importava, non aveva paura, non sentiva niente. Philippe iniziò ad accarezzarle le gambe tirandole su il vestito e salendo sempre più su. Lei rimase immobile con lo sguardo perso nel vuoto.
“Non mi fermerò questa volta Pandora” disse con voce roca.
“Fai quello che vuoi te l’ho già ribadito” rispose.
“Sei bellissima questa sera” si piegò a baciarle il collo mentre continuava ad accarezzarla. Le sue mani si fecero sempre più esigenti. Lei lo lasciava fare, immobile e fredda proprio come un giocattolo rotto. Lui la guardò, si staccò da lei e improvvisamente rimise in moto partendo velocemente.
“Faremo tardi” disse solamente. E lei non rispose.
La cena fu piacevole, il cibo era freschissimo e dovette ammettere che era il sushi più buono che avesse mangiato. L’affare fu concluso e Castelli era molto soddisfatto tanto da proseguire la serata con il cliente in un altro locale. Pandora fu finalmente libera di andare in albergo e fu nuovamente sola con i suoi pensieri. Quando aveva questo stato d’animo faticava a provare persino dolore, la sofferenza di essere trattata in quel modo da quell’uomo del quale si stava innamorando. Finalmente lo ammise a sé stessa, provava qualcosa per lui e avrebbe voluto che lui la apprezzasse. Invece aveva un’ opinione delle peggiori , per non parlare dell’odio profondo verso la sua famiglia. Aprì il minibar e si versò un bicchiere di vino rosso. Aveva bisogno di rilassarsi o non avrebbe dormito. I bicchieri divennero due e alla fine perse un po’di lucidità. In quel momento Philippe entrò nella sua stanza anche lui visibilmente alterato dall’alcool.
“Sei sveglia bambolina?” rise.
“Si Castelli sono sveglia” rispose.
“Voglio giocare un po’ con te” si avvicinò e la prese in braccio. I loro occhi fissi gli uni negli altri.
” Non sei stanco di giocare?” disse con tristezza.
“No con te non mi stanco mai di giocare. Sei la mia bambolina preferita lo sai?” era proprio ubriaco.
“Perché non dormi con me Philippe?”gli disse dolcemente mentre gli accarezzava la nuca.
“Sì… Io voglio dormire abbracciato alla mia bambolina” la depose dolcemente sul letto e si coricò al suo fianco stringendola forte a sé. Sembrava un bambino.
“Ti amo bambolina” disse in un soffio e poi si addormentò.
L’amava? Probabilmente era l’effetto dell’alcool. Ma il suo abbraccio e il respiro regolare la cullarono in un sonno profondo. Fu svegliata dalle sue urla.
“Philippe stai tranquillo è solo un sogno. Sei con me adesso” sussurró.
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- Episodio 3: La villa in Toscana: Giochi di potere
- Episodio 4: La villa in Toscana: Incomprensioni
- Episodio 5: La villa in Toscana: Capodanno
- Episodio 6: La villa in Toscana
- Episodio 7: Segreti svelati
Non so perché ma mi sono vissuto questo racconto come fosse un manga. Sia la scrittura che il soggetto mi sono piaciuti. Tuttavia, se devo trovare un pelo nell’uovo, credo che la tua scrittura abbia bisogno di qualche pausa d’ossigenazione qua e la. Ci sta il ritmo, ma spesso questo è più evidenziato se parte dopo un momento di pausa, in cui la scrittura rallenta. Non so, però da paura!
Ciao David grazie per la lettura e il commento. La pausa capisco sia un mio limite perché spesso scrivo di getto il fluire delle mie storie non pensando al fatto che il lettore non nella mia mente😁 cercherò nella rilettura di rallentare un po’😅 Per quanto riguarda i manga sarà un caso che io ne sia un’appasionata?🤔😉