La villa in Toscana: Incomprensioni

Serie: La villa in Toscana


Philippe aveva avuto un altro dei suoi incubi ed era così fragile in quel momento che Pandora voleva a tutti i costi far sparire quella sofferenza. Gli prese il viso e lo baciò dolcemente, un bacio profondo, dolce. Lui ricambiò con trasporto e presto quel bacio divenne sempre più intenso e carico di passione. La corda tra di loro si spezzò, finalmente nessuno dei due disse qualcosa di stupido, c’erano solo i loro corpi intrecciati e il desiderio reciproco di appartenersi. 

“Pan… devo…fernarmi?” le chiese.

“Guai a te se lo fai!” gli intimò.

E da quel momento non si trattenne più, fece l’amore con lei con passione, lì in quell’albergo e Pandora credette di essere in paradiso. Non riuscivano ad essere sazi l’uno dell’altra, Castelli la stava letteralmente divorando donandole un piacere che non aveva mai provato. 

“Dio Pandora! Mi fai impazzire. Credo che non ne avrò mai abbastanza di te” le sussurró prima di addormentarsi al suo fianco. Lei rimase ancora un po’ a guardarlo dormire, incredula ma felice. Quel bellissimo uomo aveva appena fatto l’ amore con lei. Il risveglio fu dolcissimo, Philippe le aveva portato la colazione a letto. Mangiarono insieme conversando e ridendo come mai era accaduto prima. Poi il telefono di Pandora prese a squillare interrompendo quell’idillio.

“Hei Pan!” la voce di Max la investì.

“Max? Come mai mi chiami?” chiese sorpresa. Sentí Philippe irrigidirsi.

“Nadine mi ha detto che forse non tornerai per Natale. Perché?” le chiese.

“Non so ancora se tornerò per le feste” Philippe provò ad alzarsi ma lei lo tenne fermo.

“Devi tornare! Ho bisogno di vederti” la supplicò.

“Max ascolta non c’è motivo di parlarne ora. Poi non credo che verrò” tagliò corto.

“Pensavo che almeno avresti fatto visita alla tomba di tua nonna” una fitta di dolore la colpì.

“Sí ci penserò. Salutami Nadine” chiuse la comunicazione.

Si girò verso Philippe notando che era di nuovo cambiato, la telefonata di Max lo aveva infastidito per qualche ragione.

“Tutto bene?” gli chiese.

“Certo! A parte che l’uomo del quale sei innamorata ti ha appena chiamata mentre sei a letto con me” disse secco.

“Ma cosa dici! Lui è il compagno della mia amica Nadine” sbottò.

“Basta così non mi interessa. Quello che è successo questa notte è stato un errore. Non ricapiterá” si alzò bruscamente sparendo in bagno. Il mondo le sembrò cadere addosso nuovamente. Tutta quella situazione era paradossale al limite della sanità mentale. Probabilmente aveva ragione lui, era un errore. E mentre il suo cuore andava in pezzi decise di lasciare andare. Aveva già troppi problemi per permettersi di curare le ferite di quell’uomo. Adesso si era fissato sul fatto che fosse innamorata di un altro ma l’unico uomo che sentiva di amare era proprio lui.

“Stupido sociopatico” sussurró.

“Cosa?” chiese lui dal bagno.

“Sei uno stupido sociopatico!” gli urlò.

“Sì lo sono” le rispose.

Il viaggio di ritorno fu un’autentica agonia. Silenzi imbarazzanti e occhiatacce. Quando arrivarono alla villa Pandora si affettò a salire le scale mentre Philippe la seguiva. Si girò a fronteggiarlo.

“Sono in “debito” con te va bene! Finirò il mio lavoro. Resterò qui. Però io non ho colpe per gli errori dei miei genitori. Ho patito e sofferto anche io Philippe. Soffro da una vita e non posso ne voglio farmi ancora del male.Basta!” corse in camera sbattendogli la porta in faccia.

Fin dal primo momento in cui lo aveva visto si era sentita attratta da quell’uomo. Avevano condiviso spesso le loro fragilità e forse era quello il problema. Troppo dolore, troppo rancore e questo non permetteva al loro rapporto di essere normale. Passò una settimana senza che quasi si incontrassero, lui si chiudeva nello studio a lavorare e lei si stava occupando dell’ingresso. Aveva restaurato la bellissima scala in legno, sostituito i tappeti e la carta da parati. Voleva aggiungere qualche quadro così decise di curiosare alla ricerca di qualche soggetto interessante. In soffitta non trovò quasi nulla e mentre cercava in un vecchio baule si accorse di un armadio a muro che non aveva ancora visionato. Quando lo aprì rimase di sasso. Era pieno di quadri dipinti da un’ artista che lei conosceva bene: sua nonna. Quasi tutti i soggetti rappresentavano Pandora. Lei a cinque anni in un prato di lavanda in Provenza. Poi a dieci seduta sulla neve con lo sguardo malinconico. Una giovane Pandora che timidamente stava diventando donna. La cosa la sconvolse. Perché sua nonna aveva mandato quei quadri a Castelli?

“Li hai trovati” non si era accorta che fosse entrato.

“Cosa… cosa significa questo?” chiese.

“Tua nonna mi mandava spesso dei quadri. Apprezzavo la sua arte e per lei era un modo per sentirsi meno in debito. O forse voleva che vedessi come crescevi, per lenire il mio odio e il mio rancore” sembrava stanco.

“Era tipico di lei” la voce le si strozzò.

“Mi piaceva guardarli. Provavo a immaginare che tipo di persona fossi. Mi specchiavo nei tuoi occhi tristi. Era come sentirsi meno solo. Poi invece c’ erano giorni in cui non sopportavo di guardarli così decisi di chiuderli qui” disse.

” La prossima settimana è Natale. Pensavo di stare via un paio di giorni” gli disse.

“Puoi fare cosa vuoi Pandora” si girò e andò via.

Finì il lavoro nell’ingresso in tempo per la partenza. Aveva preparato un bagaglio, messo Pepita nel trasportino e stava per salire in auto. Lui non era nemmeno venuto a salutarla anche se le sembrò di vederlo affacciato alla finestra dello studio.  Tornare nel suo appartamento era stato triste come non si aspettava. Si sentiva sola e lontano da dove avrebbe voluto essere.                                                                 Fece visita alla tomba di sua nonna fermandosi a parlare un po’ con lei. Perché aveva mandato quei quadri a Philippe? Forse voleva stabilire un legame tra loro? Avrebbe approvato una loro relazione?

“Ciao nonna. Buon Natale! Mon coeur…cuore mio” disse tra le lacrime.

“Per questo sei tornata Pan?” Non poteva essere… Si voltò e lo vide sorridere dolcemente.

“Philippe!” gli corse incontro e lo abbracciò forte.

“Vieni… Ti riporto alla villa. Passerai con me il Natale, come ti avevo detto” disse deciso.

“Sí” non aveva dubbi, lo avrebbe seguito.

Il viaggio di ritorno fu piacevole e divertente. Philippe era di buon umore e la sua felicità era contagiosa.

“Così ti sei rasato i capelli a zero per una scommessa?” Pan scoppiò a ridere.

” Sí, Demetrio non poteva credere che lo avrei fatto” anche lui stava ridendo.

“Non ti facevo cosí coraggioso” lo prese on giro.

“Venire fino da te e riprenderti non è forse coraggioso?” le chiese.

“In effetti sì” gli sorrise.

“In realtà ti ho seguita. Pensavo dovessi incontrarti con qualcuno” disse serio.

“Volevo salutare la nonna. Per me è importante Philippe” lo guardò con sincerità.

“Lo so. Ora l’ho capito” le strinse la mano fino a casa.

Finalmente arrivò il giorno di Natale e in casa regnava una strana allegria. Persino Maurice sembrava felice. 

“Dai non è difficile Philippe! Stendi la pasta e poi tagliala con lo stampino dell’omino” lo ammoní.

“Ma perché i tuoi sono graziosi e i miei sembrano dei mostri?” era esasperato.

“Sei troppo teso, lasciati andare. Sono solo dei biscotti” lo sgridò dolcemente.

“Forse è meglio che ci pensi tu” disse triste. Ma Pandora non voleva mollare. Non era solo per i biscotti ma una questione di fiducia. Fiducia in se stesso e fiducia nel loro rapporto. Da quando erano tornati andavano molto d’accordo, non si erano più sfiorati ma quello che stavano creando era molto di più. A quel punto Pandora guardò fuori dalla finestra e vide che stava diluviando.

“Ti sfido Castelli” disse avvicinandosi maliziosa.

“Cosa?” era confuso.

“Ora io uscirò in giardino e correrò sotto la pioggia fino al cancello. Quando mi girerò se tu ci sarai ti darò un premio”senza aspettare la risposta si mise a correre. L’aria fredda la investì in pieno viso ma non le inportava. Non le importava nemmeno di essere completamente zuppa. Arrivata al cancello si girò. Aveva il fiatone. Lui era lí, di fronte a lei. Bellissimo con lo sguardo selvaggio e fiero allo stesso tempo. Allora si avvicinò lentamente e lo baciò. Lui la prese in braccio senza staccare le labbra dalle sue e la portò nella sua camera. La adagiò sul tappeto di fronte al camino iniziando a spogliarla lentamente. Lei fece lo stesso mentre guardava rapita il suo viso illuminato dalla luce del fuoco.

“Pan… Quanto ti voglio” le disse ansimando. Ma lei non rispose.

“Volevi finire i biscotti prima?” le chiese e lei scoppiò a ridere.

“Prima voglio stare con te. Poi finiremo i biscotti” lo azzittí con un bacio.

Mentre facevano l’amore Pandora pensò che in quel frangente non avrebbero avuto mai problemi. Quando finalmente lui si prese il suo piacere le sussurró all’orecchio che era completamente fuori di testa. Lei gli rispose che non aveva ancora visto nulla.   Si scambiarono i regali sotto l’albero che avevano preparato insieme. Lei gli aveva regalato un quadro che lo rappresentava da piccolo insieme ai suoi genitori. Ne rimase molto colpito e si commosse.

“Sei una donna dolcissima Pandora. Io mi sono… Io ti… Apri il mio regalo” era in imbarazzo.

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