L’Ammazzaelfi

Serie: Mutacorpo


Un elfo in vita da un migliaio di anni, ha il potere di scambiare il suo corpo con altri esseri. Le sue scelte influenzeranno il destino di un intero regno.

La Luna illuminava debolmente il sottobosco della foresta, con i pochi raggi che filtravano attraverso i rami. Viaggiavo, al coperto, da un paio di giorni. Sentivo l’odore dell’elfo che mi precedeva di qualche centinaio di metri. Ero sottovento, abbastanza sicuro che non mi avesse ancora individuato, ma mi sbagliavo.

«Sento il tuo odore e i tuoi passi, orco. Rivelati ora!» disse voltandosi e gridandomi contro da quella distanza, aveva già imbracciato l’arco e incoccato la freccia.

Guardava fisso l’albero dietro il quale mi ero nascosto. Per qualche secondo non successe nulla. Nessun altro avrebbe potuto individuarmi, mi affacciai da dietro l’albero.

«Sono stato attento a mettermi sempre sottovento, mi sono mantenuto piuttosto lontano e ho cercato di non fare rumore: come hai fatto a scoprirmi, elfo?» avevo dipinto la faccia di nero e avevo vestiti dello stesso colore. Anche per l’elfo era difficile vedere i miei lineamenti.

«Dovresti rinascere ancora molte volte prima di ingannarmi. Chi sei?»

Uscii allo scoperto.

«Mi chiamano l’Ammazzaelfi, Bhorug» dissi mostrando i denti.

«Quelli che ti chiamano così ti danno un vanto pericoloso, vista la situazione, e, penso, anche immeritato.»

Feci qualche passo avanti, lui continuava a puntarmi con il suo arco fermo e sicuro.

«Non voglio ammazzarti» dissi sorridendo.

L’elfo sbuffò: «Dovresti vivere ancora molte vite anche per fare questo.»

«Sei sicuro di te Elgeir, ma io scommetto che tra poco ti rivaluterai molto» a queste parole l’elfo smise di sorridere e socchiuse leggermente gli occhi.

«Come sai il mio nome?»

«Visto? Cominci già a farti delle domande. Mi hai scoperto facilmente durante il viaggio, ma non sono solo due giorni che ti osservo. Sembravi meno all’erta quando eri a Friya.»

Elgeir rimase fissarmi con gli occhi sbarrati.

«Se ti fossi avvicinato alle mura di Friya saresti già morto.»

«Ti conosco bene Elgeir. Ti ho seguito per molto tempo. Tanto da sapere a cosa stai pensando. Pensi a lei: Ketyr.»

Questa volta, Elgeir divenne nervoso e, per un attimo, la sua mira tremò. In quel momento mi mossi, spostandomi verso l’altro lato, veloce. Elgeir scagliò la freccia, ma era troppo lenta e non mi avrebbe mai colpito. L’elfo riusciva a vedere chiaramente i miei spostamenti, sapeva muoversi anche lui in quel modo.

«Che ne sai di Ketyr?» Elgeir gridò nervoso, era giorni che la cercava.

«Non è il momento di dirtelo» mi avvicinai molto, in un lampo.

«Chi ti ha insegnato a muoverti così?» Elgeir teneva gli occhi aperti, ma ripose l’arco.

«Ho imparato molte cose da voi nel corso degli anni.»

«Anni? Chi sei? Tu non sei un orco.»

Avanzai nella radura, sempre veloce, portandomi a qualche passo dall’elfo.

«Non sono un orco? Guardami» mi tolsi il mantello nero. Sotto avevo solo una leggera camicia marrone senza maniche aperta sul petto. Si vedeva chiaramente la mia pelle verdastra.

«Non è possibile! Nessun orco può muoversi così.»

«In effetti, apprezzo il loro corpo.»

«Chi sei?»

«C’è rimasto un poco di quello di prima e ti assicuro che non sono dei bei ricordi: era sempre un orco e non immagini di cosa sono capaci perfino tra loro stessi, ti godrai gli ultimi anni con piacere spero» Elgeir non comprendeva «Ho scelto te perché sei ancora giovane, mi aspettano molti secoli nel tuo corpo che so essere migliore di questo. Non immagini di cosa sarò capace.»

«Non è possibile: non puoi essere uno dei maledetti! Sono tutti morti.»

«In effetti, mi sentivo morto e non ne posso più del corpo di queste bestie, sono stato fra loro abbastanza» detto questo mi scagliai contro di lui.

Elgeir, però, era esperto e non si lasciò prendere alla sprovvista. Estrasse la spada così velocemente che ci fu come uno scoppio. Le nostre spade si scontrarono subito dopo, con molte scintille che saltarono in tutte le direzioni. Anche l’elfo aveva un’arma buona che non si scheggiò affatto contro la mia lama di acciaio. Avevo lavorato su quell’arma per anni con i materiali scadenti forniti dagli orchi. Non mi feci impressionare affatto e sfruttai la forza dello scontro per darmi uno slancio indietro. Subito dopo, appena ebbi presa sul terreno, mi fiondai di nuovo su Elgeir. Feci un movimento strano con la spada che avevo sperimentato e conoscevo solo io, la spostavo veloce da una parte all’altra a tale velocità che all’elfo sembrò che la spada fosse diventata più grossa: avrebbe pensato che fosse magica. Parò il colpo, ma dalle spade si alzarono delle scintille, la spada finalmente si scheggiò e la scheggia lo ferì al braccio: ne uscì una goccia di sangue.

«Bene! Ho ottenuto ciò che desideravo, presto potrò provare di nuovo la bellezza del corpo della mia razza» rinfoderai.

«Cosa fai? Non pensare che non ti attaccherò solo perché sei disarmato» Elgeir non ci pensò un attimo di più e si buttò su di me.

In un istante, sparii alla sua vista, l’elfo si fermò girandosi attorno per rintracciarmi: ero alle sue spalle. Lo abbracciai da dietro bloccandone i movimenti, la spada cadde a terra quando serrai la morsa. Avrei anche potuto schiacciarlo spezzandogli le braccia: la sua forza non era paragonabile alla mia, anche se avevamo un fisico simile.

«Ho valutato la tua velocità e la tua forza. Neanche io immaginavo che gli orchi fossero tanto forti e veloci. Noi elfi pensiamo di essere i migliori sia a livello fisico che a livello etico, anche io lo pensavo,» dicevo all’orecchio sinistro dell’elfo «ma è solo un’illusione perché loro hanno un modo di pensare completamente diverso. Non si ritengono migliori di nessuno e lottano solo per la loro libertà. Certo, hanno usanze discutibili che hanno disgustato anche me, sono violenti, ma non superbi. Forse avrai modo di conoscerli se ti comporterai bene con loro, e bene è un eufemismo, mi raccomando. Ti lascio i pochi anni di questo corpo e spero che tu li passi come avrei fatto io» feci una pausa, aprii la bocca e la avvicinai alla gola dell’elfo «Smetti di cercare Ketyr: è morta, l’ho uccisa, e saprai anche come».

Quando finii di parlare, morsi il collo dell’elfo e i canini penetrarono nella carne di Elgeir. Cominciai succhiare e il veleno fece effetto in pochi secondi. L’elfo si addormentò.

Serie: Mutacorpo


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Discussioni

  1. Apprezzo il fatto che entri subito nel vivo della narrazione senza troppi preamboli. Spesso nel genere fantasy si trovano lunghissime descrizioni che alle lunghe finiscono con l’annoiare il lettore o risultare ridondanti, in una specie di manierismo descrittivo.
    Inoltre i personaggi hanno nomi semplici (ne ho letti alcuni composti addirittura da più parole), il che li rende facilmente riconoscibili. Per il mio gusto personale ottimo anche il fatto che non ci siano troppi riferimenti a concatenamenti familiari o di razze e via dicendo.

  2. Essendo un amante di Tolkien ( forse per me uno dei migliori scrittori mai esistiti ) non posso fare a meno di provare curiosità quando leggo la parola orco o elfo. Mi piace questo scritto, ora leggerò subito il prossimo! Se ti va dai un occhiata al mio profilo, proprio oggi é uscito un nuovo primo episodio di una serie che si potrebbe definire fantasy oppure realtà antica, ma quest’ultima non è proprio una classificazione 😅

    1. Un mio amico mi ha detto che il mio racconto gli ricorda i romanzi di Tolkien. La sua però era una critica. In effetti, la lore è molto simile. Si può ancora scrivere un romanzo fantasy ispirato al mondo del signore degli anelli? Non lo so, ma ci sto pensando. Darò volentieri un’occhiata ai tuoi racconti. Grazie.

      1. Il Signore degli Anelli è una goccia nel mondo Tolkeniano, non so se hai mai letto il Simarillon. È quella la vera storia dal quale poi è stata estrapolata una piccolissima parte che successivamente ha preso forma nelle opere de Il Signore degli Anelli. E si, secondo me parlare di elfi ed orchi insomma, diviene molto arduo. Bisogna creare un nuovo mondo, originale, con le sue logiche uniche.

        1. Sì, ho letto il Silmarillion, ma non lo definirei un romanzo, piuttosto un’opera poetica o mitica. Proprio come dici tu, creare un mondo nuovo, originale, non è semplice, per questo credo che scrivere un romanzo fantasy decente oggi non sia affatto facile.

  3. L’esistenza di mutaforma, o mutacorpo, o ultracorpi, comunque li vogliamo chiamare a seconda dell’autore cui facciamo riferimento, mi ha sempre molto impressionato sin da ragazzino.
    Hai interpretato molto bene l’argomento, sia tecnicamente che per originalità. Complimenti, un inizio molto intrigante. E lo dico da non appassionato del genere fantasy.