L’amore che resta

Un tempo dovevo piegare la schiena per abbracciarti. Ora non è più necessario, sono rimpicciolito. Non voglio pungerti con la mia barba ispida, lasciarti il mio odore addosso. È odore di vecchio. Lo sono ormai, vecchio.

Ti accarezzo i capelli, sono lunghi e sottili, passo una ciocca tra le dita, la voce mi resta in gola. Sono vulnerabile davanti a te: l’amore di un padre e la fragilità di un uomo anziano.

Vorrei riuscire a consolarti, ad assorbire la tua rabbia, a toglierti il peso dell’umiliazione. Invece devo trattenere le mie lacrime, uno sforzo così vigliacco.

Guardo le mie ciabatte spelacchiate, le caviglie nude, la pelle raggrinzita e avverto tutta la mia impotenza. Non posso renderti giustizia, non sono più capace di proteggerti. Mi reggo a te mentre stai crollando.

Quando eri piccola le mie mani erano sicure, solide, sapevano accudire. Ti ascoltavo e conoscevo le risposte, quelle che cercavi. Ero bravo a scegliere le parole e i gesti che confortano, quelli che una figlia si aspetta da un genitore. Gli stessi che adesso non riesco a ricordare.

Cosa sarà il male realmente? Forse è una scelta sbagliata, una colpa annidata in ogni essere umano. Un seme che germoglia nell’anima. Forse è follia: un ingranaggio che si rompe dentro la mente. Oppure è solo uno spazio vuoto. Una mancanza. Una fessura che diventa crepa. Poi solco. Alla fine voragine. E allora scava, invade e distrugge.

Non mi è possibile dare una spiegazione a ciò che lui ti ha fatto. Non c’è niente che possa giustificare la crudeltà e la cattiveria con cui ha seppellito ogni promessa. I suoi pugni serrati, gli insulti sottovoce, i lividi sparsi sul tuo corpo.

Accade che certi uomini mutino la loro forma. Succede così. Improvvisamente si rivelano. Quando nascondono il male dentro, in un punto imprecisato della vita, cambiano. Assisti a certe virate che non riesci a stargli dietro con lo sguardo. Che poi non vanno da nessuna parte. Restano lì, semplicemente diversi. Estranei.

Fai due passi indietro, ti allontani, poi sprofondi nel divano, il cuscino stretto sulla pancia. Dici che non devo preoccuparmi, un modo lo troverai. Vorrei risponderti che sono fiero di te, della donna che sei diventata. Sono orgoglioso del coraggio con cui hai denunciato tuo marito, della forza con cui lo hai allontanato, della luce che conservi sempre nello sguardo, nonostante tutto. Invece non dico nulla, mi limito a guardarti, a stare in piedi di fronte a te, sono questo ormai: uno spettatore del tuo dolore.

Se ci fosse ancora mamma saprebbe cosa fare, lei era straordinaria nell’affrontare la vita e i suoi vicoli ciechi. Lei era straordinaria in tante cose. Era come te.

Sono passato dalla sua voce al silenzio. È successo così in fretta. Non ci si abitua a questo. Non accetterò mai i vuoti che alla fine intagliavano la sua giornata, così affilati e precisi. La malattia che offusca gli occhi e invade le vene, che inchioda, che aspetta. Non capirò mai quella condanna, la mancanza di fiato dentro se stessi. La stessa mancanza che ora sento di lei.

Sono stato testimone del vostro legame, era unico e dolcissimo. Mi piaceva stare lì, sulla porta della tua stanza, mentre lei leggeva una fiaba per farti addormentare. Tu pensavi alle creature più incredibili e fantastiche, immaginavi i pupazzi animarsi nella notte, li credevi tanto coraggiosi da sgattaiolare nel buio, facendo della casa il loro regno. Allora lei ti osservava e sorrideva, sapeva già quanto tu fossi speciale, e quanto lo fosse anche la tua fantasia.

Tengo tutti i tuoi libri nel mio cassetto, ultimamente sono gli unici che leggo. Conosco alcuni passaggi a memoria, i tuoi personaggi sono così pieni di magia e verità. Scrivere storie per bambini è un’arte e una missione. Tu lo fai in modo meraviglioso, riesci a mostrare ciò che gli adulti faticano a vedere: il mondo di chi sogna ad occhi aperti. Tu non hai mai smesso di farlo.

Ti rannicchi nell’angolo del divano, la coperta fino alle spalle, le gambe raccolte, ti lascio riposare.

Ceniamo con il sottofondo della televisione, la pubblicità accompagna un pasto asciutto, mangiamo entrambi per necessità, il mio stomaco non è predisposto alla fame. Hai un’espressione che non so decifrare, controlli la voce, rallenti i gesti, non hai voglia di parlare.

Stasera resti qui, domani arriverà e allora penseremo a cosa fare. Qualcuno sarà disposto ad aiutarci. Il tuo telefono continua a illuminarsi, il suo nome compare come una minaccia, un avvertimento. Tu abbassi solo gli occhi sullo schermo, fai lunghi sospiri per restare calma, la forchetta a metà tra il piatto e la bocca, bisbigli qualcosa che non posso sentire. Ti prendo la mano, la trattengo per un po’. Penso a quante volte ho controllato la chiave nella serratura, agli scuri già chiusi, alla mia casa come una fortezza, un luogo impenetrabile, l’illusione di proteggerti tenendoti dentro queste mura.

Stanotte addormentarsi è complicato, rimango sulla poltrona, ascolto il tuo respiro vigile provenire dalla camera. Sono passati tanti anni dall’ultima volta che hai dormito qui. Penso a quanto sia ingiusta la vita: mi restituisce mia figlia quando non sono più in grado di difenderla. A volte confiniamo talmente bene la paura che siamo certi di averla resa innocua, insignificante. E crediamo di saper mantenere al di là di quel recinto il suo potere. Finché ci rendiamo conto di averla soltanto nascosta dentro noi stessi. E la mia più grande paura è di non essere abbastanza, di sentirmi inutile.

Mi alzo e attraverso il corridoio, intravedo nel buio la tua sagoma venirmi incontro. Percepisco le tue braccia cingermi, la fronte posarsi nell’incavo del mio collo. Resto senza respiro nel tuo abbraccio. Rispondo alla stretta. Sussurri soltanto grazie. Mi travolge la quieta onestà del tuo tono. Mi sembra una parola nuova. Inventata solo per me.

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Discussioni

  1. “A volte confiniamo talmente bene la paura che siamo certi di averla resa innocua”
    Grandissima verità!!! L’ho provata anch’io questa cosa e la provo ancora oggi!!!👏 👏 👏

  2. Un racconto bellissimo, intriso di amore che viene così fortemente percepito da arrivare quasi a nascondere con il suo profumo delicato, l’odore invece intenso della violenza che si nasconde sotto. La violenza peggiore perché è quella che deriva dall’amore stesso, anche se in altra forma. Hai trattato un tema che mi sta molto a cuore e lo hai fatto in una maniera forte e delicata allo stesso tempo. Mi commuove questa figura di padre, con la pelle raggrinzita e il cuore stanco, ma con la disperata tenacia di chi ama incondizionatamente. Lei lo sa che quella casa e la cameretta di bambina possono diventare una fortezza dentro la quale cercare e trovare protezione. Molto di più e in maniera figurata, lo diventa quella spalla cui appoggiarsi e quell’abbraccio dentro al quale trovare conforto. Grazie per un racconto così bello.

  3. “mi restituisce mia figlia quando non sono più in grado di difenderla”
    Io credo che questo padre abbia invece trovato l’unico modo giusto di proteggere un figlio, che è quello di amarlo, niente di più.

  4. Bravo Mattia e grazie, per ció che hai scritto e per come lo hai scritto. Mi hai commosso. Sembrano pensieri davvero sentiti da un padre, un uomo, una persona sensibile, attenta, protettiva.
    Quasi una chioccia che, mancando la figura materna, assume anche il ruolo di “mammo”. Una figura positiva che si contrappone a quella dell’ uomo violento di cui sua figlia é vittima. Grazie davvero per averci trasmesso un’ immagine così bella di un buon padre.

  5. Bellissimo. Un padre che affronta insieme alla figlia una delle cose più orribili che possano accadere a una donna con coraggio, umiltà e soprattutto sincerità. Senza nascondersi dietro luoghi comuni o inutili colpe. Ogni genitore vorrebbe poter proteggere i figli in eterno, anche se sappiamo che è impossibile. Eppure quel grazie, detto solo per lui, alla fine, sembra li a dimostrare il contrario.

  6. “Vorrei riuscire a consolarti, ad assorbire la tua rabbia, a toglierti il peso dell’umiliazione.”
    Mi è piaciuta tantissimo questa frase perchè racchiude tutto l’amore che si possa provare

  7. Un testo che colpisce.. crudo ma scritto con dolcezza.. realtà che diventano insostenibili, una volta uscite dal telegiornale.. situazioni che rendono ogni giorno difficile da portare a termine..