L’amore unico e puro

Silenzio.

Questo è quello che riesco a sentire in questa notte fresca, passeggiando sulla riva sotto le stelle, mi fermo ad osservare la luna che si riflette sullo specchio del mare che assieme alla musica delle onde, si esibiscono in una notte magica, tutto questo non lascia spazio che ai sogni. Mi godo quest’armonia, questa pace…ma poi vengo attratta da un rumore che mi distoglie dai miei pensieri, facendomi voltare all’indietro, un rumore di rami spezzati e ad un tratto, vengo catapultata in un parcheggio, contornato da alberi, guardando un po’ più in fondo s’intravede un bosco…“Come ci sono arrivata qui?”

Dico queste parole come se stessi parlando con qualcuno, rimproverandomi mentalmente. Sono da sola, almeno è quello che credevo fino a quando l’ho sentito più forte, un trapestio di rami che arriva alle mie orecchie. Sembrano passi, comincio ad inoltrarmi tra gli alberi, arrivando fino al bosco. I passi iniziano a diventare veloci, come se qualcuno mi stesse rincorrendo, allora inizio a correre a più non posso, senza fermarmi, con le mani cerco di proteggermi dai rami che mi graffiano braccia e viso al mio passaggio, ho il cuore che pompa a mille, il fiato corto, ma non posso arrendermi o chiunque sia mi raggiungerà.

Una pietra intralcia la mia corsa, facendomi inciampare, cado a pancia in giù. Un rumore di passi e uno scricchiolio di foglie secche calpestate. Rabbrividisco, il terrore s’impossessa di me e mi paralizza, i passi sono sempre più vicini, ormai lo sento dietro di me. Poi tutto tace. Avverto solamente il mio respiro pesante, il mio cuore martellare nelle mie orecchie e il fischio del vento tra le chiome degli alberi. Trovo a poco a poco la forza di rialzarmi, mi guardo attorno ma non vedo nessuno. Forse mi sono immaginata tutto, forse la paura mi ha giocato un brutto scherzo. Mi abbasso per togliere il terriccio dai pantaloni, ma appena ritorno in piedi, ecco che una mano si poggia sulla mia spalla, facendomi emettere un urlo di pura disperazione.

Un violento tuono mi fa spalancare gli occhi; con un balzo mi metto a sedere, ho il fiato corto come se avessi corso una maratona. Mi volto verso la finestra e mi rendo conto che lì fuori c’è un forte temporale; Porto la mano verso la fronte, la tocco e mi accorgo di essere madida di sudore, poi la riporto giù verso il mio torace, la stringo forte al petto per cercare di fermare il mio cuore che minaccia di uscire. E’ stato un maledettissimo incubo. Mi alzo raggiungendo la finestra, fuori è ancora buio…

Fulmini e tuoni contornano il cielo che sta piangendo assieme al mio cuore. Proprio così, la pioggia bagna i vetri della mia stanza, con le sue gocce che sembrano lacrime, ed io mi rendo conto che dai miei occhi calde lacrime stanno scivolando sul mio viso.

 Asciugo gli occhi e mi dirigo verso la cucina, piano piano seguo il corridoio passando davanti la camera di mamma cercando di non far rumore per non svegliarla.

Apro il mobile, prendo una tazza per prepararmi una tisana, devo cercare di calmarmi; ormai non ho più sonno, appena pronta, vado nello studio.

Apro la porta, e inizio a fissare questa stanza, di fronte a me c’è la finestra, dove s’intravedono tante case, che sembrano minuscole in lontananza, in mezzo a loro la Torre Eiffel con tante luci accese che le fanno da contorno; accanto ad essi, c’è la libreria ormai segnata dai suoi tanti anni, color marrone. Un po’ più a destra c’è la scrivania coordinata ad essa e dietro alle sue spalle c’è la sedia in pelle, dove era d’abitudine sedersi mio padre.

Lui, qui ci passava giorni e notti, quando aveva bisogno di schiarirsi le idee. Questa è una cosa che ho preso da lui… Mi avvicino alla scrivania, sedendomi, mentre osservo la foto che ritrae la mia famiglia, o meglio, quella che era la mia famiglia; Decido di accendere il computer ed entrare sui vari social di cui faccio parte, noto che c’è un forum di sfogo personale, ci sono tanti commenti, di ragazzi ancora svegli, proprio come me. Ognuno di essi, ha subito qualche delusione… c’è chi è stato lasciato e scrive: “Perché c’innamoriamo sempre delle persone sbagliate? Perché non posso avere un po’ di felicità?”

Povera ragazza penso tra me e me, so che significa essere delusi dalle persone che ami. Scorgo più giù, un altro commento: “Oggi ho preso un’altra batosta, avevo un appuntamento di lavoro, ci speravo molto, ma purtroppo è andata male.”

Dio mio, quanta gente che soffre, chi più, chi meno, tutti sperano in un po’ di felicità.

Vengo attratta da un commento: “Io ho tutto dalla vita, eppure…sembra di non avere nulla, mi sento vuoto, non ho capito che lei mi tradiva…sono passati tanti anni e non avevo capito nulla. Ormai ho l’età per decidere cosa voglio dal mio futuro, ma invece…non so che fare.”

Questo ragazzo ha attirato la mia attenzione, decido di scrivergli qualcosa.

“Non si ha mai tutto dalla vita, manca sempre un qualcosa, credo che si chiami serenità, è uno stato d’animo che ci fa pensare un po’ più positivo. Quello di cui tu hai bisogno è di un amico che possa aiutarti ad uscire da questo vortice che stai creando attorno a te. Sai, anch’io penso al futuro, ma l’unica cosa che per il momento riesco a vedere è solo il presente…o in parte, perché molto spesso la mente ti gioca brutti scherzi e ti riporta al passato.” I minuti sembrano non passare mai, non so perché sto aspettando che mi risponda, anche solo mandandomi a quel paese, giustamente non so nulla di lui…

– Basta Danielle!

E’ la mia voce interiore che mi ricorda, che io mi aspetto sempre che le persone siano come me, sempre pronte ad aiutare gli altri, anche solo con un sostegno morale, poi ad un tratto… un messaggio.

Quel ragazzo mi ha mandato un messaggio in privato, ho aperto la posta e ho letto:

“Grazie, avevo bisogno di qualche parola in questo momento, qualsiasi esso fosse stata.”

Premo il tasto rispondi e gli scrivo:

“Di nulla, se hai bisogno di parlare io ci sono.”

Non so perché gli ho scritto questo, ma sentivo che dovevo farlo.

“Di nuovo grazie, ora vado, notte Danielle, o dovrei dire…buongiorno, ci sentiremo ancora se ti fa piacere.”

“Certo che si. Buongiorno Maximilien, a presto.”

Spengo il computer per dirigermi nella mia camera, ormai è giorno, quindi meglio fare una doccia veloce, così da poter arrivare in orario all’università.

Apro l’acqua, mi svesto per recarmici dentro, mi posiziono sotto il getto che fuoriesce, lascio che le gocce d’acqua scorrano su di me, cercando di lavare questo senso di disgusto che non mi lascia mai. La mia pelle sembra fatta di melma, ogni volta che cerco di lavarla, strofino a più non posso, ma nulla. Questo senso di colpa non vuole andarsene, finchè non mi arrendo ed esco, prendo l’accappatoio di mio fratello che ormai non c’è più…lo poggio su di me, come se stessi stringendomi a lui, quell’abbraccio che ormai non arriverà più. Da quella maledetta sera, sono successe tante cose; guardo l’ora, è tardi, lascio che i pensieri scivolino via, esco dal bagno per recarmi in camera, apro l’armadio, grigio come il mio umore, do uno sguardo veloce all’interno e opto per un paio di jeans chiari, con una felpa nera da basket di mio fratello, così da poterlo sentire sempre con me.

Mamma, mi chiama dalla cucina.

“Danielle è pronta la colazione”.

Ho lo stomaco chiuso, non voglio dirlo a lei finirebbe per preoccuparsi, giungo in cucina e gli do una scusa veloce.

“No mamma, vado di fretta, Sharon mi aspetta al bar dell’università”.

“Ok, mi raccomando sta attenta, oggi non ci sono, sono di turno in ospedale, ci vediamo domani.”

“Perché domani?”

“Ho un bel po’ di straordinari da recuperare.”

sono molto preoccupata per lei, dall’incidente di Shon e papà non fa altro che lavorare.

“Va bene, allora a domani.”

Esco da questa casa, che ormai sta diventando molto stretta, anche se so che è un controsenso, dati i suoi cento metri quadri, ma è piena di ricordi, loro ormai non ci sono più e la loro mancanza si fa sentire ogni giorno di più.

Svuoto la testa dai mille pensieri e mi reco verso la fermata del bus.

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Discussioni

  1. Ciao Gio, finalmente del tempo per lasciare un commento al tuo racconto. Trovo che il tuo personaggio riesca a comunicare alla perfezione il senso di scoramento, i rimpianti, di un lutto non ancora metabolizzato. La ricerca degli altri intesa a dare loro un aiuto per accantonare il proprio dolore in un angolo, imprigionarlo, soffocarlo, trovando altro cui pensare. Non intendo nulla di egoistico, solo che a mio parere hai saputo descrivere egregiamente questo meccanismo di autodifesa. Mi è parso di intuire che intendi fare di questo racconto una serie: spero di avere presto notizie di Daniele, la sua storia mi intriga.

  2. Ciao Gio Gio, questo libriCk ha certamente una buona intensità nella parte iniziale, un ritmo incalzante e vibrante, per poi scemare, ma la seconda parte è ricca di realtà, la ricerca della serenità e di un pizzico di felicità che manca un po’ a tutti, come anche la voglia di comunicare, per cacciare via quella maledetta solitudine. La parte finale incuriosisce, con il passato di Danielle che continua a pesarle e un futuro tutto da scrivere… Ed è quello che mi aspetto, perché questo è un buon incipit per un serie. Se non è nelle tue intenzioni, pensaci su… Per ora posso dirti che mi è piaciuto, qualunque sarà la tua decisione su questa storia!