L’appuntamento con le lacrime

Serie: Autobiografia di un sensitivo sensibile


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Ho perso il filo della sensibilitĆ 

— Pronto?

Silenzio. Solo un ronzio, come vento tra foglie secche. Poi una voce.

— Sei tu? — chiede. Non ĆØ maschile, non ĆØ femminile. ƈ come un sussurro che proviene dalla terra, qualcosa che vibra dentro.

— Dipende. Io sono molte cose. Chi parla?

Un altro breve silenzio. Poi:

— Il volantino. Il numero. Hai promesso che avresti chiamato. E non l’hai fatto. Io ti aspetto.

Il cuore gli batte più forte, non per paura ma perchĆ© ha riconosciuto la voce… Come se quella melodia che proviene prima da una bocca venisse da un sogno dimenticato ma reale.

— Sto chiamando adesso.

— No. Stai solo rispondendo. ƈ diverso.

Il cielo sopra la cittĆ  si oscura un altro poco. Il cielo sopra il paese, quello sopra i villaggi. All’improvviso un tuono lontano, breve e secco come uno schiocco di dita. Una luce che lo aveva anticipato sulla mia fronte.

— Dunque… sei tu?

— Non importa chi sono. Importa chi stai diventando. — La voce cambia tono. Si fa più bassa, quasi gentile. — Hai sognato Griselda, vero? E Chantal, te la ricordi Chantal? E quella mignotta della maestra, te la ricordi la maestra?!?

Il mio sangue si gela. Si gela in gola, la saliva scende lenta. Sento come qualcuno che mi prende per il collo, ma non c’ĆØ nessuno.

— Griselda non esiste. L’ho inventata. Chantal, ecco, lei ĆØ un racconto francese. La maestra invece, sƬ, l’ho uccisa, forse.

— Tutti inventiamo le cose reali prima di vederle. Ti ricordi il sangue che cola? Il sangue che esplode dopo una coltellata alla gola o alla schiena e si riversa sui muri? Ti ricordi qualcosa?!?

— SƬ. — Una parola che esce come uno sputo finito sul marciapiede sulla pioggia. Troppi plick, plick, plack.

— Non hai scelta. Il daimon non ĆØ un rifugio. ƈ una porta. E adesso ĆØ aperta. Corri.

Il telefono fa un suono metallico quasi elettrico. Poi un click. Qualcuno ha riattaccato. Nessun numero da richiamare sul display. Ma io so.

Rimango col telefono in mano. Il parcheggio ĆØ vuoto. Solo un carrello solitario rotola piano verso la strada, spinto dal vento. Per un istante, tutto sembra irreale e irraggiungibile, come tutto quello che si trova oltre il velo.

Poi noto un dettaglio che mi era sfuggito.

Sul retro del volantino che riprendo dalla tasca della giacca c’ĆØ una nuova scritta. Giuro vostro onore che non c’era prima. E l’onore, che non c’ĆØ, resta muto.

“Via delle Lacrime, 19 – ore 21”

Controllo l’orologio e sono solo le 20:06. Giuro vostro onore che non me l’aspettavo. Il folletto nella mia mente vaga. Io decido di andare.

Serie: Autobiografia di un sensitivo sensibile


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