L’Artigiano

Serie: Città Metafisica


(Scritto in collaborazione con Sabrina De Martini)

Appunto Di Viaggio Sedici

Una voce lontana mi riporta alla realtà. Apro gli occhi, lentamente, cercando di capire dove mi trovo e mi rendo conto di essere sdraiata su una “brandina di fortuna” in quello che sembrerebbe essere un retrobottega.

L’ ambiente è pulito e profumato e, tutto subito, ho l’illusione di essere ospite di una figura femminile. Poi, giungendomi meglio la voce dall’altra parte dei tendoni di velluto verde scuro, mi rendo conto che si tratta di un uomo. Sembra impegnato in una conversazione telefonica segreta. Tento di avvicinarmi ai tendoni, ma la corda alla caviglia mi blocca alla brandina. Per non cedere alla paura e alla necessità di urlare a squarciagola, torno a sdraiarmi, chiudo gli occhi e, con la poca calma che posseggo, cerco di origliare il più possibile.

Dopo tanta ostinazione riesco a captare queste frasi:

«No no, nessuno ci ha visto.»

«Certo, non si preoccupi, è tutto sotto controllo.»

«No, non si è ancora svegliata.»

«Se siamo fortunati, non sarà necessario ricorrere alle maniere forti.»

Quest’ultima frase mi ha suggerito il tipo di strategia da impiegare per cercare di uscire sana e salva da questa situazione. Così, quando l’uomo fa la sua comparsa, mi fingo ancora dormiente. Si avvicina e, con fare premuroso, mi tocca la guancia. Prova a svegliarmi. Reagisco alla sollecitazione manifestando stupore e parziale perdita di memoria. Mi domanda come mi sento ed io rispondo che ho un fortissimo mal di testa. Dice di credermi anche perché il pallore del volto è inequivocabile. In realtà, più che all’emicrania, il pallore è riconducibile alla tremenda paura che sto vivendo, ma voglio salvarmi e, quindi, resisto.

Domando cosa fosse accaduto e del perché della corda. Risponde di avermi raccolta per strada, all’ingresso dell’Istituto, probabilmente vittima di un attacco epilettico perché ero preda di spasmi ingovernabili. Per evitarmi ferite decide di portarmi nel suo retrobottega e mi “assicura” al letto nell’attesa delle indicazioni dei sanitari che, nel frattempo, dice di aver contattato. Mai sofferto di epilessia, ma fingo di crederci e racconto la mia versione dei fatti non cadendo nella trappola che mi ha appena teso. Penso che sicuramente avrà frugato nella mia tracolla ed avrà visto i miei documenti. 

Con la mia versione confermo l’identità e gli dico che ricordo di essermi recata all’Istituto per avere informazioni sui costi di iscrizione e sui piani di studio. Sapendo che mio suocero aveva insegnato lì, cercavo anche dei pieghevoli con le immagini dei professori da lasciare alle amiche con figli in età scolare.

Insomma, faccio intendere che desideravo anche vantarmi e beneficiare della luce della gloria altrui. Aggiungo di non ricordare altro. Sembra credermi. Infatti mi libera la caviglia e mi chiede se ho tempo e voglia di sorseggiare una tazza di buon tè in sua compagnia. Accetto di buon grado, assecondando totalmente le esigenze di una perfetta finzione.

Appunto Di Viaggio Diciassette

Con fare garbato apre i tendoni e mi chiede di seguirlo in quella che lui ama definire la sua “umile dimora”. Subito si apre ai miei occhi uno scenario quasi surreale: più che una bottega, sembra una cattedrale.

Almeno tre grandi saloni vengono illuminati da luce naturale che filtra, generosamente, attraverso immense vetrate in stile liberty. Alle pareti libere si alternano scaffalature a “filo soffitto”, altari, inginocchiatoi ed amboni diversi. Fra questi, imponenti dipinti sembrano coordinarsi alla perfezione con tappeti di antica manifattura. E la porzione di pavimento libero rivela un parquet a quadrotte, stile Versailles, tirato a lucido. Ad occupare lo spazio centrale, trovo, bellissimi divanetti e poltroncine attorno a tavolini da salotto di diversa provenienza.

Mi invita ad accomodarmi ed istintivamente scelgo una poltroncina che mi permette di guardare e controllare le possibili vie di fuga. Mentre si assenta per andare a preparare il tè, comodamente seduta, osservo con attenzione tutto ciò che la mia finta calma rende possibile osservare. Mi rendo conto che il cortile interno confina con l’Istituto. Forse si tratta dello stesso palazzo. Alcune scaffalature ospitano libri; altre, invece, bambole mai viste.

Sono belle, ma trasmettono una sensazione fastidiosa. Eppure i volti sono graziosi e gli occhi sembrano sorridere. Vengono presentate tutte sedute con le manine in segno di preghiera. Pur avendo tutte acconciature accurate e abiti realizzati magistralmente, non riesco a collocarle in un preciso contesto storico. Nemmeno i gioielli di cui sono adornate riescono a suggerirmi la moda, o la tendenza, di un’epoca passata. Non capisco. Mi alzo e mi avvicino ad una bambolina con l’intenzione di toccarla. Allungo la mano ma la voce del “padrone di casa” interrompe bruscamente l’azione.

«Ecco il nostro tè!» ed il sobbalzo che mi provoca per lo spavento fa scendere, inaspettatamente, una ciocca di capelli dal giocattolo che intendevo toccare.

Il modo in cui quello “chignon alto con treccia” si è parzialmente sciolto, mi è sembrato molto familiare. Forse troppo.

Appunto Di Viaggio Diciotto

«Ecco il nostro tè! Prego, si accomodi.»

Irrigidita torno alla poltroncina e, con il tipico imbarazzo di chi è stato colto in flagrante, mi rimetto a sedere.

Elogio la bellezza di quella “particolare collezione” ed ammetto che avrei tanto voluto possederne una. Mi risponde che non è possibile perché quella è una collezione privata di un cliente importante. Mentre con le sue mani eleganti serve il tè, mi rivela che oltre a realizzare oggetti diversi, bambole ed abiti per le stesse, si occupa anche di gioielleria, bigiotteria e legatoria. 

Ascolto con interesse. Dai numerosi riconoscimenti esposti alle pareti e qua e là sulle scaffalature, comprendo che si tratta di un artigiano/artista molto famoso ed ambito. Ma certo, è lui! E’ proprio lui, il grande Olmo Rielli.

In ogni foto appare composto, garbato, sorridente al punto giusto, sempre in “nuance” con gli ambienti in cui viene ritratto. E’ decisamente un uomo affascinante. Sarà per l’imponente statura e l’incedere felpato. O, forse, per quel taglio di capelli che lo fanno sembrare più giovane. Eppure non fa nulla per nascondere l’età: le rughe che accompagnano il volto, che certamente fu bello, quasi con orgoglio sottolineano l’azzurro degli occhi e le labbra ben disegnate. Persino la voce è gentile, ma nonostante ciò non mi fido totalmente. E’ tutto così perfetto che sembra finto.

Cerco di scoprire qualche cosa in più su di lui, ma non me lo permette. Anzi, interrompe le mie intenzioni facendomi numerose domande sulla vita privata, il lavoro, la famiglia e l’orientamento politico e religioso. Il suo fare non è sfacciatamente diretto, ma mi rendo conto che sembra quasi un interrogatorio. Le mie risposte non sono totalmente sincere. Cerco di elaborarle immaginando cosa vorrebbe sentirsi dire. Le contestualizzo conformandomi all’ambiente. Devo essere quanto mai credibile.

Ad un certo punto, mentre si china sul tavolino per servirmi altro tè, fra i capelli grigi, una macchia scura attira la mia attenzione. Forse un angioma, penso. Ed è per questa ragione che fa sempre molta attenzione a non scoprire quella parte della nuca…

Non essendone del tutto convinta, pur di avere un’altra possibilità, mi faccio servire l’ennesima tazza di tè. Osservo meglio e mi rendo conto che non si tratta di un angioma o di una cicatrice, bensì di un tatuaggio che ricorda vagamente la Trinacria.

Serie: Città Metafisica


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Discussioni

  1. Oggi mi sono presa un po’ di tempo per rileggere la tua serie: la ricordavo, ma scorrere gli episodi uno appresso all’altro dà un altro sapore alla storia. Nei primi passi di questo tuo viaggio onirico avevo pensato alla dipartita della protagonista e ad un malinconico arrivederci al suo compagno (ancora legato ai suoi obblighi su questa Terra). Un vero e proprio percorso spirituale, uno spogliarsi della carne e dell’incarnazione del momento, dagli affanni terreni, per divenire anima senza tempo che ha memoria di tutte le memorie. Ora non ho certezze e la cosa mi piace, in questo modo posso godere del resto sapendo che incontrerò altre meraviglie. Descrizioni, luoghi e sensazioni, mi hanno incantata