L’Attimo prima della Morte

Quando ascolto la pioggia provo sollievo. Quando il mondo china il capo e appoggia le sue lacrime sulle mie spalle, sento di essere parte di qualcosa: una parte preziosa di cui il mondo ha bisogno. Per questa ragione mi siedo su una panchina e lascio che quelle lacrime mi bagnino e si asciughino tra i miei vestiti. Ma i miei occhi rifiutano di rimanere chiusi e vanno alla ricerca di qualcosa da osservare. Quel qualcosa non è sempre attorno a me, fisico e concreto. A volte è la semplice proiezione di un ricordo che la mia mente fa rivivere in quel luogo come fosse una proiezione dalla consistenza immateriale. Riesco a rivedere quei volti, volti che mi sorridono, volti giovani che hanno accompagnato la mia infanzia e la mia vita adulta. Distinguo nitidamente le braccia di mia madre sempre pronte ad accogliermi e i sorrisi di mio padre. Osservo scene che credevo di aver dimenticato e tanti piccoli oggetti a cui ero legato si materializzano attorno a me: il pupazzo di pezza a cui mi stringevo nelle notti di temporale o la bicicletta del mio dodicesimo compleanno, blu come l’oceano. Riesco a vedere me stesso scendere rapido dalla collina più alta del mio paese e ascolto le grida di mio padre che teme mi faccia male. Sono immagini così veloci che si susseguono senza che io possa decidere, scegliere, a quale immagine dare la precedenza.

Ma quel giorno non ebbi bisogno di pensare a cosa avrei voluto rivedere perché rividi tutto. I ricordi si muovevano seguendo il ritmo di una danza ordinata ma frenetica. Mi ero irrigidito perché il freddo pungeva più delle altre sere, ma i miei occhi erano immersi nel calore. Un fuoco stava bruciando la mia testa, il dolore mi riportava alla mente i pianti più dolorosi, quelli che nemmeno il cielo avrebbe potuto imitare in giornate come questa, e allo stesso tempo in me riaffioravano i dolci ricordi di un amore dimenticato, quell’amore a cui dovetti rinunciare per proseguire la mia vita in un altro paese. Ed in questo paese avevo creato tanti altri ricordi che adesso mi inseguivano rapidi perché più vicini a me. Forse cercavano di catturare la mia attenzione per impedirmi di lasciarmi andare… di impedire che la mia mente si allontanasse per sempre da loro. Forse, per questa ragione, quando la morte arriva, i ricordi ti avvolgono: per proteggerti, per ingannare l’ultimo attimo di vita che precede la morte. E quando lei arrivò, mi trovò lì, seduto su quella panchina, con gli occhi spalancati e fissi su un luogo che mai potrà raggiungere.

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