
Venerdì sera
Serie: L'autunno del 2007
- Episodio 1: Ghiaccioli verdi e cieli azzurri
- Episodio 2: L’avevo lasciato squillare
- Episodio 3: Alla fine è meglio se vai
- Episodio 4: Venerdì sera
- Episodio 5: I sogni e la neve
- Episodio 6: L6
- Episodio 7: Una volta che cadi
- Episodio 8: A casa, la sera
- Episodio 9: Amir e Mohammed
- Episodio 10: L’estate di San Martino
- Episodio 1: Il conto
- Episodio 2: Una sedia dove sedersi
- Episodio 3: La ragazza vestita di giallo
- Episodio 4: Mani spaccate
- Episodio 5: L’ultimo giorno
- Episodio 6: Le scie degli aerei (epilogo)
STAGIONE 1
STAGIONE 2
Venerdì sera, il bar e le braccia che mi facevano male, non ero più abituato a muoverle per otto ore di fila. Poi è arrivato uno dei più grossi rompipalle della città e s’è seduto davanti a me. Aveva in mano una birra bevuta a metà. Erano appena le nove e tre quarti ma evidentemente s’era già dato da fare al bancone. L’ho guardato e non mi piaceva per niente.
Un fisico massiccio e resistente con montata sopra una assurda testa di cazzo. Mani grosse e tozze che buttavano all’aria tutto quello che incontravano perché non capivano niente di niente. Capelli in abbondanza, bava marroncina agli angoli della bocca, una perenne sbornia cattiva e due gambe che non cedevano mai.
Era a un passo da un clamoroso alcolismo senza riguardi, non combinava niente dalla mattina alla sera ma ancora si divertiva a far la morale a chiunque gli capitasse a tiro.
Ero nei guai. Fissavo di fuori sapendo quanto fosse inutile farlo.
Il povero idiota aggrottava la fronte e strizzava gli occhi cercando le parole giuste per attaccare con la sua inutile, lunghissima solfa.
«Il mondo non ti piace, eh?», eccolo, era finalmente partito.
«Non particolarmente, in effetti» ho risposto.
«E’ troppo facile fare come fai tu.»
«Non è né facile né difficile, è semplicemente l’impressione che ho.»
«Sei un codardo.»
«Ho abbastanza buon senso per avere paura di tutto.»
«E le donne?»
«Le donne per lo più sono in gamba.»
«Voglio dire, non ti piacerebbe scoparne una al giorno?»
«Può anche darsi, ma non dipende da me.»
«Perché, il cazzo non ce l’hai?»
«Il cazzo ce l’ho è tutto il resto che mi manca.»
«Intendi dire le palle?»
«Intendo dire tutto il resto.»
«Sei una lagna, quelli come te non li sopporto, non fate altro che piangervi addosso, vi fareste ammazzare piuttosto che combinare qualcosa di buono.»
«Ci sono un sacco di tavoli, se non ti va di star qui puoi sederti dove ti pare.»
«E se invece volessi proprio star qui?»
«Purtroppo è una tua libera scelta.»
«Cosa c’è che non va? Non credi nemmeno nella libera scelta?»
«Non finché certe teste di cazzo continueranno a circolare dappertutto.»
Il pazzo mi guardava con occhi fiammeggianti e pieni di sdegno, ero un insulto alla democrazia, alle lotte partigiane e alla storia. Ero una porcheria sospesa nel vento. Non avevo più senso di un divano sfondato. Il consorzio umano doveva senz’altro organizzarsi per sbattere fuori me e quelli come me. Bisognava far presto. Il mondo andava a rotoli per colpa di apatici bastardi frignoni della mia stessa risma.
Mi sono visto un minaccioso ditone puntato addosso.
«Non ho ancora finito con te», ha detto il grosso scimmione. Poi si è alzato, si è girato ed è uscito a falcate bersagliere dal locale.
L’ho osservato. Aveva una quantità di fantasmi in testa e la guerra attorno a lui era ovunque, si stendeva ai suoi piedi e continuava per chilometri e chilometri fino al deserto. L’energia non gli mancava di certo, erano gli occhi per guardare che per qualche ragione non funzionavano più.
Mi sono messo le mani sugli occhi e poi mi sono grattato una guancia, avevo bisogno di farmi la barba. Dalla vetrata vedevo il furibondo e le sue boccate lunghe e nervose, enormi ali di fumo prendevano il volo, si allargavano, se ne stavano sospese lì per un po’ e poi ad un certo punto sparivano.
Dopotutto forse era solo un povero cristo, pensavo, uno che ha sbandato un po’ troppo e che alla fine della fiera, senza volerlo, ha perso il controllo.
Ero fatto così, quando il problema non ce l’avevo immediatamente davanti diventavo più cauto e prudente. Ero capace di provar pietà per tutto e per tutti. Sapevo quanto fosse complicato cavarsela. La vita era dura ma soprattutto immensa e incomprensibile. Le risorse di ognuno di noi erano invece scarse e limitate. Era per questo che la gente impazziva o s’impiccava, era per questo che finivi in qualche supermercato con un carrello pieno di cose che non servivano a niente.
Poi mi sono messo a fissare il tavolino, l’ho tenuto d’occhio per un po’. Il problematico imbecille s’era dimenticato di portarsi appresso la birra, ce n’era ancora parecchia, dorata e bella come un campo di grano a fine maggio. Ho tirato su col naso, ho raccolto una consistente pallottola di catarro e l’ho sputata con molta cura dentro il bicchiere. Ho amalgamato tutto col cucchiaino del mio caffè, mi sono alzato, ho pagato alla cassa e sono uscito dalla porta posteriore del locale.
Mentre camminavo lentamente verso casa la pioggia ha cominciato a venir giù, le gocce erano rade, minuscole e fredde. Era il 13 ottobre e tutto quello che avevo era una testa rasata, un collo lungo e sottile e una giacca un po’ troppo leggera.
Serie: L'autunno del 2007
- Episodio 1: Ghiaccioli verdi e cieli azzurri
- Episodio 2: L’avevo lasciato squillare
- Episodio 3: Alla fine è meglio se vai
- Episodio 4: Venerdì sera
- Episodio 5: I sogni e la neve
- Episodio 6: L6
- Episodio 7: Una volta che cadi
- Episodio 8: A casa, la sera
- Episodio 9: Amir e Mohammed
- Episodio 10: L’estate di San Martino
La scena con lo “scimmione” è davvero ben riuscita: i dialoghi sono realistici e le immagini molto evocative.
Bel capitolo.
Ciao, Michele. Curioso che tu abbia scelto di non intitolare gli episodi, quasi un invito a leggere tutto d’un fiato. Il protagonista del racconto mi piace, è ben caratterizzato e in questo episodio il confronto con l’alcolista ti è particolarmente riuscito.
Ciao Francesco, grazie per aver letto e commentato! Si, in effetti avevo concepito tutta quanta la faccenda puntando sulla velocità…non ci sono molti spazi tra una puntata e l’altra…a questo proposito, ho seguito la discussione riguardante la frequenza delle pubblicazioni… è giusta…io, per me, rallenterò un po’.
Sono davvero curiosa di capire come andrai a comporre i pezzi di questo puzzle. Il tuo protagonista mi ricorda, in un certo senso, quelli che animavano una tua precedente serie. Quelli in cerca di documenti e permessi di soggiorno, quelli, per intenderci, alla ricerca di loro stessi. Sempre bello leggerti.
Hai tracciato una linea tra due punti. Non ci avevo mai pensato. Grazie mille, Cristiana.