Lei:io

Portava un punto e virgola con ali di farfala tatuati sul braccio sinistro, il braccio delle cicatrici dell’anima.

Ascoltava quel genere di musica che ai suoi coetanei non piaceva, ma non le interessava.

Amava le giornate di pioggia, perchè rispecchiavano un po’ come si sentva dentro e ne ascoltava il croscio quando i pensieri si facevano troppo rumorosi.

Le piaceva leggere e rifugiarsi in realtà diverse dalla sua, troppo carica di dolore.

Adorava scrivere, la faceva sentire viva, anche se pian piano stava morendo al di dentro.

Fumava le Winston blu, ma non più di due al giorno: doveva mantenere un certo controllo.

Controllo che le è sempre venuto naturale, come quando al posto del cervello aveva una calcolatrice per le calorie. “Kilocal-colatrice” la chiamava.

Odiava stare in mezzo alla gente, le metteva ansia, ma chissà per quale arcano motivo, in discoteca no. Forse perchè sapeva che lì, nonostante fosse pieno di persone, nessuno avrebbe fatto caso a lei, anonima, e così si poteva sentire sè stessa. Chiunuque essa sia.

Nemmeno lei in realtà sapeva davvero chi fosse, perchè lei era e non era allo stesso tempo. L’essere e il non essere albergavano paradossalmente in lei. Perchè lei andava contro persino al principio primo di Parmenide…

Lei sapeva di non sapere ed era rinchusa nella caverna.

Non era certo una filosofa ma spesso si trovava a riflettere sull’universo, sul destno e sull’amore.

Lei credeva nell’amore tra amici, un amore sicuramente diverso da quello tra due innamorati, ma un amore puro e privo di secondi fini.

Era innamorata di una bellissima persona ed era un eterna romantica: le mandava le lettere chiuse con la ceralacca, le baciava le cicatrici che avevano in comune, le dedicava poesie e canzoni d’amore.

Apprezzava le piccole cose, un tramonto, un sorriso, la luna… erano tutte ragioni per cui restare al mondo. In quelle maledette liste riusciva sempre a trovare quelle piccole cose che la convincevano a stare al mondo ancora un pochetto.

Aveva una scatola dove accumulava ricordi: “le piccole grandi cose a cui tengo” e contenva biglietti aerei, disegni, lettere, poesie, fiori, sassolini e chi più ne ha più ne metta.

Quella ragazza era un po’ all’antica: amava l’eta della reggenza e sognava di andare ad un ballo sfarzoso ottocentesco.

Amava i suoi nonni da morire, sopratutto il suo migliore amico: il suo nonnino materno, ma quando lasciò la nonnina vedova, un pezzo di lei volò insieme al lui.

Dormiva ancora col peluche di quando aveva cinque anni e a volte era infantile. Le faceva paura il buio e il futuro. Odiava l’idea di cescere, perchè lei voleva rimanere per sempre bambina…forse anche per questo motivo provò ad abbandonare questo mondo 4 volte.

A volte ha ancora la sensazione che la sua vita possa essere un film (un po’ come nel Truman Show)  e altre ha il sentore di essere in un sogno, da cui poi si sveglierà.

Le piace guardare i cartoni animati, soprattutto il film della Disney.

Le piace raccogliere le margherite dai prati e mettersele nei capelli, ama la natura quasi quanto ama la sua famiglia.

Quella ragazza sogna tanto. Sogna di diventare una scrittrice, un giorno. Sogna di guarire dalle ferite dell’anima e sogna di trovare sè stessa, un giorno.

Caro lettore, quella ragazza sono io.

Avete messo Mi Piace4 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Cara Sara, una lettera lasciata in bella vista per chi ne vuole approfittare e sbirciare nel tuo mondo di ragazza. Così deve essere raccontato perché così è esattamente, come ci siamo passati tutti. La tua forza sta nell’avere la capacità di fermarlo in parole e raccontarlo. Bellissima l’immagine della cicatrice. Poi, da scrittrice a scrittrice, ti lascio due piccole dritte che potrai decidere di prendere in considerazione oppure no. Trovo che la prima parte sia veramente piacevole da leggere ed esaustiva, mentre la seconda forse è stata scritta con la voglia di terminare, succede a tutti. Ci sono poi alcune cose da rivedere, magari semplicemente refusi. Aspetto ancora qualcosa di tuo.

  2. Ciao Sarah, ho letto il tuo racconto e mi è piaciuto molto il modo in cui ti sei aperta. Esprimendo un’opinione da lettore, che è solo un’opinione, amo molto di più quando i finali si intuiscono ma non vengono spiegati. A volte non è necessario farlo, altre volte è bello trovarsi liberi di interpretare la storia a seconda della propria condizione del momento. Concordo con Giuseppe che ci siano dei refusi da sistemare, meglio una rilettura in più che una in meno prima della pubblicazione.
    Brava comunque, aspetto il prossimo racconto.

  3. Sai, non è da tutti esporsi così tanto in prima persona, mettendosi metaforicamente a nudo davanti a così tante persone sconosciute. E questo la dice lunga sulla persona che sei e che traspare in maniera forte e vivida dalle tue parole: una persona coraggiosa e con fuoco ardente dentro di sé.
    Lascialo bruciare quel fuoco, sempre di più, come, del resto, stai già iniziando a fare ora.
    Dal punto di vista tecnico, ho notato solo qualche refuso, facilmente eliminabile con una rilettura. Per il resto, è un testo toccante e incredibilmente profondo e significativo.