
L’epilogo della storia di Nico e la storia di Manuel
Serie: IL TRENO DELLE ANIME
- Episodio 1: Il piano – 1
- Episodio 2: Il piano – 2
- Episodio 3: Sabato 29 marzo
- Episodio 4: L’incontro con la madre
- Episodio 5: Il processo e il carcere
- Episodio 6: Mario
- Episodio 7: Lo scarafaggio
- Episodio 8: La proposta
- Episodio 9: La prova
- Episodio 10: Il concerto
- Episodio 1: Il sogno
- Episodio 2: Sara
- Episodio 3: Il Santo Graal
- Episodio 4: Michele
- Episodio 5: Il professore
- Episodio 6: L’incontro con Gigi
- Episodio 7: L’inquisitore
- Episodio 8: La rabbia di Nico
- Episodio 9: La lupa
- Episodio 10: Gorka
- Episodio 1: Marie
- Episodio 2: La chiromante
- Episodio 3: La pergamena
- Episodio 4: L’ultima notte
- Episodio 5: Tonio
- Episodio 6: L’epilogo della storia di Nico e la storia di Manuel
STAGIONE 1
STAGIONE 2
STAGIONE 3
La storia di Nico fu quella di un ragazzo che non accettò mai di aver distrutto chi lo amava. Cercò di ingannare la vita creandone un’altra nei suoi sogni per poter amare ed essere libero. Ma la realtà si ripresentò nelle vesti di un inquisitore, sfidando la fantasia e distruggendola. Nico, però, non si arrese e, quando arrivò la morte, la vide come un’alleata che lo portava verso una nuova, vera esistenza. Chissà se, mentre i suoi amici lo piangevano, tra miliardi di vite la sua non fosse già di nuovo presente insieme ai suoi sogni, perché forse non erano solo tali, ma una realtà che era stata e poteva ritornare ad essere.
Il giorno dopo, il posto di Mario fu preso da un cinquantenne, mentre quello di Nico da un ventenne finito in carcere per aver causato la morte di un coetaneo in una rissa. Appena arrivato, il ragazzo appoggiò il suo fascicolo sul tavolo, andò a sedersi in un angolo e rimase in silenzio per ore. Tonio lo osservava; alla fine gli si avvicinò.
«Basta pensare. Dai, vieni a prendere una boccata d’aria con noi.»

Europa dell’Est, 2022
Quel giorno Manuel non avrebbe mai immaginato che la sua vita sarebbe cambiata nel giro di poche ore. Tutto ciò che era stato prima esplose e si disintegrò. A spazzare via ogni cosa fu proprio una vera bomba, lanciata in uno scenario di guerra. Manuel si ritrovò nel luogo dell’esplosione con il suo camion, carico della merce dei suoi tanti traffici illegali. Aveva quarant’anni e un curriculum criminale più lungo di un rosario.
L’onda d’urto fece sbandare il camion e Manuel istintivamente tirò il freno e abbassò la testa. Alzò lo sguardo: era tutto immerso nella polvere, lui stesso imbiancato dalla calce degli edifici crollati. Le macerie occupavano la strada ed era impossibile proseguire. Pensò di scendere dal mezzo per cercare una soluzione, ma prima afferrò la mitraglietta carica che teneva sempre sul sedile di fianco al posto di guida.
Avanzava con cautela sulle macerie, tenendo l’arma nascosta sotto la giacca. Non era certo la prima volta che si trovava in una situazione di pericolo, ma adesso toccava con mano lo sfacelo a cui aveva contribuito. Era al centro di una scena simile a un dipinto di Bruegel, dove la morte trionfa. Guardava i tanti corpi senza vita e sentiva gente gridare e piangere. Tra i gemiti, udì distintamente quelli di una donna e, insieme, il pianto di un bambino.
Si girò intorno. Alle sue spalle vide il cadavere di un uomo tra le macerie: l’esplosione gli aveva tranciato entrambe le gambe. Accanto c’era una donna ferita che si lamentava e un bambino di circa due anni che stringeva ancora la mano dell’uomo; di certo era il figlio di quella coppia.
Il piccolo si accorse di Manuel e gli tese le braccia. Lui gli andò incontro per prenderlo in braccio, ma vide tre uomini armati avvicinarsi. Comprese che volevano ucciderlo e finire quelli ancora vivi, ma Manuel fu più veloce di loro: tirò fuori la mitraglietta e li eliminò senza la minima esitazione. Poi distese la mano che impugnava l’arma lungo la gamba e, con un braccio, sollevò il bambino.
Ora, però, doveva portarlo in salvo insieme alla madre, ma come fare? Il camion era bloccato dalle macerie. Vide un’auto ferma su un tratto di strada libera. Corse verso il veicolo; alla guida c’era un uomo ormai senza vita. Il finestrino dell’auto era aperto. Manuel lasciò cadere la mitraglietta, infilò la mano all’interno, aprì lo sportello, trascinò l’uomo morto sulla strada e fece sedere il bambino sul sedile accanto al posto di guida. Il piccolo si era tranquillizzato, ma lo stringeva con forza e non voleva lasciarlo.
«Fai il bravo, cucciolo, mollami.»
Il bambino non capiva.
«Maledizione, lasciami, moccioso appiccicoso!» gridò, staccandosi di dosso il bambino con forza.
Andò a prendere la madre, la prese in braccio e, sempre correndo, raggiunse di nuovo l’auto. Distese la donna sui sedili posteriori e finalmente partì, sperando di trovare la salvezza. Doveva allontanarsi da quell’inferno. Pensò di inoltrarsi nella campagna. Per fortuna l’auto che aveva rubato era un fuoristrada.
Manuel da tempo pensava di cambiare vita. Era stanco di un’esistenza avventurosa e piena di pericoli, e quel giorno decise: «Che il diavolo si porti il camion e tutto il resto. Basta con questa vita merdosa!»
Però bisognava cambiare identità e aspetto: non poteva continuare a essere Manuel. I suoi complici di certo lo avrebbero cercato. Lungo la strada c’erano ancora cadaveri. Fermò l’auto e cercò tra essi qualcuno che avesse più o meno la sua età e gli somigliasse. Infine trovò a chi poter rubare l’identità: era un uomo di media corporatura, calvo, con la barba nera e gli occhi scuri come i suoi. Nelle tasche del morto c’erano un portafoglio con parecchi soldi e un passaporto americano. Quell’uomo aveva trentotto anni e si chiamava Luis John.
«Non è il massimo, ma se mi rado i capelli e faccio crescere la barba, può andare… perlomeno fino a quando non troverò di meglio.»
Nei lunghi anni di spostamenti tra varie nazioni aveva imparato correntemente il portoghese, il francese, l’inglese e l’italiano. Infilò il portafoglio in tasca, raggiunse l’auto velocemente e scappò via.
«Luis John, Luis John… ma che bella combinazione. Mi piace» ripeteva mentre guidava.
Il suo pensiero adesso era di trovare un luogo sicuro e un ospedale dove lasciare il bambino con la madre, mentre lui avrebbe raggiunto l’Unione Europea.
Il bambino ricominciò a piangere.
«Bastaaa, non piangere, detesto chi piange… e poi cos’è questa puzza?… Tuuu? Noooo, adesso mi tocca anche pulirti… ma chi l’ha mai fatto?»
Raggiunse la campagna. Faceva caldo, c’erano dei canali per l’irrigazione e pensò di usarne l’acqua per pulire il bambino.
«Forza, andiamo!» Afferrò il piccolo e lo mise sotto il braccio come se fosse una baguette.
«Dio Santo, sei una fabbrica di cacca e piscio!»
Nonostante la poca simpatia per il piccolo, riuscì a lavarlo e anche i suoi vestitini, che mise ad asciugare al sole. Poi strappò la sua camicia per asciugarlo e farne dei pannolini; si rase i capelli e finalmente poté accendersi una sigaretta e rilassarsi un attimo.
Serie: IL TRENO DELLE ANIME
- Episodio 1: Marie
- Episodio 2: La chiromante
- Episodio 3: La pergamena
- Episodio 4: L’ultima notte
- Episodio 5: Tonio
- Episodio 6: L’epilogo della storia di Nico e la storia di Manuel
Sono tornata al mio consueto autolesionismo, ovvero a leggere serie così intense da farmi male. Ma, quando ci sono episodi scritti così bene, come si fa a starne lontani?
Mi commuovi con il tuo commento. Grazie, carissima Viola!❤️
Il treno si arrichisce di una nuova storia. Bello tosto questo episodio. Le descrizioni sono incredibiliti. Brava 👏👏👏👏
Grazie, Tiziana. Sono felice che ti piaccia questo nuovo episodio: un altro viaggio per un’altra anima.cosa significa❤️❤️❤️
Oh oggi siamo finiti nell’Europa dell’est! Mi piace quando arrivano nuovi personaggi 😊 Dunque, ecco Manuel: la sua storia già mi appassiona e non vedo l’ora di conoscerlo meglio.
Grazie per il tuo gradito commento, Arianna.🙂❤️