Tonio

Serie: IL TRENO DELLE ANIME


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Alla notizia della morte di Nico, i suoi compagni di cella reagiscono ognuno in modo diverso. Michele è triste e rassegnato, mentre Mario accusa Tonio di aver odiato Nico. Tonio non rimane in silenzio e reagisce.

Il professore riuscì a immobilizzare Tonio, cingendolo con le braccia. Michele, più magro e meno forte di Mario, si limitò a strattonarlo per un braccio, ma ebbe la peggio: Mario gli diede una spinta, facendolo cadere insieme alla tazza di caffè che stringeva in mano. Alla fine arrivarono gli agenti penitenziari, fecero uscire il professore e portarono Mario e Tonio in direzione.

Michele restò solo, inginocchiato sul pavimento, a pulire il caffè che era caduto.

«Poi dicono: “Ma perché dobbiamo tenere le tazze di plastica qui dentro?”. Ecco la risposta… E pensare che per te eravamo la tua famiglia, Nicu’… e vabbè, forza, alziamoci.»

Michele fece leva sul cuscino del letto di Nico per alzarsi e si accorse che tra il materasso e il guanciale c’era qualcosa.

«E che è ‘sta scatola? Pure le caramelle sotto il cuscino mettevi… Eri proprio come un bambino. Mica ti dispiace se me le prendo io? Sennò arrivano le formiche… No, aspetta, niente caramelle, te le sei mangiate tutte… Ma questo è il disegno che ti ho fatto io… ah, ecco, la scatola ti serviva come cassaforte… Ma però che facevi, scrivevi i messaggi e ti rispondevi da solo?»

Michele osservava, passava il dito sui messaggi e rifletteva.

«Però il primo messaggio è scritto con il pennino; quest’altro: “Sara dove sei? Dimmi come posso aiutarti?”, invece è scritto con la biro… L’ha scritta lui? Sì, per me l’ha scritta lui… Quest’altra pure è scritta con il pennino: “Ricorda il Salmo”. E che significa? Mah?… Nicu’, ma da dove lo prendevi ‘sto pennino?»

Michele rovistò tra le poche cose di Nico ma non trovò nessun pennino.

«Niente. Questo è un altro mistero che ti sei portato con te… Vabbè, sai che faccio? Prima che mi dimentico come eri, ti faccio un ritratto e lo metto insieme a quello della ragazza… Anzi no, vi disegno insieme, sullo stesso foglio.»

Così prese un foglio da disegno, una matita e incominciò a disegnare. A volte chiudeva gli occhi: per ricordare e immaginare.

«Fatto, adesso sei insieme a lei… ecco… come… saresti stato… se eri felice.»

Michele fissava il ritratto. Le labbra gli tremavano. Si asciugò con la mano il naso e gli occhi umidi.

«Hai visto? Sei contento mo’ che mi hai fatto piangere? Ti faccio pure la dedica: “Al mio carissimo amico Nico. Michele”… Adesso ti rimetto nella scatola… e chissà che non mi mandi un messaggio pure a me.»

Rientrarono Tonio e Mario. Michele si affrettò a nascondere la scatola: aveva deciso che quella sarebbe stata l’eredità di Nico per lui. 

Mario prese le sue cose e le sistemò in uno scatolone.

«Ciao Michele, io cambio cella… mi hanno trasferito in quella in fondo al corridoio, se hai da dirmi qualcosa sono lì.» 

«Va bene Mario… ciao.»

 Mario si allontanò.

 «Tonio, ma che è successo?»

«E che doveva succedere? Le guardie ci hanno portato in direzione, hanno detto cosa era successo e il direttore, senza chiedere il perché e il percome, ci ha proposto di cambiare cella. Lui figurati se non accettava… pur di non vedermi più si faceva mettere pure all’inferno.»

«Secondo me è andato via perché non vuole vedere quel letto vuoto… lo sai, per lui Nico era diventato quasi come un figlio, gli voleva bene… come me.»

«Certo: lui è il protettore dei martiri, tu sei il Michelangelo dei disgraziati e io sono lo stronzo cattivo.»

«To’, io non ho detto niente.»

«Forse tu no, ma quell’altro sì… giudicate senza sapere niente. L’unico affetto che avevo era mia sorella. Lei neanche immaginava i casini in cui mi ero cacciato, credeva che ero un commesso viaggiatore… stavo fuori casa per giorni, tornavo tardi… gli affari diventavano sempre più importanti… lo sai come funziona… sono salito troppo in alto e ho pestato i piedi a chi non dovevo. Un giorno hanno cercato di farmi fuori ma io sono stato più veloce… sono finito dentro per questo. Mia sorella non mi ha voltato le spalle… certo non era contenta di quello che avevo combinato, ma non è mai mancata a un solo colloquio, mi chiamava tutte le volte che era possibile… si occupava di me… per lei ero sempre il fratello maggiore che la faceva giocare quando era una bambina. Una sera mi chiamò, era allegra, scherzava… o forse fingeva per tenermi su di morale… poi ho sentito degli spari, ho pensato a dei petardi visto che c’era una partita importante quel giorno… invece ho sentito la gente che gridava… io la chiamavo: “Angela, Angela, che succede?”. Poi è caduta la linea… dopo mi hanno detto che l’avevano uccisa… era stato il fratello di quel tale che avevo fatto fuori. Angela aveva solo diciannove anni e non c’entrava niente con me. Anche il destino è stato crudele: mi ha fatto sentire il momento che moriva… senza poterle stare accanto. Quando Nico è arrivato qui e hanno detto che aveva preso in ostaggio una ragazza e l’aveva uccisa, io l’ho odiato. Quando sei costretto a stare in una stanza con altre persone per tanto tempo è difficile provare indifferenza: o odi o ami. Lui non parlava e io pensavo: “Ecco un altro vigliacco che se la tira pure”. Quel giorno non so che mi è preso… non ho capito più niente e gli ho spaccato la testa. Che ne sapevo che per proteggere i suoi amici si era addossato un’accusa così infamante… se c’è uno su un milione come lui è anche tanto. Ma che credete? Anch’io ho pensato che, forse, nelle stranezze di Nico c’entrava quello che era successo quel giorno… e mi dicevo: “No, non può essere, è passato troppo tempo”, ma poi arrivava qualcuno e con una sola parola faceva crollare la mia difesa.»

«Mi dispiace Tonio… pure io a volte, scherzando, ho detto cose che non dovevo dire.»

«Non ti preoccupare… forse è colpa mia che mi mostro in modo sbagliato… un po’ come Nico quando è arrivato qui.»

Serie: IL TRENO DELLE ANIME


Avete messo Mi Piace1 apprezzamentiPubblicato in Fantasy

Discussioni

  1. Questo episodio è molto commovente. Con questo brano hai dato voce a dei personaggi che mostrano una profonda umanità. La vita in carcere è molto dura, più di quanto s’immagini. I detenuti devono combattere ogni giorno con i propri demoni, spesso senza un appoggio professionale. Brava Concetta, è l’episodio che mi è piaciuto di più

  2. Seguo questa serie da un po’, pur commentando raramente. L’opinione iniziale è rimasta invariata: merita moltissimo. Ciò che apprezzo di più sono i dialoghi e le immagini nel testo, aiutano parecchio a visualizzare ciò che sta accadendo.