
L’ho già fatto
Serie: L'ho già fatto
- Episodio 1: Pillole per l’emicrania
- Episodio 2: L’ho già fatto
STAGIONE 1
Come poteva essere stato così stupido?
Come poteva non aver capito? Di colpo, gli comparvero a cascata nella mente tutti i sogni raccontati dal Sig. Tomsey, l’uno sull’altro, come un branco di pesci carnivori che si avventa su una carcassa. E in ognuno di quei sogni, c’era un elemento che portava alla stessa conclusione: il Sig. Tomsey voleva uccidere la moglie. Si ricordò di un sogno dove la moglie del Sig. Tomsey era chiusa dentro un’enorme scatola, di uno dove gridava aiuto perché la casa era in fiamme, di un altro dove saliva una scalinata infinita fino a cadere nel vuoto. E poi i più recenti, con i bersagli a forma di volto e quello dove cadeva dalla barca. Il Dott. Freuler già si stava maledicendo e colpevolizzando. Nonostante stesse quasi tremando e nonostante ci furono diversi secondi di silenzio, tanto che il Sig. Tomsey girò la testa verso il Dott. Freuler, come a dire “non ha nulla da dire?”, il Dott. Freuler fu abbastanza bravo a non far trasparire le troppe emozioni. Poi, riacquistato un barlume di lucidità interiore, si ricordò di come avrebbe voluto condurre la seduta odierna, incalzando il Sig. Tomsey per arrivare alla verità. Decise di usare la stessa tattica. Certo, ora già conosceva la risposta ed era una risposta diversa:
«Sig. Tomsey, mi permetta, non definirei il suo sogno bizzarro. Lo definirei al quanto… esplicito.»
«Esplicito? Che intende dire? Che significa qualcosa? La prego, mi dia la sua interpretazione.»
Il Sig. Tomsey si era agitato e aveva iniziato a muovere braccia e gambe sul lettino, come se fosse legato e non riuscisse a liberarsi.
«Sig. Tomsey, mi permetta di nuovo… lei vuol prendersi gioco di me?»
«Prendersi gioco di lei? Ma che intende Dott. Freuler? Perché dovrei? La prego, mi dia la sua interpretazione del sogno.»
Oltre al chiedere di continuo di interpretare i propri sogni, al Dott. Freuler cominciava ad urtare profondamente che il Sig. Tomsey ripetesse sempre l’ultima parte della domanda. Pensava fosse solo una strategia per prender tempo. Decise di accelerare e andare ancora più a fondo:
«Sig. Tomsey, non c’è che un’unica spiegazione per il suo sogno. E arrivati a questo punto e visto che possiamo considerarci entrambi delle persone oneste e dirette, mi permetta di dirle che non sono a mio agio in questa situazione. Anzi, mi permetta ancora, è lei, Sig. Tomsey, che non mi fa sentire a mio agio.»
Il Sig. Tomsey stava per aprire la bocca, approfittando di una pausa di respiro del Dott. Freuler, che però fu più veloce di lui e continuò:
«Sig. Tomsey, me lo dica, non ci giri intorno. Lei vuole fare del male a sua moglie?»
Il Sig. Tomsey smise di agitarsi sul lettino e girò la testa tutta indietro verso il Dott. Freuler, rimanendo però con il busto e il resto del corpo in avanti, quasi ad imitare il movimento di una civetta. Era una posizione poco naturale, che fu del tutto soppiantata dall’espressione del viso incredulo del Sig. Tomsey, che disse:
«Fare del male a mia moglie?»
«Sig. Tomsey, lei vuole uccidere sua moglie?»
Il Sig. Tomsey non perse l’espressione di incredulità sul viso, ma ora appariva più rilassata, quasi distesa. Forse perché era riuscito a capire dove voleva arrivare il Dott. Freuler. E rispose:
«Dott. Freuler, la sua è una domanda seria? Sta scherzando?»
Ah, come avrebbe voluto. Tutto un gigantesco scherzo. Tutta una burla del paziente che voleva prendersi gioco del proprio analista. Poco professionale, certo. Ma allo stato attuale delle cose, il Dott. Freuler sarebbe stato disposto a perdonarlo, in nome di uno scherzo. E forse avrebbe voluto ancora di più essersi sbagliato. No, non era uno scherzo, ma un grosso malinteso. Il Sig. Tomsey e la moglie si amavano alla follia. Non litigavano da decenni, sembravano una coppietta appena fidanzata. Sì, quella era una via ancora migliore di quella dello scherzo. Tenne quei pensieri per sé e lo incalzò ancora di più:
«Sig. Tomsey, ci stiamo facendo solo domande e non diamo alcuna risposta. Le chiedo, di nuovo. Lei vuole uccidere sua moglie? Glielo chiedo per favore, mi risponda. E mi risponda con una risposta».
«No.»
Fu una risposta sussurrata, ma solenne. Tanto bastò per distendere anche il volto del Dott. Freuler, che non voleva sentir altro che pronunciare quella negazione. Eppure era ancora insoddisfatto. Troppe porte erano rimaste aperte. Troppi perché non avevano ancora trovato una risposta. Decise di non arrendersi e con un tono quasi da ramanzina disse:
«Mi fa piacere che lei non voglia. Perché vede, dall’interpretazione dei suoi sogni, che le sta molto a cuore, non è difficile notare un certo astio nei confronti di sua moglie. Astio che, nel sogno che mi ha raccontato oggi, Sig. Tomsey, si è trasformato in qualcosa di molto più profondo. Lei capisce perché le ho fatto una domanda così diretta?»
Il Sig. Tomsey non rispose.
«Sig. Tomsey, mi sta ascoltando?»
Niente. Solo il rumore di un respiro più affannato.
«Sig. Tomsey, se le ho mancato di rispetto in qualche modo, mi permetta di chiederle scusa. Ma vede, dal sogno di oggi, non ho potuto fare altrimenti. Quindi, e le chiedo nuovamente scusa, mi vedo costretto a ripeterle ancora, per una sicurezza ulteriore… è stato sincero nella risposta di prima? Lei vuole uccidere sua moglie?>>
«No, Dott. Freuler. No. Non potrei.»
«Ah, benissimo Sig. Tomsey! Perché lei ama sua moglie? Per questo non potrebbe?»
«No, Dott. Freuler. Non potrei perché… perché l’ho già fatto.»
«Come… In che senso l’ha già fatto?»
«Che l’ho già fatto Dott. Freuler. Ho già ucciso mia moglie.»
Il Dott. Freuler sgranò gli occhi e guardò fisso il Sig. Tomsey. Aveva capito bene? Pensò di chiedere un’ulteriore conferma, ma il tono del Sig. Tomsey era stato talmente fermo, che non ce n’era bisogno. Di istinto, al Dottor Freuler uscì l’unica domanda sensata in risposta all’affermazione del Sig. Tomsey, che già chiariva che l’evento si era consumato nel passato:
«Quando?»
«Oh, molti anni fa Dott. Freuler. Molti anni fa.»
Il Dott. Freuler cercò di radunare le ultime forze mentali che gli rimanevano. Nella sua testa si facevano strada decine e decine di domande. Perché glielo stava dicendo? Perché non glielo aveva detto prima? Perché non lo aveva capito? Perché lo aveva fatto? Quindi era un assassino? Qualcun altro lo sapeva? Ripensò al fatto che potesse essere tutto uno scherzo, ma stavolta non ci credette nemmeno lui. Fece di nuovo prevalere il buon senso e chiese:
«Ma Sig. Tomsey, lei mi sta confessando un omicidio
«Se avessi voluto confessare qualcosa, sarei andato in chiesa, Dott. Freuler. Ha fatto tutto lei, io non sto confessando niente. Lei mi ha fatto una domanda e io le ho risposto.»
«Sì, ma qualcun altro lo sa? La polizia lo sa? Lei è un criminale?»
«Nessuno lo sa. A parte me e ora, a parte lei, Dott. Freuler.»
Il Dott. Freuler pensò che fosse tutto assurdo. Voleva chiedere al Sig. Tomsey come lo avesse fatto e perché, le circostanze, se avesse dei complici, cosa lo avesse spinto ad arrivare a tanto. Poi, si ricordò che era un analista e non un poliziotto e aggiunse:
«Ma perché non me lo ha detto prima? Avremmo affrontato il problema. Avremmo approfondito… sì, avremmo trovato un modo per affrontare il problema.»
«Problema? Ma perché parla di problema? Non è un problema per me, io sto benissimo. Ormai è da tempo che sto benissimo.»
Era l’ennesima risposta, delle ultime che aveva dato il Sig. Tomsey, che gettò il Dott. Freuler nello sconforto più totale. Avvicinò le mani al viso e ci si perse dentro. Voleva evadere. Voleva scomparire. Ecco cosa voleva: che quello fosse solo un brutto sogno. Con il volto ancora tra le mani e la voce strozzata chiese sottovoce:
«Cosa si aspetta che faccia, ora?»
«Oh, niente Dott. Freuler. Io non mi aspetto che lei faccia proprio niente. Anzi, sono sicuro che lei non farà niente. E se mi permette, credo che la seduta sia finita.»
Il Sig. Tomsey si alzò di scatto dal lettino, prese rapidamente il soprabito e uscì dalla porta senza salutare. Solo allora il Dott. Freuler tolse il viso dalle mani e impiegò qualche secondo prima di riprendere le normali funzioni visive. La luce del tramonto iniziava ad inondare la stanza del color ocra pallido. Il Dott. Freuler si alzò e guardò fuori dalla finestra. Quella notte, avrebbe avuto difficoltà a prendere sonno, ma non a causa delle pillole.
Serie: L'ho già fatto
- Episodio 1: Pillole per l’emicrania
- Episodio 2: L’ho già fatto
La seconda parte molto più veloce e piacevole. Cambierei il titolo che rovina la trama e forse inventerei un finale diverso. Cosa vuole trasmettere con questo scritto? Chiuderei agganciandomi a questa risposta . Grazie per questa piacevole lettura. Spero di aver contribuito a far nascere nuove idee e nuovi spunti.
Ciao e grazie per il commento. Sul titolo: non sei la sola a pensalo! Mi è stato già segnalato e in effetti, a mente fredda, tornassi indietro lo cambierei. Soprattutto per non rovinare quello che dovrebbe essere a tutti gli effetti un colpo di scena. In fase di definizione del titolo non credevo si percepisse così tanto. Per il finale: volevo creare un finale che lasciasse un senso di inquietudine omettendo eventuali ulteriori sviluppi (lo psichiatra non va dalla polizia ecc). Non parlo di finale aperto, perché in effetti la storia si conclude, ma mi piace lasciare delle possibilità nella mente del lettore (e anche nella mia), qualcosa che lo spinga a chiedersi “cosa farà ora il protagonista?”
“cosa succederà dopo?” ed eventualmente “cosa è successo prima?”. Domande che, sulla carta, non avranno una risposta.
Mi accodo alla giusta analisi di Giancarlo: suspence, cinismo e anche una punta di ironia.
Un corto molto gradevole e intrigante, che vale sicuramente la pena di leggere.
Grazie 🙂
Confermo il mio commento. Ben scritto, ironico al punto giusto, suspence e una punta di cinismo. Mi è molto piaciuto, ma se posso fare un piccolo consiglio, il titolo rovina un po’ la sorpresa. Io, nel mio piccolo da lettore, lo chiamerei “La seduta è terminata”. Ma io sono il lettore e non l’autore. Bravo, e grazie per la condivisione!
Ciao e grazie per le belle parole. Per il titolo: mi ero fatto lo scrupolo ma ho voluto rischiare. Era il titolo che mi intrigava e incuriosiva di più. Ci penso un altro po’, non è escluso che possa cambiarlo. Grazie per la segnalazione comunque, preziosa.