
L’incontro con Rocco
Serie: La storia di Maddalena
- Episodio 1: La mia storia
- Episodio 2: La formazione
- Episodio 3: La strada
- Episodio 4: I clienti
- Episodio 5: Venduta
- Episodio 6: Il prezzo del sangue – prima parte
- Episodio 7: Il prezzo del sangue seconda parte
- Episodio 8: Impiegata del sesso
- Episodio 9: Un nuovo padrone
- Episodio 10: L’incontro con Rocco
- Episodio 1: La doppia vita
- Episodio 2: La fine della strada
STAGIONE 1
STAGIONE 2
Non ci sono incontri casuali in questo mondo. Gli uomini entrano nella tua vita come entrano nelle tue gambe: pagano, si servono e se ne vanno. Ma quella sera con Rocco fu diversa. Anche se all’inizio sembrava tutto come al solito. Anche se all’inizio lui mi aveva preso come un animale.
Quando Rocco si fermò davanti a me, capii subito il tipo di cliente che era. Uno di quelli incazzati con il mondo. Il tipo di uomo che paga non per godere, ma per sfogare tutta la sua frustrazione su un corpo che non può ribellarsi. Era ubriaco. Lo sentivo dal suo alito, lo vedevo nei suoi occhi stanchi e incazzati. Tirò fuori i soldi senza guardarmi davvero in faccia, come se io non fossi altro che un mezzo per un fine. E non lo ero. Non lo sono mai stata.
Non disse niente. Mi fece salire sulla sua macchina, la testa china, la rabbia che gli bolliva dentro. Lo sapevo perché li riconosco, questi uomini. Sono i peggiori. Quelli che non sono venuti per il sesso, ma per il controllo. Per sentirsi forti, anche solo per un’ora. Per scaricare il loro odio su qualcosa che non risponderà mai.
Arrivati al suo appartamento, non perse tempo. Mi spinse dentro, e prima che potessi dire o fare qualcosa, mi afferrò per il collo e mi gettò sul letto. Era brutale. Non c’era passione, non c’era desiderio. Solo furia.
Non mi guardava nemmeno negli occhi. Mi penetrava con movimenti violenti, come se volesse farmi male, come se fossi un sacco su cui poteva colpire finché ne aveva voglia. Il suo respiro era pesante, quasi un ringhio, e sapevo che stava scaricando tutta la merda che aveva dentro. Non ho detto niente. Non c’era niente da dire. Ero lì per quello. Aveva pagato abbastanza per tenermi tutta la notte.
Quella notte non finì in fretta. Non si trattava solo di sesso. Ogni volta che mi spingeva contro il letto, ogni volta che il suo corpo si muoveva sopra di me, capivo che non stava cercando piacere. Stava solo cercando di cancellare qualcosa. O qualcuno.
Era stato mollato. Lo vedevo nella rabbia che aveva addosso. In ogni movimento, in ogni affondo violento. Si stava vendicando su di me di qualcosa che non poteva controllare. Un’altra donna, sicuramente. Una che lo aveva lasciato. Non c’era delicatezza nei suoi gesti, solo violenza contenuta. Non ho provato niente quella notte, tranne il solito dolore sordo e lontano. Ero abituata.
Alla fine, crollò su di me, il fiato pesante, il corpo sudato. Non mi chiese nemmeno come stavo. Si alzò, si girò sul lato e si addormentò, lasciandomi lì, con il mio corpo indolenzito e la mente vuota.
Non pensavo che l’avrei rivisto così presto. Ma la sera dopo, eccolo lì, fermo nello stesso punto, con lo stesso sguardo stanco e vuoto.
«Vieni,» mi disse. E questa volta non c’era rabbia. Non c’era odio. Solo stanchezza.
Mi portò di nuovo nel suo appartamento, ma stavolta fu diverso. Non mi prese subito. Si sedette sul divano, si passò una mano tra i capelli e mi guardò. Non come la notte prima. Non come un oggetto.
«Prepariamo qualcosa da mangiare?» mi chiese.
Non ero abituata a quelle richieste. Non ero abituata a niente che somigliasse a una conversazione normale. Ma annuii, perché non sapevo cos’altro fare.
In cucina trovai del pane, del formaggio, e qualcos’altro che riuscii a mettere insieme. Rocco si sedette al tavolo, e mentre mangiavamo, ci guardavamo senza parlare troppo. Era strano. Per la prima volta, sembrava che qualcuno volesse stare con me per più di mezz’ora senza saltarmi addosso.
Dopo cena, mi aspettavo che volesse il solito. Che mi avrebbe portata sul letto e che tutto sarebbe tornato come prima. Ma invece, mi chiese: «Vuoi parlare?»
Mi sedetti sul divano, incerta su cosa volesse. Parlare. Di cosa avremmo parlato?
Iniziammo con le cose banali. Il tempo, la città. Ma poi le sue parole cambiarono. Mi raccontò della donna che lo aveva lasciato. Di come l’aveva mollato senza nemmeno una spiegazione. Di come si sentiva perso. Perso e arrabbiato. Mi guardò e disse: «Non volevo trattarti così, ieri notte. Ma ero fuori di me. Non è colpa tua.»
Rimasi in silenzio. Non sapevo cosa dire. Avevo passato tutta la mia vita a essere usata, e nessuno mi aveva mai detto che non era colpa mia. Quella notte non facemmo sesso. Parlammo fino all’alba, e per la prima volta in tanto tempo, mi sentii come se non fossi solo un corpo.
Rocco non cercava più di scaricare la sua rabbia su di me. Voleva solo compagnia, voleva qualcuno con cui condividere quella sua fottuta solitudine. Mi disse dei suoi racconti, di come non riusciva più a trovare l’ispirazione. Di come si sentiva un fallito. Io gli parlai della mia vita, ma non dei dettagli. Solo la superficie. Non riuscivo a dire tutto. Non ancora.
Quando il sole cominciò a filtrare attraverso le finestre, Rocco si alzò, si stiracchiò e mi guardò con un sorriso stanco.
«Resta un’altra notte» mi disse. «Ma non per quello. Per parlare.»
Non sapevo cosa fare, cosa rispondere. Ma per la prima volta, volevo restare.
Serie: La storia di Maddalena
- Episodio 1: La mia storia
- Episodio 2: La formazione
- Episodio 3: La strada
- Episodio 4: I clienti
- Episodio 5: Venduta
- Episodio 6: Il prezzo del sangue – prima parte
- Episodio 7: Il prezzo del sangue seconda parte
- Episodio 8: Impiegata del sesso
- Episodio 9: Un nuovo padrone
- Episodio 10: L’incontro con Rocco
La storia continua a seguire un’evoluzione inaspettata.
Per un attimo, sembra di intravedere una fioca luce in fondo al tunnel
Ciao Rocco, una realtà nuda e cruda, dove l’ uomo, nelle sue debolezze, riesce a tirare fuori qualcosa di buono, di utile. Certo sfogare la rabbia su un corpo femminile non è l’ ideale da fare, ma il secondo giorno di Rocco è straordinariamente sconvolgente per tutti. In ogni vizio si nasconde una virtù. Bello.
È davvero un bel racconto, questo che conclude la stagione. Una sorta di svolta o di ponte, forse. Accade tutto molto in fretta e repentinamente, ma forse le cose accadono davvero così, senza bisogno di tanti preamboli. Dare al personaggio maschile il tuo stesso nome è un affare molto coraggioso. Io credo molto nell’immedesimazione con i propri personaggi. È il modo migliore per trasmettere la verità attraverso le nostre parole.
Dare il proprio nome ai protagonisti delle storie potrebbe essere un boomerang. Questo tuo Rocco è comunque un personaggio controverso. La notte prima l’ha praticamente stuprata, la seguente fa emergere il suo dolore, che puo’ essere magari un’attenuante, ma non una giustificazione.
Ciao Francesco, in realtà Rocco Malaparte è uno pseudonimo con il quale firmo i miei racconti. La storia di Maddalena è tratta da una vicenda realmente accaduta, nel quale sono stato coinvolto come consulente tecnico. Ovviamente tutti i nomi e i luoghi sono stati cambiati.
Come ti ho già scritto in passato è una storia cruda ed è giusto che sia cosi’. Il fatto che sia tratta da avvenimenti realmente accaduti ci porta ulteriormente a riflettere su come sia terribilmente reale il mondo della letteratura.