L’incontro dell’ispettrice con il custode

Serie: Il silenzio del custode


Il custode Carlo non manifesta alcuna emozione. Si rivela irrigidito alle domande dell'ispettrice.

Marta girò il biglietto tra le dita, il cuore che batteva più forte. La parola “Ombra” fluttuava nella sua mente come un presagio oscuro. Cosa poteva significare? Era un avvertimento, un nome in codice o qualcos’altro? Con un sospiro profondo, mise il biglietto in una bustina di plastica e lo ripose con cura nel suo taccuino.

La stanza sembrava ora ancora più silenziosa, quasi sospesa nel tempo. Ogni oggetto era al suo posto: il letto perfettamente rifatto, i vestiti ordinati nell’armadio, le finestre chiuse. Non c’era alcun segno di lotta, nessun segno evidente di violenza. Solo l’espressione di terrore congelata sul volto del defunto.

Marta si spostò verso il comodino. Un bicchiere d’acqua ancora pieno, un libro lasciato aperto su una pagina a metà. Era un volume di poesie di Leopardi, una scelta insolita per un uomo come De Santis, noto per il suo pragmatismo e la sua passione per l’arte contemporanea. Marta lo sfogliò velocemente, cercando segni, annotazioni, ma nulla sembrava fuori posto.

Fuori dalla stanza, il rumore dei passi del direttore la riportò alla realtà.

“Ha trovato qualcosa di utile, ispettore?” chiese l’uomo, apparendo sulla soglia con un sorriso educato ma nervoso.

“Un biglietto” rispose lei senza distogliere lo sguardo dalla scena. “C’era scritto ‘Ombra’. Sa cosa potrebbe significare?”

Il direttore sembrò sbiancare leggermente, ma si riprese subito. “Non ne ho idea,” disse, anche se il tremore nella sua voce non passò inosservato a Marta. “Ma immagino che qualsiasi cosa significhi, non è nulla di buono.”

Marta lo scrutò per un momento, poi decise di non insistere. “Vorrei parlare con Carlo” disse. “Potrebbe essere l’ultima persona ad aver visto il signor De Santis in vita.”

Il direttore annuì rapidamente. “Certo. Lo troverà nel suo alloggio, fuori dal giardino. Ma… non è molto loquace, sa? Parla raramente.”

Marta si incamminò verso l’uscita, attraversando i corridoi eleganti e silenziosi della villa. Sentiva il peso del mistero avvolgerla come un’ombra invisibile. Il custode Carlo era una figura quasi spettrale, sempre presente ma mai al centro dell’attenzione. Ma in un luogo come quello, dove ogni dettaglio sembrava nascondere qualcosa, nessuno poteva essere ignorato.

Raggiunse la piccola casetta del custode, nascosta tra gli alberi secolari che circondavano la villa. Bussò alla porta e attese. Nessun rumore all’interno. Bussò di nuovo, questa volta con più decisione. Dopo alcuni istanti, la porta si aprì lentamente, rivelando Carlo, con la solita espressione inespressiva.

“Buonasera, Carlo” disse Marta con un tono cordiale. “Vorrei farle qualche domanda sulla notte scorsa.”

Carlo la fissò per un lungo istante, poi fece un leggero cenno con la testa, invitandola ad entrare. La sua casa era spartana, quasi vuota, fatta eccezione per qualche sedia e un tavolo, tutto disposto con precisione maniacale. Non c’erano segni di vita quotidiana, nessun libro, nessuna fotografia. Solo silenzio.

Marta si sedette e incrociò le braccia. “Lei era di turno la notte scorsa, giusto? Ha visto o sentito qualcosa di insolito?”

Carlo rimase in silenzio per un momento, poi finalmente parlò, con una voce bassa e roca. “La notte… è sempre silenziosa qui.”

“Ha visto qualcuno aggirarsi nei pressi della camera del signor De Santis?”

“No.”

Il suo tono era deciso, quasi secco. Marta sapeva che Carlo era abituato a rispondere con poche parole, ma sentiva che c’era di più. Qualcosa che non stava dicendo. Poi, improvvisamente, un pensiero le attraversò la mente.

“Conosce la parola ‘Ombra’?” chiese.

Carlo alzò leggermente le sopracciglia, l’unico segno di emozione che avesse mostrato fino a quel momento. Rimase in silenzio per qualche secondo, poi abbassò lo sguardo. “Ombra” mormorò. “È una vecchia storia… una leggenda. Niente di più.”

Marta si sporse leggermente in avanti, incuriosita. “Che tipo di leggenda?”

Carlo si alzò lentamente e si avvicinò alla finestra, guardando fuori verso la villa. “Si dice che una volta, molti anni fa, una donna sia scomparsa nella villa. Nessuno l’ha mai trovata. La chiamavano Ombra, perché di lei non rimase nulla, solo un’ombra. Ma è solo una storia che raccontano i vecchi.”

Marta non era convinta. Le leggende spesso nascondono frammenti di verità. Forse “Ombra” non era solo una leggenda, forse era un indizio pericoloso, dimenticato nel tempo.

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Avete messo Mi Piace4 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Assolutamente intrigante, mi ha incuriosito molto.
    Solo un piccolo appunto: prova ad usare “ispettrice” anziché “ispettore”, dato che si fa riferimento ad una figura femminile.

  2. Riesci con poche e ‘secche’ parole a tenere alta l’attenzione del lettore. Io non so scrivere gialli, ma immagino che non sia affatto facile oltre alla necessità di avere lo scrittore stesso una buona memoria e capacità di attenzione per i particolari seminati qua e là. Mi piace molto e continuo volentieri a seguirti.

  3. Attratta, anche in questo secondo episodio, dalla trama, e distratta dalla tua tecnica di scrittura. Mi spiego: quando uno stile é così curato, asciutto, lineare, finisco, spesso, per concentrarmi sulla forma, per osservarla o studiarla, e perdo un po’ il filo; poi, peró rileggo e seguo anche la trama. E confermo ció che ho già detto per il primo episodio: mi piace. La leggenda appena accennata é un elemento in piú che incuriosisce.

  4. Purtroppo la necessità di suddividere le storie in “episodi” molto spesso spegne la tensione drammatica nei momenti meno opportuni.