
L’incubo della Luna (Capitolo speciale)
Serie: Le novelle della Luna: i sogni delle stelle
- Episodio 1: Sogno proibito
- Episodio 2: Danza degli astri
- Episodio 3: Triste inverno
- Episodio 4: La fine di un sogno?
- Episodio 5: Si è accesa un’altra stella
- Episodio 6: L’incubo della Luna (Capitolo speciale)
- Episodio 7: Andromeda (Capitolo Speciale)
- Episodio 8: Ponderazione (Capitolo speciale)
- Episodio 9: “Colei che produce miele” (Capitolo speciale)
- Episodio 10: Un amore mai sbocciato (Capitolo speciale)
- Episodio 1: Le novelle della Luna: i sogni delle stelle
STAGIONE 1
STAGIONE 2
Ho un sogno ricorrente che mi perseguita da ormai troppe notti: una spiaggia, il cielo dorato al tramonto, le onde calme ed i gabbiani sugli scogli. Faticosamente nel sogno riesco a raggiungere quella spiaggia, dove seduta in riva al mare c’è una bellissima ragazza, ha i capelli lunghi raccolti, con conchiglie che le ornano i boccoli, sembra quasi una sirena. Guarda l’orizzonte con tranquillità. Io mi affianco a lei, poggiandole piano una mano sulle sua coscia chiara, lei allora si volta, Melissa, abbassa lo sguardo e si poggia sulla mia spalla, sussurrandomi dolci frasi d’amore…
Melissa Greco, l’avevo conosciuta almeno dieci anni fa, io ero il suo professore. Ammetto che inizialmente mi ero avvicinato a lei per la sua particolare bellezza: era semplice, gli occhi grandi, le ciglia nere, i capelli lunghi fino al sedere e ondulati, le lentiggini che impreziosivano la sua pelle bianca, era una rarità. Mi aveva colpito poi ancor di più la sua intelligenza, la sua delicatezza, la sua forza, la sua empatia, il suo sorriso…
Non ne ero innamorato, volevo solo scoprire qualcosa in più, come avevo già fatto con altre prima di lei, volevo farla stare bene quando facevamo l’amore, e nulla di più. Però alla fine si innamorò di me; io inizialmente cercai di “accontentarla”, credendo di poter sostenere quella bugia per molto, ed invece la nostra storia durò relativamente poco. Tuttavia mi ha lasciato un segno indelebile, e dopo dieci anni ancora non sono riuscito a capire se quel segno è dato dolci ricordi o continui rimorsi.
Nel sogno continuo a vederla ancora come l’ultima volta quando ci siamo detti addio. Solamente che nella fantasia io provo a ricambiare il suo amore. Nella realtà ciò non è accaduto, quella volta sulla spiaggia l’abbandonai… No, non mi pento di averle detto addio, non avrei motivo per farlo. Lei è come una perla levigata dal mare, ha bisogno di qualcuno che comprenda il suo reale valore, e quello non sono io, spero che Melissa possa averlo capito.
In questi anni le ho scritto qualche lettera di tanto in tanto, per sapere come stava, cosa stesse studiando, poi però ho smesso, non ce ne era più bisogno, si era sposata, aveva avuto successo, dei figli, e aveva realizzato il suo sogno. Cosa dovevo scriverle ancora dopo essermi congratulato?
Dovevo dimenticarla una volta per tutte, così mi ero ripromesso.
Invece, cominciai a comprare riviste di moda femminili di cui non sapevo che farmene solamente perché c’era scritto il suo nome, una sua breve intervista, o veniva presentato il suo famoso abito da sposa “Venere”, dedicato alla madre. Io quella storia l’avevo conosciuta prima di tutti, e questo mi rendeva un po’ felice.
Appena venivo a conoscenza che su di una determinata radio avrebbe parlato anche solo per qualche minuto la famosa e bella Melissa Greco, mi sintonizzavo, restavo ad ascoltare musica orrenda solo per udire la sua voce parlare, era rimasta la stessa di allora, gentile, umile e pacata. Mi comportavo allo stesso modo per quando sarebbe apparsa in un programma televisivo. Delle volte trascorrevo ore a guardare sfilate di vestiti obbrobriosi, e venivo ripagato con qualche istante in cui inquadravano Melissa.
Ce l’aveva fatta quella ragazza, aveva proprio realizzato il sogno che mi aveva raccontato dieci anni prima, ora lei ha appena trent’anni o poco meno, e deve vivere la sua vita. Io, ormai cinquantenne, quello che dovevo fare l’ho fatto, e aspetto solo di invecchiare sempre di più.
Alla fine dell’anno scolastico venni a conoscenza che una delle mie classi sarebbe dovuta partire in gita proprio nella città in cui la famosa stilista di abiti da sposa aveva il suo atelier. Io casualmente mi offrii volontario per essere un accompagnatore, dopotutto era il mio lavoro, e non avevo niente di meglio da fare.
Il giorno della gita venne troppo in fretta. Non era programmato che i miei alunni, ormai più che adolescenti, potessero starsene un po’ in giro senza guida per qualche ora, ma sapevo che permettendoglielo li avrei fatti felici. Io intanto andai a farmi un giro, dopo aver controllato la via in cui si trovava il famoso atelier… non centrava nulla con la stilista, volevo solamente guardare l’edificio da lontano…
Camminavo velocemente, la vita mi era corsa davanti agli occhi e ora il tempo era rallentato all’improvviso, sembrava quasi che lo facesse apposta.
Il mio cuore vuoto intanto pulsava e rimbombava nella testa, creando così un dolore persistente.
Alzai distrattamente lo sguardo e lo vidi. Il famoso atelier color rosso porpora spiccava fra gli altri palazzi più antichi, era certamente il più imponente e lussuoso. Aveva almeno cinque piani, le vetrate erano grandi, e man mano che mi avvicinavo riuscivo a scorgere gli abiti da sposa.
A farmi sentire così insignificante non era tanto l’edificio in sé, quanto il fatto che ciò era nato grazie ai sacrifici di una ragazzina, ora donna, e che lei era lì, così vicina a me dopo dieci anni. Ma dopotutto perché ero felice di ciò? Perché dovevo andare a parlarle? Cosa dovevo dirle? Nulla, forse era meglio dare le spalle a tutto ciò e andare via.
Tuttavia i miei passi continuarono in direzione dell’atelier, finché non inciampai in qualcosa rischiando di cadere a terra. Mi accorsi che era un gatto grasso, dal pelo lungo e grigio, miagolava rumorosamente mentre si strusciava fra le mie gambe in cerca di carezze.
Io mi chinai, gli diedi un colpetto sulla schiena e continuai ad andare avanti, ma questo ricominciò a mettersi fra i piedi, sembrava quasi che volesse impedirmi di camminare. Mi trattenni dall’imprecare e cercai di scacciarlo a voce, ma al gatto non gli importò più di tanto delle mie minacce, e si alzò su due zampe poggiandosi a me.
Non so cosa volesse, ma quello non era il momento adatto per fermarsi e accarezzare un gatto mammone, così lo presi e lo poggiai su di un muretto.
Il gatto sembrò accigliarsi come fa un uomo, e quegli occhi verdi mi turbarono. Fece poi seguire uno strano miagolio aggressivo. Non so come fosse possibile, ma sembrava quasi che volesse avvertirmi di non andare all’atelier. Io cominciai ad allontanarmi, sempre più velocemente, ed il gatto continuò a seguirmi finché poté, per sparire nel nulla all’improvviso.
Sorrisi fra me e me, davvero mi ero lasciato intimidire da un gatto? Non ci badai più di tanto, e finalmente raggiunsi “Andromeda”, era il nome dell’atelier, già, a Melissa piacevano le stelle come a me… E pensare che lei potesse essere lì dentro fece sbocciare in me troppe emozioni, paura, felicità, curiosità, ci dividevano solamente delle mura.
Io feci un sospiro, specchiandomi nei vetri dell’edificio per rendermi più presentabile, ed ancora mi chiedevo perché volessi tanto incontrarla. L’atelier l’avevo visto, ora potevo anche tornare, pensai, ed invece mi avvicinai alle porte scorrevoli, entrando timidamente nel paradiso di Melissa…
Serie: Le novelle della Luna: i sogni delle stelle
- Episodio 1: Le novelle della Luna: i sogni delle stelle
Che bella sorpresa, pensavo che la storia di Melissa fosse finita ed ecco che ricompare. La vita in fondo è così, corsi e ricorsi. Sono curiosa di vedere se questa volta questo amore può funzionare, anche se Marius non mi sembra aver dato la sua approvazione
Non era programmato questo spin off infatti, ma l’ispirazione mi ha colpito completamente a caso. E sono parecchio soddisfatta del risultato ☺
“Mi accorsi che era un gatto grasso, dal pelo lungo e grigio,”
Marius si è trasferito in città?
🤣🤣
Un racconto maturo, che per certi versi mi ha ricordato la mentalità del professor Humbert Humbert di Nabokov: il suo essere così “completo” nella cultura e nella vita, e dunque pure un po’ disilluso e misantropo, ha invece un’apertura quando incontra una persona che forse storia e cultura non ne ha, ma resta comunque affascinante, sopratutto negli occhi del narratore, che ne ha viste tutte, e rimane sopreso nel vedere qualcosa di “piccolo” eppure sorprendente, in quanto libero e “anarchico”. Da questo punto di vista, ho avvertito anche degli echi de “La Macchia Umana”, di Philip Roth, un autore che se non hai letto potrebbe aiutarti nell’approfondire le infinite sfumature caleidoscopiche di quelle che io chiamo “Voragini strette, strettissime, in cui si in un breve attimo può entrare tutto e niente” Un punto di vista e una voce disincantata incarnano a pieno ciò che la scrittura dovrebbe segnalare come “movimento diverso”: la descrizione di una persona che se ne infischia delle regole, un punto d’interesse, un punto di luce selvatica ancora da esplorare. Questo processo è ben descritto, ed io l’ho letto come un racconto a sè, o come il primo tempo di un film in bianco e nero. Da un collega autore non posso fare altro che apprezzare l’evoluzione tecnica che c’è e si vede, sopratutto da chi ha seguito i tuoi lavori, e per la prima volta mi mostri un’umanità per quella che è, assolutamente imperfetta.
Innanzitutto grazie infinitamente per il commento, mi è piaciuto molto. È un onore che tu abbia trovato dei paralleli con la Lolita di Nabokov in un certo senso è l’alter ego romantico hahaha. E ti ringrazio anche per il complimento, cerco sempre di migliorare e perfezionare il racconto. Alla prossima!😊
Intrigante l’idea di questo “spin off”, come l’hai chiamato tu, una decina d’anni dopo.
Trovo anche molto valido il modo in cui hai immaginato i pensieri e le emozioni del protagonista, probabilmente si inganna da solo quando dice che non vuole incontrare Melissa…
Grazie mille, è sempre un piacere leggere di essere riuscita nell’intento di caratterizzare bene i miei personaggi☺
“Mi accorsi che era un gatto grasso, dal pelo lungo e grigio, miagolava rumorosamente mentre si strusciava fra le mie gambe in cerca di carezze.”
❤️
Hahaha Marius è sempre presente 😆
Molto interessante questo ritorno alla prima storia, il testo l’ho trovato piacevole e curato. Brava
Sono curioso di sapere come andrà ma se il gatto non voleva che andasse ho paura che lo cose si metteranno male
Grazie infinite. Un capitolo speciale non era in programma all’inizio, poi però sono stata folgorata dell’ispirazione per questa sorta di breve spin-off ☺