L’infezione
Serie: Dove giace il mio cuore
- Episodio 1: Il matrimonio
- Episodio 2: L’infezione
STAGIONE 1
All’inizio non fu che un sussulto, un’eco nella casa sospesa tra i vivi e i morti.
Un soffio gelido che strisciava lungo i corridoi, un fruscio impercettibile come il battito d’ali di un corvo.
Era una presenza invisibile, eppure c’era.
Sentivo un’ombra densa che si mescolava al crepuscolo agli odori di muffa e cera bruciata, infiltrandosi nelle mie ossa, nel mio respiro, come un presagio che congelava il sangue.
Poi iniziarono gli incubi.
Una figura avvolta nell’oscurità, con i capelli come vene d’inchiostro, il volto diafano come cera antica e occhi scavati e profondi come cripte dimenticate, apparve in quegli incubi.
Incubi che mi agitavano tutta la notte e mi rendevano inquieta la mattina.
Quegli occhi li ricordavo per tutto il giorno, erano una lama di ghiaccio che penetrava la carne, trafiggeva l’anima e prosciugava la volontà.
Non potevo urlare o fuggire.
Era un incubo che si materializzava.
Un demone velato di bellezza spettrale.
Nella camera, al mio risveglio, appoggiata sul comò trovavo sempre una rosa rossa.
Una rosa dai petali carnosi, lucidi, intrisi di un profumo dolce e cupo, come sangue rappreso.
Poi, una notte, lei arrivò.
Ligeia apparve nella stanza come un’apparizione mistica, la pelle fredda e lucente come marmo d’altare, le mani affusolate che si posavano sulla mia carne bianca e fragile.
Il suo tocco era un gelido, ma bruciava e la sua bocca un abisso che inghiottiva tutto,
Un bacio mortale che beveva non solo sangue, ma la stessa essenza della vita.
La mia pelle cominciò a marcire lentamente sotto il suo morso, mentre le vene si svuotavano e il sangue si faceva nero e denso come pece.
Il mio corpo si ritraeva in un involucro di ossa e pelle tesa, le labbra screpolate divennero fessure livide, e i miei occhi, un tempo luminosi, divenivano due pozzi di disperazione e morte.
Ero un cadavere in vita, una regina spettrale del crepuscolo, condannata a consumarsi lentamente.
Lei non si limitava a succhiare il mio sangue.
Mi penetrava con la furia di un demone, un connubio perverso di piacere e dolore, possesso e abbandono.
Le sue mani nere come la pece tracciavano sulla mia pelle arabeschi di terrore e desiderio, la sua bocca affamata divorava ogni mio respiro e ogni mia fibra vitale, fin la sua più profonda essenza.
Il suo corpo si fondeva con il mio in un rito sacrilego, un’orgia funebre in cui il confine tra carne e spirito si dissolveva in una danza macabra e infernale.
Intorno a noi, sul letto e sul pavimento, fiorivano rose rosse, petali sparsi come gocce di sangue.
A ogni suo bacio sentivo il profumo penetrarmi nell’anima, mescolarsi al sapore metallico della mia carne svuotata.
Era come essere avvolta in un giardino infernale, dove la bellezza si fondeva con la morte in un abbraccio mortale.
Il mio sposo era un’ombra pietrificata, un uomo spezzato dal dolore e dalla follia, incapace di vedere la verità che si consumava davanti ai suoi occhi.
Piangeva, invocava il nome di Ligeia, convinto di perderla di nuovo, mentre io marcivo in silenzio, prigioniera di quel patto maledetto.
La casa era un mausoleo di ombre e sospiri, e io, sua seconda sposa, ero la tomba vivente di un amore morto.
In una notte senza luna, quando il mio corpo non era più che un involucro fragile e vacillante, la vidi chiaramente, come una strega delle antiche leggende.
Seduta ai piedi del letto, la sua figura si stagliava nel buio come un’icona infernale.
Le dita affusolate sfioravano il volto del mio uomo con una carezza morbosa e crudele, e poi le sue labbra, rosse come petali di rosa imbevuti di sangue, si posarono sulle sue in un bacio lungo e famelico, un rito di possessione e dannazione.
Io guardavo da dentro quel guscio di carne morente, impotente, condannata a essere testimone della sua vita rubata.
Ligeia rideva silenziosa, la regina delle ombre, mentre io cadevo nell’abisso più profondo, verso la mia ultima, dolorosa morte.
Serie: Dove giace il mio cuore
- Episodio 1: Il matrimonio
- Episodio 2: L’infezione
Atmosfera riuscita, tesa e ben dosata. La sensazione di una presenza invisibile arriva chiara fin dall’inizio, senza forzature. Ligeia è un personaggio forte: affascinante e inquietante. La trasformazione della protagonista è resa con immagini incisive, mai gratuite.
Nel complesso, buona scrittura.
Un unico consiglio: come Lovecraft, chiediti se vuoi “scrivere alla Poe” o se vuoi partire da lì per trovare una voce davvero tua.
Io non ho mai avuto dubbi sulla tua scrittura. Sono contenta che tu stia riprendendo perché sarebbe davvero un peccato lasciare perdere questo tuo dono. Mi raccomando, pubblica ancora che ti aspetto.
Un altro classico ben rivisitato. Anche nello stile, che riprende -volutamente – certe movenze tipiche di Poe.