L’inizio

Serie: La mia storia


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Questa è semplicemente la mia storia.

E’ da giorni che provo a scriverti ma quando mi trovo davanti la pagina bianca tutte le idee, le cose che ho da dire, i pensieri, si dissolvono e mi sento vuota. Eppure sono fermamente convinta che devo provarci perché è scrivendoti che prendo consapevolezza delle cose. Di me. Ed è arrivato il momento di farlo.

Non sono mai stata una bambina dai grandi gesti o dalle emozioni eclatanti. Sono sempre stata silenziosa. Tutto succedeva solo dentro di me, se mi avessi vista da fuori non avresti mai immaginato quello che succedeva veramente. E questo credo sia stato sempre il problema più grande con cui io abbia dovuto fare i conti, perché da piccoli si da per scontato che chi ti circonda debba capirti e interpretarti, crescendo ho capito che non è così. E ho sempre sofferto tanto.

Ho passato l’infanzia e una parte dell’adolescenza, fino ai 14 anni, in una casa in campagna piena di alberi e animali, il vento fresco che ti scompiglia i capelli e il suono delle cicale a ogni ora del giorno e della notte. Fino a quel momento mi sentivo contenta, ogni giorno era uguale ad un altro e nonostante non sopportassi la routine che mia madre imponeva a me e a mio fratello in realtà era una strada già percorsa, non un sentiero da cercare. E quindi era più semplice.

A 14 anni ci siamo trasferiti in città, dalla mia finestra non più alberi ma palazzi, precisamente le finestre di un tribunale minorile. Ed è lì che sono cresciuta. E se penso a quella che ero in quegli anni vedo un’altra me che adesso è morta. A poco a poco tutto quello di cui ero sicura è scomparso e spero di poterti raccontare a poco a poco tutto quello che mi ha spenta. Adesso che non sono più una bambina mi rendo conto di quanto mi manchi la bambina che ero e quanto sono distante adesso dall’immagine di me che quella bambina aveva. E mi dispiace, perché a volte la penso, con gli occhi grandi e le codine e ho la sensazione – per non dire l’assoluta certezza – di averla delusa.

Immagino i suoi occhi che mi guardano, senza dire una parola, e mi chiedono cosa è successo? E perché non hai combattuto per me? Perché non fai qualcosa? Un tempo avrei dato la colpa alle circostanze, a tutto quello che è successo, ma la verità è che io non ho reagito mai. Non sono stata in grado di alzarmi e sistemare quello che si era rotto, ho nascosto i cocci per non vederli e sono andata avanti. E nel frattempo, quei pezzi taglienti scavavano profonde ferite che non si sono mai rimarginate. L’unica cosa che veramente mi importava – e di cui vado fiera anche adesso, perché ci sono sempre riuscita – era che quegli spigoli taglienti facessero del male solo a me e a nessun altro. Chi amavo doveva rimanere illeso, la sentivo come una missione, come se una voce dentro di me mi dicesse che io ero nata per questo, per attutire i colpi. Solo adesso mi rendo conto tutti quelli che ho protetto e aiutato hanno trovato la loro strada nel buio, mentre io, invece, sanguino ancora.

Serie: La mia storia


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Discussioni

  1. Emotivamente impattante, capace di coinvolgere il lettore. Crea identificazione laddove si siano vissute le stesse esperienze. Tutti noi, prima o dopo, siamo stati soldati pronti a sacrificare ogni cosa per chi amiamo. Ma anche i soldati hanno bisogno di una spalla cui appoggiarsi

  2. Più unica che rara la scelta narrativa di usare il “Tu”, ti faccio i miei complimenti. Una ragazza che vive troppo nella sua testa si è resa conto forse troppo tardi che la sua incapsulazione personale, sempre più potente, ha giovato a lei nello spirito ma creato terra bruciata intorno. Un racconto sulla consapevolezza è anche una narrazione del dolore, di come lo si vive e di come lo si supera. Un racconto è una seconda pelle che ripara noi lettori dopo aver perso la prima, molto tempo fa, per le stesse cronache che tu hai narrato. Tante cose vanno aggiustato ma lo spirito del racconto rimane intatto, una flebile gemma

  3. E’ la prima volta che leggo Arianna Musumeci.
    E la prima volta, come si sa, ha sempre un sapore particolare. Forse perché, come una pellicola fotografica, la nostra memoria emotiva è libera, pronta per essere impressa a fuoco.

    Non ci vuole molto a capire quando chi scrive ha tutte le qualità per definirsi autore/autrice.

    Una bella scrittura, appropriata. Capacità di trasmettere. Ma soprattutto, tanto da dire.

    Unica alternativa che mi permetto di consigliare, ma si tratta più di una valutazione che lascio all’autrice senza nulla togliere alla bontà di questo ottimo inizio, è pensare di raccontare il tutto come una storia. La propria, certo, ma vissuta da un’altra.

  4. Ciao Arianna!
    Capisco che traslocare in un luogo completamente diverso da quello precedente, non sia una passeggiata, soprattutto se il luogo precedente era immerso nella natura. Lo dico proprio perché anche io ho sempre odiato i cambiamenti, infatti ancora oggi faccio fatica ad abituarmi alle cose nuove.
    Detto questo sei riuscita perfettamente a trasmettere le tue emozioni al lettore!
    Bel lavoro!
    Non vedo l’ora di leggere il prossimo episodio!

  5. “Solo adesso mi rendo conto tutti quelli che ho protetto e aiutato hanno trovato la loro strada nel buio, mentre io, invece, sanguino ancora.”
    Questo passaggio mi è piaciuto 👏 davvero una bella immagine, potente che rende bene l’idea del dramma

  6. Cara Arianna, hai una capacita’ narrativa davvero straordinaria. E’ molto difficile narrare di se’ se i racconti contengono anche cocci taglienti, spero e ti augur sinceramente che questo spazio ti aiuti a cicatrizzare.