L’interno 8

Serie: IL TRENO DELLE ANIME


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Alex sceglie di frequentare l'università di Torino e di condividere una casa con altri studenti, suoi amici. Passano alcuni mesi e un sabato mattina Manuel riceve la telefonata di un amico di Alex, che gli dice che il ragazzo sta male.

 

«Forza, Alex, appoggiati a me, usciamo.»

​Il figlio non rispose e neanche si voltò. Manuel lo tirò su di forza e cinse la vita del ragazzo con un braccio.

​«Alex, dammi la mano… metti il braccio intorno al mio collo… non avere paura, non ti faccio cadere.»

​Scesero piano le scale. Manuel si teneva al corrimano e, arrivato in strada, fece salire il figlio in auto, gli allacciò la cintura e si diresse verso l’ospedale.

​Una volta arrivato, spiegò tutta la situazione al medico del pronto soccorso. Poi, un infermiere fece sedere Alex su una sedia a rotelle e disse a Manuel di restare nella sala d’attesa. Lui seguì con lo sguardo l’infermiere che spingeva la carrozzina lungo il corridoio, per poi vederlo sparire dietro l’angolo.

​Aspettò per più di due ore. In quel lasso di tempo ripensò alla confessione del figlio sulla sua paura e si chiedeva cosa lo rendesse così fragile: forse aveva subito un trauma di cui lui non era a conoscenza? Finalmente arrivò un medico.

​«Prego, venga con me.»

​Manuel si alzò con tutta la fretta che l’ansia gli dava e lo seguì. Il medico lo condusse nel suo studio e lo fece accomodare.

​«Abbiamo fatto tutti gli accertamenti possibili e, a parte un’evidente stanchezza e debolezza dovute a una cattiva nutrizione, suo figlio è sano. Non ha assunto nessuna sostanza tossica e non ha lesioni di nessun tipo.»

​«E allora a cosa è dovuto questo suo strano comportamento?»

​«Questo al momento non siamo ancora in grado di dirlo. Potrebbero essere episodi di sonnambulismo, ma per esserne certi dobbiamo trattenerlo per qualche giorno.»

​Manuel decise di raccontare in quali circostanze aveva conosciuto e poi adottato il figlio, ma il medico non diede alcun parere.

​Erano quasi le tre del pomeriggio. Manuel vagava per la città, non aveva voglia di niente; avrebbe voluto Katia accanto a sé, ma non voleva ancora dirle delle condizioni di Alex. Sperava che tutto sarebbe rientrato entro pochi giorni. Aveva scritto un messaggio alla moglie dal cellulare di Alex, fingendosi il figlio, ed era riuscito a ingannarla.

​Sul Lungopo c’era poca gente a passeggiare, tirava vento e il tempo era mutato. Manuel guardò la collina: aveva ormai i colori caldi dell’autunno e la basilica in alto, e le altre casette sembravano un pastore con il suo gregge. Come avrebbe voluto anche lui qualcuno che lo guidasse con il bastone, senza mai alzarlo. Risalì la collina. C’era una piccola chiesa che non aveva mai visto e, stranamente, per quell’ora era aperta. Lui entrò. Si sedette nell’ultima fila. Il sacerdote celebrava la messa. ​Manuel si guardò intorno: non c’era nessuno.

​Finita la messa, il celebrante, invece di pronunciare la frase “Andate in pace”, fece segno con le mani a Manuel di avvicinarsi.

​«Vieni, da solo non troverai la pace.»

​Manuel obbedì e si avvicinò al prete: era il pescatore. Non credeva ai suoi occhi. Forse si stava sbagliando, ma non aveva il coraggio di chiedere.

​«Perché mi guardi? Ti sei incantato?»

​«No… è che, Padre, mi scusi, ma lei non era un pescatore?»

​«Lo sono ancora. Una cosa non esclude l’altra. La chiesa non ha mai proibito a un prete di pescare… anzi.»

​«Sì, ha ragione, ma non mi aspettavo di trovarla qui dopo tanto tempo. Sa che non è cambiato per niente?»

​«Cosa potevo cambiare? I miei capelli erano e sono bianchi e le rughe, poi, ci pensa la barba a nasconderle.»

​Il prete sorrideva divertito.

​«Come stanno Katia e Alex?»

​Manuel non rispose e abbassò il capo.

​«Che succede, Manuel?»

​«Mio figlio sta molto male… a mia moglie non ho detto niente… non voglio farla preoccupare… Forse qualcuno mi sta presentando un conto molto salato… in fondo avrebbe ragione, ma farlo attraverso Alex è meschino.»

​«Lui non è meschino, Manuel.»

​«Non sto parlando di Dio, padre.»

​«Lo so, stai parlando del tuo amico.»

​Manuel guardò il prete con meraviglia.

​«Non stupirti: l’ho capito dal tuo interesse per la storia del cavaliere. Se il tuo amico ti presenterà il conto, sarai felice di pagarlo. Ricordi? Tanti anni fa ti dissi: “Forse un giorno vi rincontrerete e camminerete uno accanto all’altro.”»

​«Sì, ricordo. Ma sarebbe difficile riconoscerci. Io le parole le ho scritte, ma lui le avrà lette?»

​«Sì, le ha lette e riscritte… Adesso vai da Alex, ti starà aspettando.»

​Manuel uscì, scese la collina, salì in auto e, ripensando all’incontro avuto, si rese conto di aver parlato in quella chiesa come se fosse un altro. Al sacerdote che gli chiese se ricordava una frase ascoltata molti anni prima, lui aveva risposto di sì, ma quelle parole non appartenevano ai ricordi della sua vita.

​Si recò in ospedale. Alex dormiva. I medici dissero che era l’effetto dei tranquillanti e gli consigliarono di andare a riposarsi, ma lui restò accanto al figlio oltre l’orario delle visite, fino a quando un infermiere lo invitò a uscire; solo allora Manuel baciò Alex sulla fronte e, anche se a malincuore, andò via.

​Ritornò a casa e, mentre apriva la porta, alzò gli occhi sulla targhetta con il numero 8 in orizzontale.

«Hai sentito? Dicono che non sei meschino e allora perché Alex sta così male? È una coincidenza? Non ci credo.»

​Nel frigo trovò quattro birre: ne bevve una, poi un’altra e un’altra ancora. Alla quarta non si reggeva più in piedi, barcollava, ma continuava a girare in quella casa come un cane che fiuta; poi si fermò in una delle camere. Era rimasto tutto identico a tanti anni prima: gli stessi mobili, gli stessi quadri e, in un angolo, c’era ancora una vecchia tastiera. Si appoggiò al muro, con una mano in tasca e la bottiglia nell’altra, e fissò uno dei due letti che c’erano nella stanza.


L’immagine nitida di quei due bambini apparve di nuovo. Adesso erano un po’ più grandicelli: un bambino più piccolo era a letto e piangeva, l’altro, più grande, seduto di fronte a lui a gambe incrociate, sullo stesso letto, gli parlava.

Serie: IL TRENO DELLE ANIME


Avete messo Mi Piace1 apprezzamentiPubblicato in Fantasy

Discussioni

  1. L’amore di Alex verso Manuel è commovente, e da lì si capisce quanto questo ragazzo abbia un animo buono, anche se a volte cede ancora a quei pensieri che lo voglio “cattivo”. Sul finale, quello strano comportamento nel bambino mi ha fatto pensare a una specie di episodio di “possessione”, ma buona. Come se ci fosse un latro spirito oltre a quello di Alex.

  2. Ciao Concetta, ci hai regalato un episodio ricco di mistero e emozioni. Letto fino alla fine con la speranza che non finisse prima che qualche interrogativo trovasse risposta. Bravaaaa 👏

  3. Letto d’un fiato. La relazione padre-figlio stringe lo stomaco: Manuel impotente e dolcissimo, Alex come attraversato da un’altra memoria. Bellissimi i segni: l’8 sdraiato, il pescatore-prete, il plaid vuoto, la melodia da carillon che riemerge dalla tastiera. Senti colpa, destino e qualcosa di più grande che bussa: voglio sapere dove porta quella musica.

  4. Ciao Concetta, succedono un po’ di cose in questo episodio e, forse mi sono perso io qualcosa in precedenza, ma non sono riuscito raccapezzarmi. Ad esempio: l’appartamento con l’otto rovesciato, dove Alex era andato a stare coi suoi amici, che sembra tornare poi alla mente di Manuel come se ci avesse già vissuto lui… o nel passaggio con il ricordo dei due bambini… riminiscenze di Manuel? Mentre ho trovato un buon riscontro con il “prete-pescatore” che chiarisce, in qualche modo, come Manuel sia lui stesso il cavaliere. Abbi pazienza e perdonami se qui ho un po’ perso il filo.

    1. L’otto rovesciato diventa il simbolo dell’infinito e della continuità, come sai. Non ti sei perso, Paolo (o forse non ti sei perso niente 😂), e neanche io; semplicemente, ci sono 38 capitoli prima di questo di oggi e gli indizi sono lì. Per quanto riguarda Manuel, è stato il “Cavaliere senza croce” e ha ricordi di una vita precedente, ma, come hai intuito, i due bambini e l’interno 8 appartengono al passato di Manuel in questa vita. Grazie infinite per il commento, Paolo🙂