
Lo scarafaggio
Serie: IL TRENO DELLE ANIME
- Episodio 1: Il piano – 1
- Episodio 2: Il piano
- Episodio 3: Sabato 29 marzo
- Episodio 4: L’incontro con la madre
- Episodio 5: Il processo e il carcere
- Episodio 6: Mario
- Episodio 7: Lo scarafaggio
- Episodio 8: La proposta
- Episodio 9: La prova
- Episodio 10: Il concerto
STAGIONE 1
«Come, Gigi è malato?» chiese Nico, incredulo.
«Purtroppo è la verità… Non avrei voluto dirtelo… ma tu non avresti confermato la sua versione.»
«Se confermare è… è l’unica cosa che posso fare per lui… va bene…»
Nico pronunciò a stento queste parole, poi si alzò, strinse la mano al suo avvocato e tornò in cella.
Non poteva accettare che l’ultimo pezzo del suo passato stesse andando via. Gigi e Gianni erano suoi amici d’infanzia, erano cresciuti insieme a lui, avevano frequentato le stesse scuole e giocavano insieme. Erano per lui i fratelli che non aveva mai avuto. Condividevano tutto, anche i primi problemi della vita, che affrontavano aiutandosi a vicenda e senza mai perdere la spensieratezza della loro età. Nico si perse nei ricordi, come quella volta che Gigi, lavorando in un’autofficina, aveva convinto il suo datore di lavoro a lasciarlo lavorare tutta la notte per aggiustare un’auto. Il titolare si fidò e andò a casa, lasciandogli le chiavi dell’officina.
Gigi finì il lavoro, poi si mise alla guida dell’auto e passò a prendere il fratello e Nico per andare in discoteca. Volevano divertirsi, conoscere ragazze, e così fecero. Poi, al mattino presto, Gigi riportò l’auto in officina e ricevette anche i complimenti dal titolare per il lavoro finito. Altre volte andavano a nuotare al fiume, e una volta Nico, per scherzo, finse di annegare, per poi prenderle di santa ragione dai suoi amici. Era la vita normale di tre ragazzi che, come tanti altri, tra piccoli sbagli e risate, crescevano.
Nico si accostò alla finestra della cella, guardava gli agenti che giravano sul muro di recinzione, con in alto il filo spinato. Mario si accorse che era più pensieroso del solito e si avvicinò a lui, chiedendo ironicamente:
«Che guardi? Stai pensando a una fuga?»
«Sì, è da tempo che ci penso.»
«Stai scherzando?»
Nico non rispose e Mario chiese ancora:
«Perché hai quella faccia? Cosa ti ha detto l’avvocato?»
«Gigi ha ritrattato tutto… e quindi tra qualche mese sarò libero.»
«E lo dici così? Dovresti fare i salti di gioia, sei proprio strano, non ti capisco. Tu non hai fatto tutto quello che dicono i tuoi complici…»
«E tu come fai a saperlo?»
«Tu a me non la dai a bere… Ma insomma, perché sei triste?»
«Gigi è malato… e non ha speranza.»
«Mi dispiace… però, ripeto, non ti capisco. È vero che era un tuo amico, ma con le sue parole ti ha rovinato… Per me lui e il fratello sono due grandi infami.»
«Ti sbagli, sono io che ho rovinato lui. Se non gli avessi messo in testa quell’idea, non sarebbe finito in galera e… forse non si sarebbe neanche ammalato.»
«Basta, esageri, non l’hai mica costretto.»
«No, ma all’epoca Gigi aveva solo diciotto anni, e forse io in qualche modo l’ho plagiato.»
«Certo, tu sei il pifferaio magico… Tutti che ti seguono… Ma di’, pensi di avere un superpotere?»
«O forse mi porto addosso qualche maledizione.»
«Eh… allora vai a farti benedire.»
«Lo sai che non riesco a credere? E poi, se Dio esiste, perché dovrebbe pensare a me e non a quello scarafaggio che cammina dietro di te sul muro? Chi ti dice che non siamo sullo stesso piano per Dio? Magari neanche si ricorda di averci creato.»
Mario si girò verso il muro, schiacciò con una mano la blatta e disse: «Ecco, adesso non è più sul tuo stesso piano… E poi queste sono bestemmie.»
Nico osservava come ipnotizzato l’insetto che ancora muoveva lentamente le zampe e le antenne. Poi si alzò, finì lo scarafaggio e lo mise nel palmo della sua mano.
«Speriamo che Dio faccia lo stesso con me… in un solo colpo però…» Poi, guardando l’insetto, aggiunse: «…e se dopo ritrovo anche lui, allora sì che tutto avrebbe un senso…»
Intanto Michele, il terzo compagno di cella di Nico, anche se era in disparte, aveva ascoltato e per sdrammatizzare, disse:
«Ie invece mo’ vulesse na bella pizza a portafoglio o addore de puparuole arrustute…»
«Che cos’è una poesia?» chiese Tonio.
«No, è un desiderio.»
«E allora mi sa che dovrai aspettare un po’.»
«Va buo’. Che dite, giochiamo a tressette?»
«Va bene, dai…» disse Tonio.
«Conoscete tutti il gioco? O no?»
«Sì» dissero Tonio e Mario.
«E tu?» chiese Michele rivolgendosi a Nico.
«Io non conosco questo gioco.»
«Non fa niente, fai il morto.» Tutti risero, anche Nico rideva, ma restò seduto sulla sua branda senza muoversi.
«Uè, guaglio’, ti devi sedere qua, vicino a noi. Tu fai coppia con me, che sono il mazziere, e Tonio con Mario» disse Michele.
Poi prese un pacco di arachidi, lo mise al centro del tavolo e mischiò le carte.
Erano un mazzo di carte francesi. Incominciò a distribuire le carte in senso antiorario, dieci per ogni giocatore, ma senza volerlo, con il gomito, fece cadere quelle che aveva messo sul tavolo per Nico. Si chinò per riprenderle e constatò che le carte erano tutte di picche. Michele restò a guardarle sbalordito per qualche secondo, poi propose:
«Uff, mi so’ scocciato… facciamo un altro gioco?»
Tonio capì e, approvando, rispose:
«Ma sì, prendi le cartelle della tombola… abbiamo anche le noccioline da mettere sopra i numeri; chi vince finisce le arachidi… se avanzano…»
Anche Nico era meravigliato, ma più che altro per questa improvvisa delicatezza di Tonio nei suoi confronti.
La domenica successiva, Mario si apprestava ad andare a messa insieme agli altri compagni. Pensò di chiedere a Nico di seguirlo:
«Perché non vieni anche tu? Dammi retta, ti aiuterebbe, anche se non credi.»
«Grazie Mario, ma stanotte non ho dormito e… vorrei riposare un po’.»
Mario capì che era una scusa e non insistette.
Nico non era mai entrato nella cappella del carcere, ma quel giorno sentì in lontananza un suono d’organo, ne fu attratto e decise di raggiungere gli altri compagni. Entrò, ma la chiesa era vuota; possibile che la messa fosse già finita? Guardò in alto e vide l’organista: era un vecchio prete. Questi si accorse della presenza di Nico, smise di suonare e, voltandosi, disse:
«Vieni, figliolo, vuoi confessarti?»
«No, padre. Ho sentito la musica e sono entrato», rispose Nico.
«Ah, quindi non cerchi niente? Non cerchi il perdono, come tutti quelli che entrano qui?»
«Voi preti siete sempre a parlare di perdono. A che serve il perdono? Se chi lo concede non c’è più?»
Serie: IL TRENO DELLE ANIME
- Episodio 1: Il piano – 1
- Episodio 2: Il piano
- Episodio 3: Sabato 29 marzo
- Episodio 4: L’incontro con la madre
- Episodio 5: Il processo e il carcere
- Episodio 6: Mario
- Episodio 7: Lo scarafaggio
- Episodio 8: La proposta
- Episodio 9: La prova
- Episodio 10: Il concerto
Brava Concetta. per Nico qualche porticina è ancora aperta. Speriamo.
Grazie Giuseppe. Per Nico si vedrà 😒
Bellissimo ❤️ Adesso aspetto il prossimo episodio
Mi fa piacere ti sia piaciuto. Il prossimo episodio a breve.
Quelle carte da gioco sembrano un segno premonitore. Una svolta?
Ciao Francesco.Eh Si, le carte purtroppo sono un segno premonitore. E viene intuito anche da i suoi compagni. Grazie di aver letto.
Mi piace il linguaggio fluido e come hai sostenuto i dialoghi 👏
Vedo però poco fantasy in questo episodio…🫣
Grazie Nicola. In effetti il fantasy è presente dai primi episodi, ma è nascosto tra le righe.Sarà conclamante dal prossimo episodio.