Lo specchio dell’ultima pagina

Serie: Il segreto dietro lo specchio


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: L’assassino esita, la vittima fugge e il loro inseguimento finisce chiudendoli insieme in un magazzino buio.

Il magazzino è avvolto in un buio che sa di muffa e ruggine. Piccole lame di luce filtrano dalle feritoie e ritagliano sui muri la tua ombra tremante, la stessa che ti ha seguito fin qui, la stessa che hai tentato di ignorare per tutta la notte.

La vittima arretra fra scaffali vuoti, il respiro spezzato che echeggia come un rimprovero. Una lampada penzola dal soffitto, oscilla, emette un ronzio: ad ogni colpo d’aria il cono di luce la inquadra, poi lo sposta su di te, poi di nuovo su di lei. Un pendolo di giudizio.

Hai l’arma alzata. Bastano pochi centimetri perché tutto finisca. Ma non è più la tua mano a tremare – sono le tue certezze. La lama, o il ferro, o qualunque cosa tu stringa non pesa più del semplice, inconfessabile desiderio che ti ha condotto qui: sapere davvero chi sei.

La vittima ti guarda. Sul volto non c’è rabbia, né terrore assoluto, ma uno stupore quasi pietoso.

«Non lo capisci?» mormora. «Non c’è nessuno dietro di te. Sei tu che hai scritto ogni passo di questa storia.»

Smarrimento. Un passo indietro. L’arma scivola di qualche millimetro.

«Non parlo di penna e inchiostro. Parlo di ciò che hai deciso di leggere, riga dopo riga. Ogni frase ti ha portato qui. Ogni comando impercettibile – esci dall’ombra, alza la mano, stringi l’arma – l’hai eseguito senza discutere. Nessuno ti ha costretto. Hai voltato pagina tu.»

Il ronzio della lampada si fa più acuto; il pavimento sembra inclinarsi sotto un peso invisibile: il tuo.

E allora la verità ti colpisce, secca come un colpo di martello: non c’è alcun narratore onnisciente. C’è solo la tua voce interiore – quella che, mentre leggevi, accettava di trasformare la fantasia in atto. Ogni “tu” scritto in corsivo era il tuo riflesso.

In un attimo il magazzino si dissolve. Rimane la pagina davanti ai tuoi occhi, la carta che stai ancora tenendo tra le dita. Senti il freddo di un metallo? No: è soltanto la rilegatura rigida del libro. Senti la pioggia sul volto? No: sono le tue tempie sudate. Ma all’odore di ferro hai dato un nome, alla stretta di paura hai dato un corpo. Lo hai fatto tu, lettore.

La vittima – quell’ombra senza nome – non è mai esistita fuori da queste righe. Eppure il delitto è reale, perché l’hai compiuto nell’unico luogo che conta: la tua immaginazione. Il sangue non macchia il pavimento, ma gocciola silenzioso fra una frase e l’altra, dove nessuno potrà lavarlo via.

Adesso gira l’ultima pagina. Troverai solo un foglio bianco, specchio perfetto delle tue scelte. Firma pure, se vuoi negare d’essere l’assassino – ma sappi che la firma stessa sarà la prova.

E mentre chiudi il libro, renditi conto che non esiste finale assolutorio: l’arma era la tua attenzione, l’ordine di colpire era l’atto di continuare a leggere.

Il caso è chiuso.

Il colpevole, finalmente, ha un volto. È quello che si riflette nello schermo o nel vetro di questa pagina, proprio ora, dietro i tuoi occhi spalancati.

Serie: Il segreto dietro lo specchio


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Discussioni

  1. Sono molto contenta che tu abbia deciso di riprendere e concludere questo racconto lungo, appassionante e coinvolgente. Come fosse un lungo dialogo fra l’autore e il suo personaggio, o meglio un lungo monologo con se stesso, con la propria coscienza.
    Il tema del libero arbitrio si sente forte: nessuna scusa, nessun intervento esterno. I burattinai, alla fine, siamo noi.
    Davvero bello e originale. Ben scritto e con un ottimo ‘finale aperto’.