
L’ogre
Serie: L'essere
- Episodio 1: Il sindaco
- Episodio 2: La civetta
- Episodio 3: Virlvind
- Episodio 4: L’ogre
- Episodio 5: La strega
- Episodio 6: Fine?
STAGIONE 1
«Ci siamo quasi», passavano i minuti e Ivan sembrava un po’ provato. Ghendalin lo notò.
«Come ti senti?»
«Ho un leggero dolore al braccio, non preoccuparti, ce la posso fare, ne ho passate di peggio».
In realtà Ivan era preoccupato da ben altro che la sua ferita. Stranamente non si vedevano nemici e il bracciale era ridiventato color metallo.
Salirono l’ultima curva e giunsero, finalmente, in vista del castello. Sembrava una cattedrale abbandonata con le erbacce che crescevano dappertutto, anche sui muri. Il portone sembrava ancora solido ed era leggermente aperto.
«Qualcosa mi puzza», Ivan era sicuro che quelle bestie stessero preparando una sorpresa per lui e la ragazza.
«Che dice il bracciale?», Ghendalin cercava qualche sicurezza.
«Niente, è da un po’ che si è spento».
«Forse hai già ucciso tutti i nemici e il castello è libero», Ghendalin nutriva speranze.
«Non credo. Il nemico più importante è ancora qui, almeno stando alle testimonianze scritte che ho trovato a Trifonte».
«Insomma, di che nemico si tratta?», Ivan la guardò con tenerezza.
«Tu non conosci affatto il male, e grazie a te potrò sconfiggere, finalmente, questa maledetta strega».
«Una strega? Pensavo qualcosa di peggio».
«Non c’è niente di peggio di una strega malvagia che controlla un centro energetico. Il suo potere inoltre è cresciuto con il tempo».
«Ma sono più di cento anni che è qui. Sarà fortissima, come pensi di sconfiggerla?»
«Dimentichi che io ho con me Virlvind. Anche la mia spada diventa più potente in questo posto».
«Ma tu hai detto che non puoi usarla».
Ivan la guardò sorridendo.
«Non penserai mica…», Ghendalin non sapeva cosa dire. Ivan la interruppe.
«Quando arriverà il momento saprai cosa fare».
Quel portone non convinceva il cavaliere: era troppo pulito e in ottime condizioni per essere vecchio di cento anni. Ivan capì cosa fare.
Prese dalla borsa una boccetta di acqua purissima, a Ghendalin sembrava quasi che si illuminasse.
«Bello, cos’è?»
«È una fiala con acqua del lago di Acquadifonte. L’ho riempita io stesso».
«E cosa devi farci?»
«Il portone è incantato, probabilmente con un maleficio. Se provassimo a passare, quasi sicuramente moriremmo. Con questa fiala posso scacciare il male, ma dobbiamo avvicinarci ancora un po’. Ora facciamo silenzio».
Ivan procedeva circospetto. Potevano benissimo attaccarli da qualche finestra. Le passò in rassegna velocemente tutte: niente e nessuno sembrava nascosto.
“Pensano davvero che siamo così stupidi da passare per quel portone?”, pensò il cavaliere.
Arrivati a circa quindici metri dall’entrata, il cavaliere lanciò la boccetta di acqua pura. Colpì in pieno i grandi battenti, una nuvola di fumo si alzò nei pressi del portone tanto da ostruire completamente la vista. Ivan era attento a qualsiasi rumore, ma non si aspettava di sentire proprio quello.
«Corri Ghendalin!», i passi che udivano rimbombavano violentemente sul terreno e nelle loro orecchie. Ghendalin, spaventata, non se lo fece ripetere due volte. Imboccò la discesa e corse a perdifiato verso il paese.
Ivan prese subito i pugnali da lancio, doveva partire avvantaggiato contro il bestione. Ricordava ciò che gli aveva detto il suo maestro tanto tempo fa: «Se volete avere qualche possibilità contro un ogre, prima di tutto dovete accecarlo».
Ghendalin non voleva abbandonare Ivan, dopo il primo spavento, a un certo punto si fermò e ricominciò a risalire.
Ivan aspettava con entrambi i pugnali in mano, l’ogre non tardò a farsi vedere. La fiala di acqua pura aveva rivelato il vero aspetto del portone che era malandato e appena si reggeva sui cardini. L’ogre non fece fatica a sfondarlo e a fargli fare un volo di qualche metro verso Ivan.
Era il momento giusto! Il cavaliere non aveva tempo di mirare per bene: doveva coglierlo di sorpresa. Lanciò entrambi i pugnali confidando nella sua mira.
Purtroppo, l’ogre, oltre a un elmo, aveva anche una pesante e lunga mazza nella mano destra e in quel momento si trovava proprio sulla traiettoria del pugnale che vi si conficcò, l’altro andò a segno entrando nell’occhio. L’ogre urlò di dolore e si portò le mani al viso, estrasse il pugnale e diresse il suo sguardo minaccioso verso il cavaliere, ora Ivan doveva affrontarlo, con un certo vantaggio. Doveva sfruttare il suo punto cieco.
Il cavaliere estrasse Virlvind, certo non stava più simpatico alla sua arma ma era abbastanza affilata e resistente anche per quel bestione. Cominciò a correre verso l’ogre. Era abbastanza lento, ma non c’era da scherzare: un solo colpo di quella mazza poteva mandarlo all’altro mondo.
L’ogre non si aspettava un attacco a viso aperto e rimase a bocca aperta vedendo il cavaliere correre verso di lui; neanche Ivan, in realtà, sapeva se fosse la mossa migliore, ma non c’era altro da fare. Il bestione caricò il colpo portando l’enorme clava dietro le spalle.
«Te la farò pagare per quello che mi hai fatto!»
Certo, l’armatura limitava i movimenti di Ivan, ma egli si riteneva abbastanza veloce per evitare il colpo e finire l’ogre fin da subito.
Appena Ivan si fu avvicinato abbastanza, la bestia scaricò il suo colpo dalle spalle in diagonale cercando di colpire il cavaliere, Ivan fu costretto a rotolare velocemente verso destra: il colpo lo mancò di poco, inoltre l’ogre non era più a portata della sua spada. Mentre il bestione rialzava la pesante mazza, anche il cavaliere ebbe il tempo di rimettersi in piedi. Questa volta l’ogre sferrò il colpo in orizzontale, Ivan si abbassò. Il bestione portò indietro la grande mazza e tentò di nuovo di colpire il cavaliere ma di nuovo senza successo.
“È abbastanza lento, riesco ad evitare i colpi, ma non sono sicuro di poter durare a lungo, inoltre non riesco ad attaccare”, in realtà Ivan non riusciva neanche ad allontanarsi per riprendere fiato. Di sicuro l’ogre non si sarebbe stancato prima di lui, muoveva solo il braccio.
Andò avanti così per un po’.
“Questa volta davvero ci vorrebbe un miracolo”, Ivan cominciava a disperare.
Intanto Ghendalin era risalita, aveva visto Ivan in difficoltà e cercava di rendersi utile. Prima aveva provato a lanciare qualche pietra contro il mostro, ma quello non se ne era neanche accorto, perfino quando gli era arrivata sull’elmo di metallo producendo un rumore simile al rintocco di una campana.
Ivan aveva notato Ghendalin, ma non aveva il fiato neanche per dirle di andare via.
Ghendalin osservò bene l’ogre: doveva avere qualche punto debole. Notò che era quasi del tutto nudo, tranne che per dei calzoncini corti che gli coprivano le parti intime. Si fece coraggio e si avvicinò alla bestia stando attenta ai suoi movimenti.
Ivan non capiva cosa volesse fare Ghendalin, avrebbe voluto gridarle di scappare, si stava avvicinando pericolosamente, ma non poteva distrarsi nemmeno per un istante, pena la morte. A un certo punto Ghendalin scomparve dalla sua vista nascosta dietro il bestione.
L’ogre sembrava divertirsi. Aveva un sorriso stampato in faccia.
«Sei veloce, lo ammetto, molto più di me. Ma quanto potrai resistere?»
A un certo punto il bestione ebbe un sussulto. Ivan non capiva. Con la mano sinistra cerco di toccarsi le spalle sempre continuando ad agitare la clava.
«No! I calzoncini no!».
Di colpo l’ogre rimase senza mutande con il suo pistolino all’aria, con la mano sinistra tentava di rialzarseli, ma erano troppo bassi e non ci sarebbe riuscito mai senza piegarsi. Quando colpì, Ivan rotolò indietro, ne doveva approfittare. L’ogre sembrò tranquillizzarsi e, mentre Ivan era piuttosto lontano, con l’aiuto anche dell’altra mano, si piegò e rialzò in fretta le mutande. Questa volta Ivan non poteva sbagliare.
Appena l’ogre si fu raddrizzato, un pugnale gli si conficcò nell’occhio sano.
La bestia era ormai accecata, agitava freneticamente la clava ma senza criterio. Ivan gli corse al fianco e gli conficcò Virlvind nel costato per tutta la lunghezza e la estrasse. L’ogre cominciò a perdere sangue a spruzzi, si portò la mano sul fianco, poi si accasciò.
«Grazie Ghendalin, mi hai salvato la vita. Ma come ti è venuto in mente di togliergli le mutande?», Ivan riprese fiato.
«Avevo notato che aveva solo quelle addosso, un motivo c’era sicuramente», scoppiarono entrambi a ridere.
Mentre ancora erano lì a sorridere, sentirono un urlo disumano provenire dal castello.
«Mi sa che l’abbiamo fatta incazzare», disse Ghendalin.
«Probabilmente era il suo asso nella manica. Andiamo a prenderla!»
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- Episodio 4: L’ogre
- Episodio 5: La strega
- Episodio 6: Fine?
Non ho avuto modo di leggere l’altra versione di questo episodio, ma con questa mi sono divertita parecchio. Mi piace quando la drammaticità di una situazione viene stemperata da una risata 😀
Sì, sarebbe bello se tutto finisse sempre con una risata. In fondo ho cercato di scrivere del male nel modo più allegro che posso. Non ti posso svelare il finale ma ho seguito il principio che il bene vince sempre sul male.
Ho cambiato un po’ la storia. Per chi ha letto l’episodio “Il bestione”, non mi piaceva perché Ivan dava l’aria di essere un codardo. Spero che apprezzerete questa nuova versione. Finora ho inserito gli episodi appena finivo di scriverli, ora ci ho ripensato. Finirò prima tutta la storia, quindi dovrete attendere un po’ di più per il prossimo episodio.