L’oracolo di Apollo – prima parte

Serie: Un destino (S)critto male


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Decisi di assecondare il consiglio di Morfeo. Avevo bisogno di risposte

La mattina seguente, il palazzo dei sogni sembrava disabitato. Morfeo era partito all’alba, senza saluti né consigli dell’ultimo minuto. Sul tavolino, accanto al letto, aveva lasciato una pergamena arrotolata, sigillata da un nastro argentato. La srotolai con cautela: poche parole, tracciate con una calligrafia elegante e precisa.

“Confida solo nel tuo istinto.”

Nulla di più, nulla di meno. Tipico di un dio che diffidava perfino della propria ombra.

Quando raggiunsi la sala della colazione, il profumo del pane caldo e del miele si mescolava all’odore umido del giardino. Clara e Hyun-woo erano già lì. Lei tamburellava le dita sul tavolo, impaziente, mentre Hyun-woo leggeva qualcosa su un taccuino con la solita calma. Sul tavolo c’erano pane caldo, miele, e frutta lucida come pietre preziose.

La servitù si ritirò rapida, lasciandoci alle nostre chiacchiere.

«Allora…» esordì Clara, rompendo il silenzio. «È ufficiale? Partiamo senza un piano preciso?»

«Abbiamo un piano» risposi, versandomi del tè. «Sopravvivere.»

Hyun-woo sollevò un sopracciglio. «Incoraggiante.»

Clara gli diede una leggera spinta sul braccio. «Non farci caso. È il suo modo di dire che non sa cosa ci aspetta.»

«Siete sicuri di voler venire con me? Saremo soli contro le Moire e gli dèi dell’Olimpo. Posso immaginare le sorprese che avranno in serbo per noi.»

Clara e Hyun-woo si scambiarono uno sguardo rapido, di quelli che valgono più di una risposta. 

«Possiamo farcela solo se stiamo insieme» precisò Clara per entrambi. «Ho la sensazione di essere dentro un K-drama. Solo con più dèi e meno trucco» disse poi per sdrammatizzare.

«Speriamo che almeno il finale sia felice» aggiunse Hyun-woo, cercando i suoi occhi.

«Dipende dal genere» replicai seria. «Se fosse una tragedia greca, saremmo già spacciati.»

Lei rise, ma nei suoi occhi vidi un velo d’inquietudine. 

«Sei sicura di volerlo fare, Moirania?»

«Non ho scelta» risposi, toccando il pendente che portavo al collo. La pietra vibrò sotto le dita, come se avesse una volontà propria.

Hyun-woo notò il gesto. «Un regalo di tuo padre?»

«Qualcosa del genere.»

«Sembra importante.»

«Lo è.»

Per un momento non parlammo più. Si sentiva solo il fruscio del vento che faceva muovere le tende e il profumo dolce del glicine che arrivava da fuori. Poi Clara ruppe ancora il silenzio, più seria del solito. 

«Come arriviamo all’oracolo? Spero non con uno di quei tuoi passaggi mistici…»

«Con un aereo» risposi, sottolineando l’ovvietà. «Torniamo a Roma, poi volo per Atene e autobus fino a Delfi. Ci muoveremo con cautela. Ci confonderemo con i turisti.»

Hyun-woo sorrise, inclinando la testa verso Clara. «Vedi? Normale amministrazione.»

«I miei dubbi erano legittimi» ribatté lei. «Dopo quello che ho visto, mi aspettavo di attraversare un portale dal quale spuntassero fiamme o qualcosa di simile.»

Una risata contagiosa ci investì tutti, e in quel momento mi sentii così grata di non essere sola.

«Il tuo desiderio sarà esaudito. Non ti lagnare» ironizzai. «Morfeo ha lasciato un passaggio aperto nella biblioteca. Uno specchio. Torneremo nel mondo reale in questo modo.»

Lei annuì soddisfatta verso Hyun-woo.

Tra gli scaffali che odoravano di carta e incenso, uno specchio altissimo ci aspettava. La superficie era increspata come acqua viva, e Clara esitò un istante prima di attraversarlo.

«È sicuro, vero?»

«Più o meno…»

Lei sbuffò. «Ottimo. Mi piacciono le partenze con un pizzico di incoscienza.»

Attraversammo il riflesso uno dopo l’altro. Un passo, e la luce cambiò consistenza: il profumo dei glicini lasciò spazio a quello di caffè e asfalto bagnato. Eravamo a Roma. Il mio appartamento ci accolse come se non fosse passato nemmeno un giorno. La finestra aperta lasciava entrare il rumore della città: clacson, voci, la vita che proseguiva ignara degli dèi.

***

Hyun-woo si rivelò una risorsa preziosa. Nel giro di due giorni aveva già organizzato il viaggio: biglietti, prenotazioni, itinerario di copertura per sembrare semplici turisti. Io cercavo di riposare, ma il pendente non smetteva di pulsare, come se percepisse un richiamo lontano.

All’aeroporto di Fiumicino, Clara indossava occhiali da sole enormi e un foulard che la faceva sembrare un’attrice in fuga. Hyun-woo, invece, passava inosservato fino al momento in cui si abbassava la mascherina e sorrideva: perfino le hostess dimenticavano come si parlava.

«Se ti riconoscono, ci tocca inventare una storia» mormorò Clara, aggiustandosi il foulard.

«Posso dire che sto girando un nuovo film» rispose lui con disinvoltura.

«Titolo: Condannati dal Fato. Genere: catastrofico.»

Hyun-woo rise piano dietro la mascherina. «Quella battuta mi ricorda qualcuno.»

«Io?» finsi innocenza.

«Esatto.»

Il decollo cancellò ogni parola. Guardai la terra ritirarsi: colline, mare, poi solo nuvole. Non provavo eccitazione né timore, solo quella calma incerta che precede le catastrofi o le rivelazioni. Nel mio caso, entrambe.

Clara e Hyun-woo invece, erano entusiasti. Come biasimarli. In fin dei conti era il primo viaggio che facevano insieme. Invidiavo la loro incosciente tranquillità, e non dissi nulla che potesse rovinare il momento.

Avvistammo Atene quando il sole stava già calando.

Dall’alto la città sembrava un mosaico di luce e ombra, con il Partenone che si stagliava come un sigillo antico sul cielo.

Clara scese dall’aereo entusiasta.

«Non ci credo che siamo davvero qui! Voglio gyros, olive e risposte divine, nell’ordine.»

Hyun-woo rise, caricandosi lo zaino. «Priorità chiare, come sempre.»

Io mi limitai a guardare l’orizzonte, dove il cielo si tingeva d’ambra. 

Il pendente, sotto la stoffa, vibrava piano.

Decidemmo di partire per Delfi con il primo autobus del mattino.

Durante la notte quasi non dormii. Sognai il rumore di forbici che tagliavano nel vuoto.

La strada per Delfi si arrampicava tra le montagne. L’asfalto scorreva tra uliveti e villaggi di pietra, poi il mare scomparve dietro le colline e al suo posto apparvero i fianchi del Monte Parnaso. Il bus si fermò, poco prima del sito archeologico. Clara fu la prima a scendere.

«Siamo arrivati» disse, quasi senza fiato.

La pietra al mio collo cominciò a pulsare con più forza mentre osservavo i resti del tempio di Apollo che si stagliavano contro il cielo bianco. Il vento scendeva dalle rocce portando odore di terra e timo. 

Hyun-woo mi si avvicinò, posò una mano sulla spalla per attirare la mia attenzione. «Qualunque cosa ci aspetti, non la affronterai da sola.»

Clara annuì, per una volta senza ironia. «Siamo con te.»

Serie: Un destino (S)critto male


Avete messo Mi Piace3 apprezzamentiPubblicato in Fantasy

Discussioni

  1. La partenza per Delfi è all’insegna della complicità del trio. Tra le battute da K-drama e il viaggio quasi turistico, l’alta tensione della missione pulsa in segreto, proprio come il pendente al collo di Moirania. Sei molto brava a miscelare dialoghi e descrizioni.

  2. Un episodio ricco di fragranze: pane caldo, miele, glicini, caffé caldo, terra e temo. Cosa c’ é di meglio. Li avrei scelti anch’io tra gli odori che preferisco.
    E mi piace il ritmo di questo racconto-viaggio, mitico e avventuroso.

  3. Ciao Tiziana, finalmente! 😍Le descrizioni sono sempre molto belle ed evocative, si percepisce la cura con cui le scrivi. Ottimi anche i dialoghi; non vedo l’ora di incontrare l’oracolo. Bravissima come sempre!