L’orologio di Mara

Mi chiamo Leonardo Olivieri è sono un sovversivo. Sono stato condannato per i seguenti capi d’imputazione: omicidio, eversione dell’ordine democratico, compimento di atti di violenza, furto, resistenza a pubblico ufficiale, vilipendio alla bandiera e evasione fiscale. Leggendo il mio curriculum criminale, il reato di evasione fiscale farebbe pensare che non centri nulla con gli altri sei reati diciamo più gravi ma per il mio modesto parere quello è il reato più grave. Sottraevo denaro alla mia comunità per arricchire me stesso, utilizzavo la sanità pubblica per curarmi con i soldi dei contribuenti, ho ricevuto un’istruzione adeguata garantita dallo stato, sono riconoscente alla comunità che ogni anno contribuisce al gettito fiscale della nazione sottraendo circa la metà dei propri utili per l’interesse collettivo.

Quindi vi state domandando perché ho deciso di combattere l’ordine democratico? Secondo il mio consulente spirituale perché ho un diavolo rosso nella mia anima, secondo mia madre è per la sua mancanza di disciplina, secondo il mio miglior amico semplicemente mi annoio, secondo la fidanzata la mia genialità è la mia stessa follia, secondo la psicologa perché cerco l’estremo in tutto ciò che faccio ad esempio prima di cominciare con il terrorismo scalavo gli ottomila, cercavo di dormire ogni sera con una donna diversa, mi tuffavo dagli elicotteri militari nell’oceano atlantico, provavo ogni tipo di arma, ero sballotato da un continente ad un altro ogni 3 giorni.

In uno di questi miei viaggi intercontinentali incontrai la causa che mi trattiene chiuso dentro questa stanza vuota aspettando l’ora della mia fine.

Quella causa fu una donna, non una qualsiasi, sembrava una statua di Alessandro Magno al femminile composta di organi ed emozioni, la perfetta mescolanza delle sue origini formavano un connubio magnetico, la sua carnagione scura e i suoi occhi verdi mi attiravano come a Napoleone la Francia. Pensare alla sua catenina d’oro che penzolava al collo mentre facevamo l’amore ora mi fa provare emozioni da tempo soppresse per non manifestare momenti di debolezza o virtù, dipende da che punto di vista voi lettori analizzate la società contemporanea.

Era nel sedile accanto, i miei occhi caddero sul suo piccolo polso, indossava un orologio familiare, inizialmente non riuscì a captare al volo cosa mi stesse colpendo e perché il mio cervello comunicò al resto del corpo una reazione emotiva.

Focalizzai la mia attenzione maggiormente sull’orologio ed ecco che finalmente le mie sinapsi si attivarono e riconobbero l’oggetto, eureka, quel piccolo oggetto era più che familiare per me rappresentava il mio primo approccio con il mondo, toccava la mia intimità, la mia parte più debole.

L’orologio era un Gucci molto in voga trent’anni prima di quel momento, fu il primo regalo di mio padre a mia madre.

Scesi dal Boing 747, le presi il polso e tastai la potenza della chimica, un lungo brivido energetico percorse la mia schiena come il mercurio toccato dal calore.

Da quel primo tocco iniziale la nostra relazione clandestina precipitò in un vortice di fatto di lussuria e anarchia.

Cominciai a leggere Bakunin, fabbricare bombe e trasformai il mio ufficio da CEO a quello di un terrorista. Si trovava all’ultimo piano con un panorama mozzafiato sullo skyline della città, non c’era nessuno spazio al colore. Erano ammessi solo tre tonalità: bianco, nero, beige. Dalla penna si passo alla P38, il Modigliani fu sostituito da un dipinto di Mara raffigurante il grafico dell’indice di Gini, l’unica cosa rimasta intatta fu la mia lecourbursier. Due anni dopo feci esplodere la bomba nel parlamento, scelsi la data del 23 aprile perché c’erano anche dei bambini per una visita guidata. Saltarono la testa a: settanta deputati, venticinque bambini e cinquantatré funzionari.

Non attraversai neanche la strada che un gruppo di militari mi buttarono a terra. Attualmente sono rinchiuso in questa cella, nel carcere di massima sicurezza su un’isola sperduta nel mare.

Non c’è nulla intorno a me, solo scarafaggi, gocce di umidità che scandiscono il tempo con il loro ticchettio, muffa, piastrelle rotte e ruggine sui tubi dell’acqua che attraversano le pareti grigie.

In questi giorni non ho fatto che cercare di trovare soluzioni per far zittire le voci dalle quali sono assalito costantemente, in India imparai a smettere di pensare ora non riesco più.

Proietto la mia immaginazione dinanzi a me come se stessi seduto su una poltrona di un cinema guardando il film della mia vita, maledicendo il giorno che incontrai Mara che in realtà poi scoprii che il suo nome fosse Eva. Mi sono giocato tutto per lei, aveva ragione Bukoskwi nell’introduzione del suo libro “Donne” che più di un valente uomo è andato sul lastrico da una donna, come al mio solito sono andato oltre anche di questa frase, sono un condannato a morte.

Tra meno di 12 ore lascerò la mia anima. Si dissocerà dal mio corpo, sono felice di poter scoprire cosa c’è nel più grande mistero della storia dell’umanità.

I sentimenti sono contrastanti. Da un lato sono felice cosi metterò fine al mio dolore dall’altro sono terrorizzato non voglio andarmene, ho bisogno di vivere ancora per me stesso.

Aspetto che il secondino arrivi per domandarmi il mio ultimo pasto, aspetto questo momento da quando lessi per la prima volta “cent’anni di solitudine” di Gabriel Garcià Marquez, per comunicargli: “un panino al prosciutto crudo con pomodoro come quelli che faceva mia madre”.

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Discussioni

  1. Citazioni e brand dietro ogni angolo e il lettore a chiedersi: “ma questo lo conosco?” Il tuo racconto è interessante soprattutto nel suo sembrare una pagina di diario. Scritto con uno stile tagliente e veloce. Mi è particolarmente piaciuta lei, vista dagli occhi di lui. Geniale la catenina.

  2. Bravo Daniele, mi è piaciuto questo racconto. La distinzione tra crimini che hanno un qualcosa di ideologico e l’evasione fiscale. Poi il “movente” per nulla ideologico, l’amore. Citazioni qua e là, sentimenti contrastanti in punto di morte. Forse è troppo breve, qualcosa riguardo la coppia andava maggiore approfondita. Complimenti.

    1. Grazie Francesco, purtroppo questo racconto è stato scritto con un vincolo di spazio. Forse un giorno lò riprenderò per estenderlo. Ti ringrazio per il feedback