L’ultima bevuta

Serie: L'ultima bevuta


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Di cosa parleranno la mosca e la ragazza?

Quando la sentii parlare i brividi che mi stavano scuotendo aumentarono. Com’era possibile? Non risposi, certa di star morendo e di delirare. Mi accasciai contro il cuscino e chiusi gli occhi, cercando di regolare quelli che pensavo sarebbero stati i miei ultimi respiri.

Volevo chiudere con più pace possibile, senza pormi troppe domande.

“Bzz… Bzz…”

Mi toccò: era ruvida e viscida insieme, emanava odore di sangue e mi venne il vomito. Riuscii a trattenermi e ad aprire gli occhi.

“Lasciami stare, vattene via. Hai già fatto abbastanza” scoprii di parlare bene nonostante quello che mi era appena successo. Sentivo le forze tornarmi e la vista non era più appannata. Stavo smettendo di sudare.

Cosa stava succedendo? A quanto pare non stavo morendo: mossi braccia e gambe per accertarmi di sentire tutto, vedere i miei riflessi: non era né un sogno né un delirio. Non sapevo più cosa pensare.

“Cosa sei? Come hai fatto a crescere così dentro di me?” le chiesi.

“Bzz… pensavo di esser morta… Bzz… poi mi sono ritrovata dentro ad un liquido, l’ho ingerito e ho iniziato a gonfiarmi”

“A quanto pare il vino rosso ha uno strano effetto su voi mosche” replicai.

Mi alzai ancora un po’ tremante ma le gambe mi ressero. Accesi la luce e inorridii davanti alla mosca gigante. Avrei voluto urlare ma non mi sembrò carino nei suoi confronti, inoltre sembrava spaventata quanto me.

“Bzz… scusa, non volevo farti del male… Bzz”

“Vediamo col vino bianco cosa ti succede”

Andammo a prendere una bottiglia: l’idea sembrava stupida ma fu l’unica che mi venne.

La mosca ne bevve metà ed il restante glielo versai addosso: il sangue che aveva addosso colò sul tappeto.

“Bzz… non mi sembra succeda nulla… Bzz” scosse il grosso capo, sbatacchiando le ali e macchiando il muro. “Le mie povere uova… Bzz”

Sembrava sul punto di mettersi a piangere così iniziammo a parlare: mi racconto delle sue uova, di come se ne voleva prendere cura una volta schiuse. Quando era nata lei le sue sorelle e fratelli l’avevano abbandonata al suo destino e aveva dovuto imparare a cavarsela da sola.

Non era cattiva, solo fastidiosa come creatura – in versione standard – ma mi fece tenerezza. La nostra conversazione andò avanti per un’ora e mezza, mentre cercavamo anche altre soluzioni e continuava a scusarsi per quello che mi aveva fatto.

Ci stavamo domandando come mai io fossi ancora viva nonostante tutto quando la vidi spalancare tutti gli occhi e alzarli al lampadario: ebbe uno spasmo, sbatté le ali e vidi le zampe che si ritiravano verso il corpo.

Piano piano osservammo il suo corpo stringersi, molto lentamente ma sembrava che il vino bianco stesse funzionando.

Sorridevamo e le promisi di farla uscire subito dall’appartamento una volta tornata piccola. Doveva solo promettermi di non iniziare a sbattere contro i vetri fino a trovare la giusta uscita.

La sua trasformazione durò un’ora e alla fine riuscii a prenderla in mano: non era il momento di fare la schizzinosa. Era ancora grande come la mia mano, riempiva tutto il palmo, ma sentivo le zampe abbandonare lentamente i bordi.

Andai alla finestra e l’aprii: l’aria fresca della notte mi fece capire quanta puzza vi fosse in quel momento in casa.

“Prenditi cura delle tue uova, sarai una brava madre. E’ stato bello parlare con te, però spero che nessuna delle due abbia più un’avventura come questa” le sorrisi e alzai il braccio fuori dalla finestra.

La mosca era tornata alla sua dimensione effettiva ma non se ne andava.

Guardai come mai e mi si strinse il cuore: era sdraiata su un fianco e sentivo un piccolo respiro.

“Bzz… grazie… Bzz” furono le ultime cose che sentii, poi vidi le ali appoggiarsi a me e le zampe cedere del tutto.

Rimasi senza parole a fissare quel piccolo corpicino per qualche minuto, provando poi a muoverlo col dito: non vi fu nessuna reazione.

“No dai, non dopo quello che abbiamo passato” singhiozzai.

Se non ero morta io dopo che mi era uscita dal corpo come poteva lasciarmi lei per essersi rimpicciolita? Corsi con la mano aperta alla bottiglia di rosso che avevo lasciato sul tavolo della cucina e vi guardai dentro: sul fondo vi era ancora qualche goccia. Delicatamente vi feci scivolare la mosca, sperando si riprendesse e tornasse abbastanza grande da star bene.

Non successe nulla e così tornai a letto distrutta, ignorando lo sporco che regnava ovunque.

La mattina dopo mi alzai completamente dolorante. La testa era pesante e mi sentivo le labbra piene di tagli ma quando mi alzi a guardai intorno tutto era perfettamente a posto, vi era profumo in casa, tappeti e muri non macchiati di sangue.

‘Che strano sogno realistico ho fatto’ pensai non riuscendo a realizzare che tutto quello passato la notte precedente non fosse reale.

Quando arrivai in cucina vidi la bottiglia di rosso: corsi a vedere se all’interno vi fosse la mosca.

Era lì, morta, stesa sul liquido.

Era grande quanto tutto il fondo della bottiglia.

Serie: L'ultima bevuta


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Discussioni

  1. Un racconto molto ben costruito. Ad un certo punto, proseguendo nella lettura della seconda parte, avevo trovato il dialogo tra la mosca e la protagonista un po’ fine a se stesso, a tratti un po’ troppo gentile, quasi “infantile”, se mi lasci passare questo termine, rispetto al modo in cui avevi gestito la prima parte del racconto. Poi leggendo la chiusa finale che riassorbe la cruenza delle eventi e la leggerezza di quel dialogo all’interno di un “potenziale” sogno, il tutto risulta molto più equilibrato. I sogni sono bislacchi e all’interno di essi i personaggi e le creature che li “attraversano” possono assumere i comportamenti più bizzarri, dimenticare il dolore, ritrovarsi in dialoghi surreali a tratti piacevoli. È stato un finale azzeccato. Anche l’idea è molto originale, hai ripreso un insetto molto ricorrente nei racconti horror e fantastici, la mosca, e l’hai reso protagonista di un qualcosa di nuovo. Molto grazioso. Complimenti.

    1. Ti ringrazio per la recensione e non volevo che la mosca fosse una cattiva. In realtà mentre scrivevo mi sono ritrovata a capire che in questo racconto non vi sono buoni o cattivi, per una volta son voluta rimanere leggera, diciamo, e dare al “mostro” un’altra prospettiva

  2. Complimenti Sara! Un racconto tanto ‘disgustoso’ quanto piacevole e scorrevole nella lettura. Anche molto originale! Ho ripensato a ‘La mosca’ di Cronenberg, ma anche ad ‘Alice nel Paese delle Meraviglie’ con il vino, in questo caso, che fa crescere o rimpicciolire. Mi è venuto in mente anche The acid house di McGuigan. Insomma, leggendoti la mia fantasia è volata e questo è sicuramente un bene: tenere il lettore aggrappato che, mentre legge, si diverte parecchio!
    Non ricordo se tu ti sia prima d’ora cimentata in questo genere. Devo dire, però, che ti riesce bene. Potresti continuare 🙂

    1. Mi fa piacere ti sia piaciuto! Mentre lo scrivevo non avevo pensati a tutte queste cose, quindi grazie a te per avermele fatte notare. Può essere un caso come un lavoro dell’inconscio. Come genere vi ho provato poche volte, sicuramente continuerò a sperimentare, soprattutto perché sono in un periodo in cui ho voglia di rimanere leggera ma vicino all’horror. Vedremo cosa ne spunterà fuori