L’uomo del mare
Linda aveva negli occhi l’ardore di vivere, la speranza di desiderare, la poesia del vedere e aveva vent’anni.
Era una personcina minuta, sottile, dai capelli castani e un viso di cui la dolcezza rifletteva intatte le espressioni possibili. Si perdeva tra i libri, danzava tra i corridoi delle biblioteche deserte e lasciava volteggiare le sue ciocche scomposte e i tussuti leggeri dei suoi abiti, sentiva nel cuore la musicalità delle parole scritte e la vita era una mancata avventura.
Non era come le altre ragazze, aveva la capacità di essere diversa, non convenzionale. Respirava le nebbie dei ricordi e ci si perdeva per ore e per altre ancora poteva vedere nella vita degli altri le rotte del destino e dunque fu così quando un giorno in quel volteggiare silenzioso fu scoperta.
Il suo cuore accelerò nel battito assecondando un ritmo decisamente country e le guance arrossirono come due mele, il suo corpo conquistò l’immediata immobilità di uno svelato imbarazzo e i lunghi capelli di colpo frustrarono le spalle. Davanti a lei come emerso dal nulla un ragazzo la osservava silenzioso, senza l’ombra di stupidi sorrisi, c’era solo il suo sguardo blu profondo ed in quello Lidia viaggiò lungo un lunghissimo tunnel oscuro che riversò la sua attenzione in un mare in tempesta e un vascello in balia delle onde e di un vento furioso e traditore.
Cadde in acqua e si sentì soffocare, sentì quasi il suo essere morire, inghiottito dalle profondità e poi lì dove tutto sembrava quiete sotto il delirio folle di una donna pazza che si era gettata in quel mare scuro, assordata dallo sciabordio lontano delle acque, qualcuno ne afferrò la vita e fu tirata verso la superficie, verso il cielo, respirò a pieni polmoni e il petto quasi le scoppiò nel fiato che ridava senso a quell’annaspare. Tra i flutti violenti dell’acqua salmastra, tra la violenza della natura. Fu tirata su quel vascello e sentì qualcuno dire – “Questa donna è pazza”- e qualcun’altro asserire -“delirava prima di buttarsi in mare”- e poi ancora – “forse è ubriaca!”-
Tossì disperatamente e riprese aria, la paura la paralizzava completamente mentre i brividi di freddo e di terrore scuotevano l’intero corpo.
Lidia non capiva, non era pazza, non aveva delirato, era solo caduta maldestralmente in un sogno e quando riaprì gli occhi, questi si posarono sul suo salvatore, ancora in quella biblioteca, ancora lì a fissarla, ancora a salvarla quando cercò di scuoterla dalla sua immobilità. Eccolo li l’uomo del mare, il più grande navigatore esistito in tempi lontani, avvolto nel misterioso silenzio di ciò che è eterno, a catturare e carezzare ancora il suo cuore senza muovere veramente un atto di volontà, lì come sempre e ogni volta nel percorrere delle ere.
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