Magica EsOttica

Michele Lombardo, l’uomo seduto sulla sedia da regista, continuava a fumare. Aveva consumato un pacchetto intero di Lucky Strike e stava per cominciare il secondo pacchetto. La buona riuscita dello spot che avrebbe dovuto girare in quei giorni, poteva essere determinante per la sua attività, per poter rientrare nel giro, incassare, trovare un buon produttore e fare, finalmente, il film che tanto sognava da quando aveva vent’anni ed era stato l’aiuto regista di Michele Placido.

Le cose, però, ultimamente, giravano male. La ruota della fortuna era fuori uso: storta, bucata e consumata.

Per girare la scena pubblicitaria di un famoso marchio di occhiali aveva deciso di strafare. Il modesto budget a disposizione e qualche pubblicità occulta che aveva pensato di inserire, senza dare troppo nell’occhio – tra un’ inquadratura e l’altra degli occhiali – non erano sufficienti a coprire tutte le spese. Aveva dovuto vendere anche il prezioso Rolex regalato da una famosa attrice, quando era stato ospite in casa sua per una notte al verde, passata in bianco, in un grigio passato ormai lontano. Aveva venduto anche la catena d’oro che portava al collo da una vita. Gli era costata cara: uno schiaffo dal vescovo, una predica supplementare dal prete e un paio di calci dal padre, perché, dopo la cerimonia della cresima, con le scarpe lucide e i pantaloni nuovi, era andato a giocare a calcetto con i ragazzi dell’oratorio; mentre i padrini con tutti i parenti lo aspettavano in casa per la festa.

Nonostante i suoi sforzi, Michele non era ancora certo di poter pagare l’intero staff, reclutato per realizzare quel video di un minuto, come se fosse stato un Colossal di quattro ore, della Century Fox.

Come testimonial dello spot si era rivolto a uno dei volti più noti e più dotati di carisma, del panorama cinematografico e televisivo. Un grande influencer: il mitico George Clooney; il quale, naturalmente, aveva rifiutato.

Michele aveva pensato che gli fosse andato di traverso il nome dell’isola e soprattutto la zona in cui avrebbero girato la scena. Troppi ricordi da cancellare, aveva pensato il regista; evitando di sottovalutare se stesso, per il nome poco conosciuto, o per le credenziali.

Subito dopo, per vie traverse, era riuscito a contattare un altro volto noto, non solo del cinema, ma anche per la pubblicità della bevanda calda più amata dagli italiani. Un altro attore americano divenuto famoso negli anni 90 con un film di grande successo della Metro-Goldwyn-Mayer. Un film cult interpretato dalla grande Susan Sarandon e dalla brava Geena Davis, nel ruolo di Thelma e Louise. L’attore in questione, ossia Brad Pitt, aveva risposto I don’t know, maybe troppe volte; finché Michele aveva capito che neppure Brad – sex symbol degli anni novanta – nonostante fosse quasi un sixty year hold – aveva alcuna intenzione di prestare la sua faccia per pochi spicci.

Michele era rimasto deluso, ma dopo pochi giorni ci aveva provato con Leonardo di Caprio e, come in una partita a carte da iellato patentato, aveva perso: l’attore italo-americano, ormai fuori forma, gli aveva risposto picche.

Infine aveva seguito il consiglio dell’operatore addetto alle riprese, residente nella zona meridionale dell’isola, che gli aveva suggerito di fare dei provini a persone del posto. Lui ne conosceva tante, con esperienza di attori-comparse, per il cinema e la televisione.

Dopo aver fumato l’intero pacchetto di Lucky Strike, Michele aveva già visto e scartato un centinaio di aspiranti a quel ruolo di turista in vacanza, sotto i raggi solari dell’isola, con le “Magiche lenti EsOttica”.

Infine si era presentato un tipo spavaldo, con la faccia da schiaffi. Un presuntuoso senza arte, né parte. Un poveraccio che vantava un curriculum con numerose partecipazioni a grandi opere liriche allestite nell’anfiteatro romano di Cagliari. Una di quelle inclusioni di massa per disperati in cerca di gloria, di visibilità o di una misera offerta in denaro – aveva pensato Michele.

Lo sbruffone indossava un paio di occhiali da sole; durante il colloquio preliminare, non aveva avuto la decenza di levarseli, limitandosi a spostare una ciocca di capelli dalla fronte, con un atteggiamento altezzoso da vip del cinema, come se davanti a lui ci fosse una marea di fotografi e uno stuolo di ammiratori fanatici che lo acclamavano per un autografo.

Michele, un po’ per stanchezza e un po’ perché aveva lo sguardo allenato a individuare i tipi strani più adatti al ruolo, gli aveva detto okay, ci vediamo domani alle dieci.

Era sicuro che, pur di farsene un vanto con amici, parenti e conoscenti, quel tipo – un certo ‘Fisietto di Pirri, noto Johnny Depp  – avrebbe interpretato la parte per una manciata di euro. La forte cadenza dialettale non sarebbe stata un problema. Avrebbe risolto con una voce fuori campo.

C’era, però, un altro problema ancora irrisolto. La vettura scelta per girare lo spot non era ancora disponibile. Avevano chiamato tutte le autonoleggio della zona. Nessuna disponeva di una macchina sportiva del tipo richiesto per le riprese, programmate sulla strada panoramica con vista sul mare. Dopo aver postato l’annuncio su celhò.it qualcuno aveva chiamato per dire che l’automobile sportiva decappottabile di cui avevano bisogno, potevano averla quasi subito. Il tempo di lucidarla e trasferirla dal sud, fino alla località a nord dell’isola, in cui avrebbero girato lo spot.

L’aiuto scenografo era andato a recuperarla appena li avevano avvisati che l’auto era pronta per essere consegnata. Conosceva bene la strada, essendo nato e cresciuto a Villaputzu, un paese situato sulla costa meridionale dell’isola. Si era trasferito a Milano da pochi mesi, per imparare l’arte dello scenografo dal fratello maggiore.

L’appuntamento era stato fissato in uno degli autogrill sulla strada statale 131. Erano già passate diciotto ore da quando l’uomo era partito con l’autobus di linea e ancora non avevano ricevuto alcuna notizia.

Michele aveva cominciato a sbraitare contro tutti, a cominciare dalla costumista, che aveva scelto una camicia hawaiana con fiori rosa e non fucsia. Aveva insultato il tecnico del suono dicendogli che era più suonato dei campanacci che si sentivano, tra i belati, in lontananza. Non riusciva a mixare il giusto sound da usare come sottofondo alla scena del giro panoramico sull’auto sportiva.

Infine, Michele, si era sfogato col suo amico scenografo. Aveva deciso di dargli un’opportunità, consentendogli di lavorare insieme a quello spot, dopo l’ennesimo sfratto da un seminterrato squallido e tetro. Quel disgraziato non aveva soldi neanche per pagarsi un posto letto in un ostello. Michele sapeva cosa si prova in quelle circostanze: sperava di poter risollevare la sorte di entrambi.

In quel momento, però, lo stava accusando di tutto, anche della perturbazione atmosferica che stava per abbattersi sull’isola, rischiando di far saltare le riprese di altre 24 ore. Le spese di produzione sarebbero aumentate, comprese quelle per il noleggio dell’auto.

L’accusa maggiore di Michele verso l’amico scenografo era di aver insistito tanto nel voler utilizzare una macchina sportiva così rara, in quell’angolo di mondo tanto decantato per il mare, che il malumore gli faceva sembrare, a tratti, più misero e desolato, di certe zone semi desertiche dell’Africa.

Possibile che suo fratello, che stava con lui solo per fare pratica, non fosse ancora tornato e non avesse ancora chiamato o inviato un SMS o un messaggio vocale, o soltanto un pollice in su o un pollice in giù, su WhatsApp.

Michele era sull’orlo di una crisi di nervi. Se avesse fallito nella realizzazione di quello spot, sarebbe stato costretto ad accettare la proposta di suo cognato: vendere aspirapolveri della “Gnometto”, porta a porta.

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Discussioni

  1. Leggendo questo racconto, qualcosa risuonava insistente: parecchi indizi, inseriti ad arte, mi hanno ricordato un certo pover’uomo svenuto sul sedile posteriore di una porche. Certo che anche Michele ha le sue gatte da pelare!

    1. Ciao Micol, questo povero regista ha qualche difficolta` a realizzare i suoi progetti, sia quelli piu` grandiosi che quelli piu` modesti. Un altro perdente, come tanti altri personaggi di questa storia e come succede normalmente nella vita reale. Il successo, la fama, la gloria sono per una minoranza che viene celebrata e osannata fin troppo; spesso anche piu` di quanto meriti.
      La macchina noleggiata e` un indizio preciso. Resta un dubbio: chi e perche` ha utilizzato proprio quella.

  2. Inizialmente ho creduto che fosse un racconto nuovo, poi, inoltrandomi nella lettura, mi si presentavano indizi e tasselli con riferimenti alla tua serie. Alla fine, ecco svelato il gioco. Bravissima Maria Luisa, come sempre. Ottimo stile narrativo e descrittivo. La trama originale. Mi è piaciuta particolarmente l’ambientazione e, devo ammettere, anche la carrellata di attori maschili. Un bell’immaginare!

    1. Ciao Cristiana, il tuo commento, anche stavolta, mi e` di gran conforto. Non sono mai abbastanza sicura di riuscire nel mio intento di essere chiara, pur lasciando qualcosa in sospeso nella trama, fino all’ ultimo brano che dovrebbe essere il decimo. Sono andata molto a rilento, con questi ultimi sette racconti, per vari motivi, compresa la necessita` di inventarmi situazioni diverse da quelle descritte nei miei racconti precedenti.
      Ti ringrazio di cuore e ti auguro una bella giornata.😘

  3. Eh, cara Maria Luisa, me lo vedevo arrivare il bolide rosa…. Davvero delizioso, e come sai fare molto bene ci lasci lì, appesi al finale non finale, aspettando quel che verrà, forse, chissà. Un abbraccio
    PS) ma… verrà, vero?

    1. Ciao Nyam, tra qualche giorno dovrei pubblicare il settimo racconto. Il mistero dell’ auto rubata dovrebbe diventare un po’ piu` chiaro. Spero di riuscire a farlo senza tediare nessuno.
      A presto. Grazie per la tua preziosa partecipazione attiva.

  4. Bello come hai descritto con dovizia di particolari tutta la preparazione di un “semplice spot”. Non posso negare di essermi piegato in due dalle risate al nome “Fisietto di Pirri” soprattutto perché posso ben immaginare la cadenza e l’atteggio del “noto Johnny Depp”. Mi hai fatto poi pensare alla pubblicità dell’Ichnusa dove si contrappone la Sardegna con immagini spettacolari alla cultura pop americana di moda. Spero ci sia un seguito a questo racconto!

    1. Grazie Carlo, ti giuro che speravo tanto di farti sorridere con “Fisietto di Pirri”. Ti svelo che il prossimo racconto l ‘ ho gia` abbozzato. E se rifletti sulla macchina sportiva che il regista sta aspettando, puoi immaginare gia` qualcosa che riguarda i precedenti episodi di “Ginetta la vendetta”.
      Ciao Carlo, un abbraccio.

    1. Grazie Giglio, questo e` un racconto che puo` essere letto come una storia a se`; oppure come episodio di una serie iniziata con il racconto che ha per titolo “Ginetta la vendetta”. E` una sorta di piccolo, modesto giallo, che definirei giallo canarino. Ti invito a leggerlo, quando vorrai, se sei curioso di leggere la storia per intero, che non ho ancora concluso.
      Mi piacerebbe avere un parere ed eventuali suggerimenti.
      Ciao, a presto.