Mamma ho perso il Frecciabianca

Cutrofiano, provincia di Lecce.

Pasquale è un ventitrenne che vive di lavoretti saltuari e di ripiego, e per questo motivo abita ancora coi genitori.

Il suo sogno è quello di sfondare nel mondo dello spettacolo: ha pure frequentato una scuola di recitazione a Bari al cui esame conclusivo è stato fragorosamente bocciato, ma che gli ha permesso di conoscere Graziella, la sua attuale dolce metà.

Pasquale non è mai stato al Nord, ma a metà dicembre del 2017 riceve un whatsapp da suo cugino Lauro che fa il designer d’interni a Milano, e che lo invita a trascorrere da lui il periodo tra Santo Stefano e l’Epifania.

Pasquale non sta nella pelle, e dopo aver passato il Natale in famiglia prepara armi e bagagli e parte alle cinque di mattina del 27 dicembre dalla stazione di Lecce con un vecchio intercity a scompartimenti.

Il viaggio, per lui che non ha quasi mai messo il naso fuori dalla propria regione, è estenuante ma ricco di emozioni che si accavallano e vengono sputate fuori come da un caleidoscopio.

Il convoglio sferraglia costeggiando il mare Adriatico…gli Abruzzi, le Marche, la Riviera Romagnola.

“Che mi sono perso…” pensa Pasquale guardando fuori dal finestrino con l’eccitazione di un bambino al primo giorno delle elementari.

Lauro lo accoglie alla stazione centrale di Milano nel tardo pomeriggio, quando ormai è già buio, e lo accompagna con il metrò fino a casa sua, al quattordicesimo piano di un edificio popolare nel quartiere di Cascina Gobba.

Un designer d’interni che deve ancora affermarsi del tutto, si può dire…

Ad ogni modo il giorno seguente Lauro inizia a fare da cicerone a Pasquale accompagnandolo in centro città, nel cuore pulsante della capitale della moda.

I due vanno a visitare il Duomo, via Monte Napoleone, Via Della Spiga, Parco Sempione, Castello Sforzesco, il City Life.

Incrociano anche diversi personaggi noti tra cui Roberto Vecchioni, Elenoire Casalegno, il calciatore Samir Handanovic.

Ma soprattutto, a Pasquale che sgrana di continuo gli occhioni pare di stare nel paese dei balocchi, e le sue mani iniziano un po’ a bucarsi in quelle vie dedicate a fatuità e lusso sfrenato.

Acquista pure una fedina d’oro di Fendi, per la verità piuttosto kitsch, per la fidanzata Graziella.

Ed è soltanto l’inizio.

La notte di Capodanno dopo avere fatto un’indigestione di cassoeula a casa, i due la passano in una discoteca esclusiva dove si entra ad inviti ma dove ogni consumazione costa 40 euro e vengono pelati pure sui bicchieri d’acqua.

Il 1 Gennaio Lauro fa una sorpresa a Pasquale e lo porta a mangiare da Cracco, e via altri soldi.

Il 2 Gennaio approfittando di una settimana di bel tempo e temperature miti, Pasquale assieme a Lauro e alla sua fidanzata vanno a Varenna e poi fanno un giro completo del Lago di Como sul battello.

il 3 Gennaio, dato il successo della gita del giorno prima, vanno sul lago Maggiore, e il 4 Gennaio vanno a Lugano in Svizzera.

Non si fanno mancare nulla.

E il 5 Gennaio, il giorno prima della partenza di Pasquale, vanno a vedere un musical in prima fila agli Arcimboldi e poi si sbronzano come se non ci fosse un domani sui Navigli.

Arrivano a casa che sono devastati dall’alcool e dal tariffario del taxista.

Lauro saluta Pasquale perchè la mattina dovrà alzarsi prestissimo e andare alla Malpensa dove ha un volo per Miami assieme alla sua compagna.

Pasquale ha qualche ora in più a disposizione per poltrire beato e smaltire tutte quelle schifezze in circolo, ma si dimentica di mettere la sveglia.

Così alle dieci di mattina Pasquale si alza da solo, e con una testa pesante tre tonnellate guarda l’orologio e gli prende un colpo: è tardissimo, il suo treno parte tra ventiquattro minuti.

Prende un taxi e lo paga uno sproposito, ma a nulla serve: quando arriva in stazione, il suo Frecciabianca diretto a Lecce è già partito da un quarto d’ora abbondante.

Pasquale sudato come una manza va a consultare l’orario dei treni successivi, e quando ha trovato quello giusto si reca in biglietteria.

Al momento di pagare però sbianca, accorgendosi di avere sforato con la carta di credito e di non avere più un quattrino sul conto.

Disperato, chiama al telefono suo cugino Lauro dimenticandosi che sta già ronfando sereno a 11.000 metri sopra di lui.

Allora, con un’andatura da cane bastonato e senza un soldo in tasca se non qualche spiccio per il caffè e per i mezzi pubblici, Pasquale torna nella zona Navigli dove la sera prima aveva gozzovigliato senza dignità alcuna.

E non sapendo che fare si mette a raccattare le cartacce, le lattine, le bottigliette e le cicche di sigaretta presenti ancora in grande quantità per terra.

Ed è lì che le cose per lui inaspettatamente svoltano.

Il caso vuole che alcuni operatori ecologici passino di lì e notino il suo talento.

Proponendogli un contratto di somministrazione lavoro nel loro progetto “Pulisci Milano”.

E l’altra sua fortuna è che è ancora in possesso delle chiavi dell’appartamento del cugino Lauro, essendo andato via lui per ultimo.

Dunque un tetto sopra la testa ce l’ha.

Anzi, avrebbe una famiglia di pakistani con otto bambini che fanno un chiasso inenarrabile, ma questi sono dettagli.

Pasquale è ligio al proprio dovere, e poco alla volta si ambienta nella grande metropoli lombarda.

Lauro torna da Miami, ma ormai Pasquale è indipendente e ha trovato un seminterrato in via Ascanio Sforza, proprio a due passi dai Navigli.

Ha come coinquilina la bresciana Elisa, che studia architettura.

Tra i due nasce subito una simpatia, che diventa qualcosa di decisamente più forte con il passare del tempo.

E sappiamo che quando un uomo e una donna…dai che ti ridai…specialmente se già vivono assieme…

Elisa scopre di aspettare un bambino.

E durante la gestazione, suo fratello che fa l’imprenditore propone a Pasquale di aprire un ristorante assieme.

Lo chiamano “Il Polenterrone”, ironizzando sulle loro origini.

La specialità? I lampascioni salentini.

I milanesi li scoprono e ne vanno matti.

grazie al gas da essi prodotto, le persone iniziano a lievitare come mongolfiere, potendo finalmente lasciare la città almeno per un pomeriggio, e godersi le campagne e i laghi circostanti.

Col patrocinio della Regione anche questo diventa un businness e nasce il progetto Guarda Milano.

Ma stavolta guardare e non toccare, eh!

Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. È un racconto davvero curioso, quasi al limite del grottesco. Sai cosa mi è venuto in mente leggendolo? Quelle strisce di fumetti che comparivano sui giornaletti quando io ero piccola e tu, quindi, evidentemente non ancora nato. Tipo ‘Il giornalino dei piccoli’ e, in particolare ‘Le avventure del Signor Bonaventura’. Brevi, simpatiche e divertenti, un po’ come il tuo stile con quelle frasi quasi tagliate e la fretta e il desiderio di voler passare subito alla successiva. Non so se sia davvero la tua forma di scrittura, oppure un voler trovare lo stile adatto per questo particolare racconto. In ogni caso, l’ho trovato fresco e, come dire, una piccola novità qui sulla piattaforma.

    1. Beh oddio, io i quaranta li ho superati, signor Bonaventura o no 😀
      Comunque ti ringrazio per averlo apprezzato; il mio stile grossomodo è questo, ritmi frenetici e giochi di parole, doppi sensi, eccetera.
      Mi piace essere grottesco, surreale, sgangherato, e se risulto anche divertente vuol dire che ho fatto davvero centro.
      A volte so essere anche più introspettivo, quando ho la giusta ispirazione.
      Ho sempre e comunque scritto cose brevi, che come da regolamento non riproporrò qui dentro se le ho già pubblicate altrove. Non mi sono mai cimentato in qualcosa di più lungo e articolato, ma in futuro chissà…Grazie Cristiana!